Tra decisioni e rimpianti: la psicologia di Mass Effect

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Mass Effect è uno dei giochi in cui la componente decisionale ha maggior influenza sulla cornice contestuale. I nostri umori, i nostri valori e le nostre credenze influenzano la nostra scelta inerente a ciò che sarà del futuro della galassia. Tale meccanismo di scelta però comprende l’esclusione di altre opzioni contemplabili. La nostra mente come reagisce a quest’ultimo fatto?

Vi siete mai domandati che influenza hanno le vostre scelte sull’ambiente? Probabilmente sì, ma come la vostra mente gestisce le conseguenze di esse ve lo siete mai chiesto? Questo secondo quesito scommetto che ve lo siete posti con meno frequenza. Oggi con l’aiuto di Mass Effect e di Maria Vannini, una nostra affezionatissima PsyGamer che ci ha inviato la sua tesina che tratta proprio quest’argomento in relazione al gioco, cercheremo di far luce su questo argomento.

SCELTE ATTESE E SCELTE REALI – Prima di approfondire i correlati psicologici del gioco, andiamo ad analizzare come le persone affrontano le scelte. O meglio, come la mente delle persone reagisce di fronte alle conseguenze delle scelte effettuate. Già perché per quanto riguarda il selezionare un’opzione piuttosto che un altro gli individui fanno riferimento a moltissime variabili differenti, come il contesto, la cultura, i valori ecc. Per quanto riguarda l’analisi delle conseguenze invece, i fattori da considerare sono altri. In sostanza, la mente quando opera una decisione lo fa in considerazione di aspettative, aspettative che però talvolta possono non essere rispettate. È lì che ci si rende conto di aver preso una decisione sbagliata, cadendo quindi in dissonanza cognitiva. Questo fenomeno, teorizzato per la prima volta Festinger nel 1957, si riferisce ad un autopercezione di uno stato di disarmonia mentale correlato ad uno stimolo. In pratica la nostra mente cerca costantemente di mantenere in armonia le componenti cognitive, emotive e valoriali che influenzano il nostro pensiero. Quest’operazione però non è sempre possibile e, come nel caso delle scelte sbagliate, quando non si concretizza, compare uno stato di malessere correlato a ciò che è accaduto. Tale stato può essere mediato e risolto da diverse componenti, come ad esempio l’autostima.  Per cui risulta chiaro come prendere decisioni che non hanno effetti analoghi alle nostre aspettative può indurre la nostra mente in uno stato di incoerenza, dunque come si relaziona essa alle scelte che prendiamo in videogiochi come Mass Effect, dove spesso la realtà si dimostra differente dalla nostra immaginazione?

UN PICCOLO ESPERIMENTO – Per poter fare considerazioni sulle scelte che gli utenti operano nel gioco però, ci servirebbero delle rilevazioni. Fortunatamente la nostra sopraccitata lettrice, nelle vesti di una ricercatrice in erba, ha pensato anche a questo, somministrando un questionario inerente alle decisioni prese nel gioco ad un campione non rappresentativo di persone. Chiaramente questo piccolo esperimento non può essere considerato scientificamente valido, ma è un buon punto da cui partire per fare alcune considerazioni sul gioco.  Principalmente ci concentreremo sulla analisi della scelta finale, quella che influenzerebbe maggiormente la galassia digitale del gioco. Sostanzialmente le possibilità di scelta sono quattro, ma per non complicare troppo il discorso, terremo conto solo delle tre che seguono:

  • Distruzione: distruggere tutti i sintetici (robot), compresi i Razziatori (antagonisiti del gioco) cosi che la galassia sia temporaneamente salva. Dico temporaneamente perché lasciando in vita le creature organiche intelligenti, queste ricostruiranno degli altri robot che in futuro diventeranno intelligenti e distruggeranno comunque la galassia. Tuttavia questa scelta è l’unica che consente all’avatar protagonista di sopravvivere.
  • Sintesi: Questa scelta, mediante il sacrificio del protagonista, consente la sopravvivenza sia entrambe le specie (sintetiche e organiche) e permette la loro trasformazione in maniera che le due riescano a convivere in pace. Essa impone però una modifica genetica in entrambe le specie.
  • Controllo: Il protagonista si fonde con gli organismi sintetici assumendone il controllo. Ciò permette di preservare entrambe le razze senza arrogarsi il diritto di modificarle geneticamente, inoltre c’è una forte probabilità che queste inizino a convivere pacificamente.

