Questa settimana desideriamo proporre un articolo un po’ diverso dal solito, raccontando ai nostri affezionati lettori la nostra esperienza nel provare il nuovo Gear VR della Samsung.
Questo dispositivo, simile all’Oculus Rift, permette al giocatore che lo indossa di immergersi in una realtà virtuale totalmente esplorabile con lo sguardo e con la rotazione del capo.
Immaginate la nostra sorpresa quando, nell’aprire una delle possibili applicazioni attualmente supportate, ci siamo ritrovati immersi nell’oceano con diverse creature marine che ci sfilavano intorno! Due in particolare modo sono state le nostre reazioni più interessanti: Gabriele (non te la prendere amico) che ha una particolare fobia per gli squali, è letteralmente saltato sulla sedia nel momento in cui è apparsa una di queste “giocose creature” a pochi metri da sé. A questo proposito, l’incontro improvviso ha provocato una reazione emotiva di paura molto naturale per un evento di minaccia imprevista, nonostante l’ambiente fosse virtuale, tanto che lui stesso si è sorpreso della propria reazione. Chi vi scrive invece, che aveva compreso perfettamente la natura fittizia di ciò che vedeva, ha rischiato di far cadere il PC dal tavolo a cui era seduto, nel tentativo di accarezzare un simpatico leone marino che nuotava in placidamente poco distante.
Entrambi gli episodi evidenziano il punto forte del dispositivo e contemporaneamente ne svelano la debolezza: immersività. La capacità di sentirsi in un ambiente virtuale e la consapevolezza di essere agenti in questo è senza dubbio elevatissima, come la percezione delle delle distanze o delle dinamiche dell’ambiente e poi… voglio dire… se giro la testa vedo un’altra parte dell’ambiente secondo gli stessi principi della realtà quotidiana, ben oltre il concetto di “wow!”.
Se da una parte questo rappresenta il sogno nel cassetto di ogni hard player, dall’altra c’è da considerare che a differenza di un monitor tradizionale, questa stessa caratteristica impedisce di allontanarsi dallo schermo anche solo per controllare l’ora guardando l’orologio.
Va specificato, tuttavia, che oltre alle ipotetiche future sessioni di gioco, la Samsung ha rilasciato subito alcune applicazioni di simulazione piuttosto interessanti. Tra quelle che abbiamo provato, una in particolare ci ha colpito. In questo caso l’ambiente virtuale si presentava a noi come una sala conferenze con tanto di pubblico, seggio con microfono e proiezione di diapositive a muro. Questo tipo di programma permette all’utente di esercitarsi nel Public Speeching in un contesto protetto e con la possibilità di avere un feedback della propria performance sulla base della variazione dell’ambiente, ad esempio se ci si blocca durante il discorso la platea virtuale comincia a rumoreggiare.
Abbiamo successivamente scoperto, ma non testato di persona, che esiste un’applicazione che è in fase di sviluppo che permetterebbe l’incontro con altre persone all’interno dello stesso ambiente virtuale, non solo nel server ma letteralmente nella stessa stanza. Le applicazioni aziendali o formativo scolastiche in questo senso sono molte e molto variegate.
Le nostre riflessioni su questo testing sono tutt’ora Work in progress e per alcune questione siamo in disaccordo, ciò di cui siamo certi è che questo tipo di approccio all’ambiente virtuale ricalca in modo piuttosto accurato quello reale, tuttavia prevedere le implicazioni non è ora possibile, considerato che non si conosce quali saranno gli ambiti e le modalità del suo utilizzo. Come spesso avviene, quindi, spazio alla fantasia!