Recentemente mi è capitato sotto mano un articolo della sezione giornalistica dell’Università di York, che scriveva a proposito di una recente pubblicazione della stessa Università nell’ambito dei videogiochi. In particolare l’articolo esponeva come fosse possibile “prevedere” alcuni tratti di personalità dei videogiocatori a partire da alcune informazioni espresse volontariamente o meno nel proprio nickname. Piuttosto incuriosito sono andato a spulciare l’articolo scientifico, base per la stesura di quello giornalistico. Ovviamente la portata reale e onesta delle informazioni, e non la possibilità di divulgazione, era ridotta a quanto si potesse pensare leggendo il primo articolo, tuttavia ha fornito qualche spunto davvero interessante.
Nella scelta del nome del proprio nickname, infatti, sono sicuramente presenti elementi indicatori delle caratteristiche e preferenze di ciascun giocatore, come testimonia l’articolo scientifico. Tuttavia è specificato che rintracciare tratti di personalità, dall’aria sinistramente clinica, attraverso l’analisi di alcuni elementi del nickname, non è una strada consigliabile. Ogni giocatore sceglie il proprio nickname in base innanzitutto alla disponibilità (si spera sempre di non trovare li nome scelto come “Già in uso”) ovviamente, ma non solo. La creazione del proprio nickname e, quando è possibile del proprio avatar, non è pensata solo ed esclusivamente per se stessi, spesso la componente sociale si manifesta come “l’idea che voglio dare agli altri giocatori che mi incontrano”. In questo senso più che indagare i tratti di personalità, difficilmente correlabili alla scelta del proprio nickname, l’analisi di questo ultimo può fornire informazioni rispetto alla funzione che il giocatore vuole che questo assolva. In termini più pratici ogni giocatore sceglie il proprio nickname considerando fattori come il genere di gioco abituale, lo stile di gioco e in generale l’insieme di funzioni per cui è pensato. In questo senso ci si riferisce non solo al tipo di attività che il giocatore predilige (esplorazione, combattimento, cooperazione, etc ), ma anche al contesto di gioco in cui è inserito e alle azioni possibili che un giocatore può mettere in atto.
In termini pratici, la scelta di un nickname come Arborg o Mckiller può esprimere la preferenza del primo a giochi fantasy, ad un personaggio che ricalca le caratteristiche dell’impavido cacciatore di draghi volto a conquistare castelli, mentre il secondo risalta la dinamica “meglio tu che io” tipica dei giochi di guerra e simili.
Da questo semplice esempio e probabilmente dal fatto che chi legge si sarà fatto un’altra idea per i giocatori dietro questi due nomi, si evince che il nickname è certamente informativo per quel che concerne il tipo di idea che un giocatore vuole dare agli altri di sé, in quel contesto, ma anche che il mondo dei significati che possono stare dietro una simile scelta, è molto ampio. Argenton e Triberti (2013) sostengono che nickname e avatar rivestono un ruolo comunicativo nella realtà in cui sono pensati e utilizzati, dunque permettono di qualificare il giocatore rispetto agli altri utenti e, spesso, anche rispetto al proprio sé reale, laddove nei videogiochi in genere si esalta maggiormente il proprio sé ideale (ciò che si vorrebbe essere e fare).
Per concludere, come riportato dal recente studio dell’università di York, ipotizzare una correlazione diretta tra nickname e tratti di personalità, prosociale e/o antisociale, è quantomeno un azzardo poiché le variabili che intervengono in tale scelta sono completamente personali e difficilmente rilevabili. Tuttavia analizzando la scelta che porta ad un nickname, si possono rintracciare le intenzioni personali che hanno guidato il giocatore in quella precisa scelta, ma nel dubbio, forse, è meglio chiedere.