Ora, per quanto rilevato dai sondaggi, il 73% ha effettuato la prima scelta, il 27% la seconda e lo 0% la terza. Voi che avreste fatto?

E LA DISSONANZA? – Preso atto di tali risultati non possiamo non notare come questi causino per forza dissonanza cognitiva. Il soggetto, o meglio la sua mente, non vince mai, ogni scelta impone una perdita. Dunque la dissonanza è inevitabile. Anche perché la ciurma del protagonista comprende anche esseri sintetici. Ciò pone di fronte al dilemma “sacrificio o uccisione di persone care”. In ogni caso si perdono dei soggetti investiti affettivamente, e da qui comprendiamo l’inevitabilità della dissonanza. Dissonanza talmente forte che i fan sono insorti chiedendo alla Bioware per ottenere un cambiamento di finale! Ora, visto che tale dissonanza è data per certa, cosa escogita la nostra mente per difendersi?

LE STRATEGIE DI DISIMPEGNO MORALE – Qui volevamo arrivare: la mente, messa di fronte a situazioni spiacevoli, reagisce sempre con meccanismi di difesa. Visto che questo dilemma, causa della dissonanza, è di origine morale, si parla di meccanismi di disimpegno morale (Bandura), ovvero metodi per “divincolarsi” dal tormento della propria coscienza. Ma come può la mente giustificare, nel 73% dei casi, lo sterminio di una razza? Ma soprattutto una non-soluzione (poiché risolve il problema solo temporaneamente)?

Innanzitutto, i sintetici vengono inizialmente presentati come gli antagonisti, per cui i giocatori, secondo la teoria dell’identità sociale di Tajfel e Turner, li caratterizzano come outgroup, ovvero non appartenenti al mio gruppo sociale; gli organici invece, essendone io stesso parte (sia nel gioco che nella realtà)diventano l’ingroup. Se questa distinzione viene mantenuta fino alla fine, pare scontato scegliere la distruzione dei “nemici”, indipendentemente dalle loro motivazioni, semplicemente perché noi siamo noi e voi siete voi. Tra le risposte presentate nell’immagine sottostante, quelle che rafforzano questa teoria sono quelle che parlano di indottrinamento: che si può tradurre con un farsi convincere dagli altri. Io invece, fiero esponente del mio ingroup, gli organici, non mi faccio indottrinare, per cui vi distruggo anche se avevate delle motivazioni per fare ciò che avete fatto. Un altro tipo di risposte che troviamo sono quelle “machiavelliche” o meglio di giustificazione morale, sempre secondo Bandura, per cui si fa riferimento ad un bene superiore per giustificare le proprie azioni. Risposte come “era l’unica scelta da fare” o “Era il male minore”, ne sono esemplificative. Insomma io non ho fatto quello che ho fatto perché volevo, ma perché sono stato costretto dalle circostanze. E così la nostra mente seda la coscienza. Infine notiamo nei risultati della ricerca anche una certa identificazione con l’avatar protagonista. Già perché giunti alla fine del gioco perché non sacrificare l’avatar (ormai inutile per gli scopi di gioco poiché si è arrivati al termine) per far sì che le due razze sopravvivano? Semplicemente per il fatto che, quanti si sacrificherebbero per la sopravvivenza di altri? L’identificazione pare essere talmente riuscita da non voler rinunciare alla propria vita digitale per il benessere di altri avatar.

 

Un’ultima considerazione la facciamo per quanto riguarda la tendenza della nostra mente a cercare conferma sulle cose che ci riguardano. Ciò accade per salvaguardare l’autostima. Per cui spesso quando si prende una decisione di questo genere (dove è difficile identificare una vera soluzione) si tende a sottolineare gli aspetti positivi che questa comporta, piuttosto che quelli controversi. D’altronde, meglio distruggere una razza sintetica in un universo digitale che la propria autostima nella realtà non trovate?

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