Se avete già giocato ad un videogames, allora saprete quanto è facile dedicargli tempo. Ma quali sono i meccanismi che ci inchiodano davanti allo schermo?
Dal più semplice Dooors, ad un più strutturato Skyrim, ogni gioco se “prende” potrebbe tenerci incollati alla console per diverse ore, basti guardare quando non ci si accorge di quanto tempo si trascorre giocando. Ma come mai ciò è possibile? Quali sono le caratteristiche attrattive dei videogames? E cosa hanno in più rispetto ad altre attività simili quali il gioco all’aperto, la lettura, ecc.?
LE CARATTERISTICHE DEL MEDIUM – Un primo punto da evidenziare, in termini di attrattività dei videogiochi, riguarda il tipo di medium che viene utilizzato nel gioco video-ludico. La console infatti, offre al videogiocatori stimolazioni sensoriali che nessun’altro tipo di medium di uso comune è in grado di garantire. Essa invia informazioni di tipo visivo (l’immagine del gioco), auditivo (i suoni e le colonne sonore) e tal volta tattile (manopola che vibra o altro). Questa sinergia di codici, detta architettura intermodale rende la codifica delle informazioni molto più stimolante e coinvolgente. Tale codifica aiuta ad aumentare il senso di presenza del soggetto nel gioco. Quest’ultimo, è un altro punto forte delle console, le quali per mezzo della stimolazione multisensoriale e della possibilità di azione sull’ambiente virtuale circostante, mettono il soggetto in condizione di vivere una vera e propria esperienza virtuale. L’alta similarità dell’esperienza con la realtà, con l’aggiunta di alcuni contenuti piacevoli per l’utente, rendono questo tipo di tecnologia molto attrattiva.
VIDEOGIOCHI E BISOGNI – Ricollegandomi all’ultima riga del paragrafo precedente, vorrei approfondire il tema dei contenuti. Quando mi riferisco ad essi non parlo semplicemente di temi piacevoli, ma bensì di veri e propri soddisfattori di bisogni psicologici. È probabile che siano proprio questi bisogni a orientare i soggetti nelle scelte dei videogames. Secondo diverse teorie psicologiche infatti, tra cui quella più famosa di Maslow, gli esseri umani avrebbero dei bisogni psicologici da soddisfare per poter vivere al meglio. Riprendendo quest’autore le categorie che evidenzia sono cinque: bisogni fisiologici, di sicurezza, di appartenenza, di stima e di autorealizzazione (in ordine di importanza). Considerando gli effetti dei videogames, possiamo notare come essi possano rispondere come minimo alle ultime tre categorie. Un videogioco infatti può garantire affiliazione, in quanto dotato di una componente sociale (soprattutto attraverso all’on-line), può favorire l’incremento della stima propria e altrui, attraverso ai successi che un utente può conseguire, e può garantire autorealizzazione, intesa come avvicinamento al proprio prototipo valoriale.
UNA REALTÀ PRIVA DI CONSEGUENZE – Un altro punto da non sottovalutare, riguarda le regole base dei videogames: un utente può fallire e ritentare e, qualora dovesse fallire, non ha responsabilità a riguardo. Insomma il soggetto non deve preoccuparsi delle questioni più rilevanti e ansiose per la propria esistenza: la sua vita e le conseguenze delle sue azioni. Questo gli consente di sfogare senza problemi i suoi desideri più irrealizzabili senza nuocere a nessuno. Tale dimensione di sperimentazione dell’impossibile consente all’utente di sfogarsi in una realtà in cui farlo non comporta conseguenze, innalzando conseguentemente la soglia di gradimento.
IL PROSSIMO PASSO? – Visto il discorso fatto fin’ora pare scontato sottolineare come il prossimo passo nell’evoluzione dei videogiochi sarà presumibilmente il mondo della realtà simulata, una tecnologia in grado di emulare totalmente la realtà, immergendoci direttamente l’utente. Un simile approccio consentirebbe di ottimizzare i benefici già citati dei videogiochi quali l’apprendimento, la memorizzazione, eccetera. Tale tecnologia esiste già e l’approfondiremo meglio dei prossimi articoli. Il passo insomma, non sembra poi così lungo.