Efficacia comunicativa: la giocabilità

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Giocabilità è un termine con cui ogni giocatore ha una certa famigliarità e di cui tutti abbiamo parlato prima o poi considerandolo uno dei parametri su cui si valuta il successo di un videogioco. Alla base della giocabilità sta l’efficacia comunicativa, definita come la possibilità da parte del ricevente del messaggio contenuto nell’artefatto, di cogliere facilmente le intenzioni comunicative del creatore stesso di messaggio e/o artefatto. In pratica tanto più velocemente e univocamente, rispetto alle intenzioni del creatore, viene interpretato l’artefatto, maggiori sono le probabilità che questo trasmetta, in modo ottimale, le informazioni per cui è stato pensato.

Nei videogiochi si parla di gerarchia intenzionale a testimonianza di come la giocabilità sia un costrutto complesso: è importante spiegare come le intenzioni dei creatori del titolo siano strutturate per priorità e per complessità, questo significa che alcune intenzioni sono implicite e spesso mascherate da altre esplicite e/o strumentali (es. molti giochi studiati per i bambini hanno l’intenzione di educare

[implicita], ma questo stesso scopo può essere raggiunto attraverso diverse strategie, dal divertimento alla persuasione [esplicita]). Spesso inoltre una dimensione intenzionale si fonde con un’altra permettendo da una parte la comprensione di suddetta complessità e dall’altra la gestione di questa stessa gerarchia in funzione dei propri scopi, coordinando così la propria azione rispetto alle intenzioni che il giocatore attribuisce al gioco attraverso il processo di reintenzionalizzazione.giocab2

Questo processo è immaginabile come una sovrapposizione, parziale o completa, delle intenzioni del giocatore rispetto a quelle dei creatori del titolo, maggiore è questa sovrapposizione e maggiore sarà l’efficacia comunicativa, in termini generici, e quindi nello specifico dei videogiochi, la comprensione e l’adattamento alla realtà virtuale che si configura nella giocabilità e che viene percepita direttamente da parte dell’utente.

Da questo punto di partenza è facile immaginare la correlazione che esiste tra la creazione di un artefatto come il videogame, la sua efficacia comunicativa (e conseguente giocabilità) e la sua diffusione tra i videogiocatori. Inoltre motiva come, giocando allo stesso titolo, alcuni giocatori riescano ad interpretarlo meglio di altri, arrivando spesso a risultati migliori, più soddisfacenti e più continui nel tempo. L’interpretazione (che è parte del processo di reintenzionalizzazione di cui sopra) è un processo graduale che porta il giocatore ad aumentare il proprio senso di presenza nell’attività che sta svolgendo e quindi il proprio coinvolgimento posizionandosi tra le attività previste dai programmatori del gioco e quelle che l’utente coglie come possibili.

I videogiochi, a differenza di molti degli artefatti comunicativi, hanno la caratteristica di avere un feedback immediato e standardizzato (successo/fallimento) con cui il giocatore può confrontarsi e che è lo stesso per tutti gli utenti: questa standardizzazione del rinforzo e delle modalità di gioco permette un avvicinamento progressivo al contenuto intenzionale indipendentemente dal livello di esperienza da cui parte il giocatore (anche se un giocatore effettua una reintenzionalizzazione più efficiente di un altro, entrambi si muovono nella stessa direzione verso l’intenzioni dei creatori del titolo, permettendo un confronto tra l’uno e l’altro in un contesto, ad esempio, di gioco online).

 

 

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