Con questo articolo vorrei proporvi un punto di vista un po’ diverso da quello a cui siamo abituati… vi parlo da psicologa e gamer donna!
Premettendo che il mio pensiero non vuol essere una polemica ma solo uno spunto di riflessione, dobbiamo considerare che al giorno d’oggi è davvero difficile trovare giochi di un certo rilievo pensati anche per un pubblico femminile (escludendo quelli online per bambine e forse…The Sims!), nonostante la popolazione femminile di videogiocatrici sia costantemente in crescita (lo indica questa ricerca).
Parlando per mia personale esperienza, ritengo che il mondo dell’intrattenimento proponga per il 99% personaggi e punti di vista pressoché maschili, fino a sfociare talvolta nel “maschilismo”.
E’ davvero faticoso per una donna immedesimarsi realmente nelle storie… per questo a volte, per noi, vengono meno quel coinvolgimento e quelle caratteristiche che rendono l’esperienza del “gioco in prima persona” così appassionante.
La bellezza dei videogames, come di ogni tipo di narrativa, sta anche nella possibilità di ritrovarsi coinvolti in meravigliose storie e di viverle, guidando i protagonisti attraverso ambientazioni ed avventure che permettono di esplorare mondi diversi dalla realtà. Siccome le donne, tanto quanto gli uomini, amano leggere ed immedesimarsi nelle avventure romanzesche, fantastiche e fantascientifiche raccontate nei libri, allora perché non dovrebbe essere lo stesso per il mondo videoludico? È ormai lontano quel luogo comune secondo cui videogiochi e simili sono utilizzati solo da uomini.
Ho notato che le figure maschili nei giochi possiedono diverse caratteristiche: l’eroe è spesso da considerare un antieroe, di cui vengono presentate ed esaltate anche caratteristiche negative, come potrebbero essere un passato oscuro, una personalità che presenta tratti non troppo “buoni” ed in generale un aspetto fisico e caratteriale molto lontani dall’apparire perfetti. Ritengo questa svolta molto positiva, perché finalmente si sta iniziando a capire che la realtà è molto più complessa di come la si vuole far apparire suddividendo il mondo in buoni o cattivi, ognuno presenta pregi e difetti, valori diversi dagli altri e l’aspetto con cui meglio si trova a proprio agio… ma purtroppo questo non vale per il mondo femminile.
Prima di intraprendere il mio percorso universitario in Psicologia non l’avevo notato, ma recentemente mi sono resa conto che la maggior parte dei videogames è stata pensata per piacere principalmente agli uomini, sia dal punto di vista psicologico che estetico.
I personaggi femminili sono tutti estremamente legati all’aspetto: una prova divertente ma schiacciante di questo è il fatto che spesso le armature o le protezioni delle protagoniste femminili siano praticamente inesistenti, composte da reggiseni metallici e culotte, che nella realtà difenderebbero da ben pochi nemici.
Le vere eroine sono davvero poche: un esempio fra tutti è la tanto amata Lara Croft del gioco Tomb Rider la quale incarna, come le altre, lo stereotipo di donna combattiva e feroce… ma pur sempre “mezza nuda”, con forme evidentemente sproporzionate e provocanti, fattore che fa pensare che sia stata creata per aderire nuovamente a quell’ideale di donna irraggiungibile, priva di difetti ed intoccabile, che evidentemente è molto lontano dalla realtà.
E’ per questo motivo che emerge sempre di più nelle gamers femminili il desiderio di poter essere rappresentate da donne più realistiche, con forme verosimili e personalità con caratteristiche “sfumate” come appaiono quelle maschili, aspirazione che in senso generale, nella realtà, rappresenta quel desiderio di poter puntare ad ideali più raggiungibili e realistici.
Per questo sarebbe bello che nella creazione di videogiochi si iniziasse a considerare anche il punto di vista femminile, di cui rappresentazioni e desideri stanno oggi velocemente cambiando. Sentiamo sempre più la necessità di vedere vere donne combattive, con i loro pregi e difetti, immagini realistiche di fisicità possibili.
Penso che sarebbe un cambiamento positivo per tutti: i bambini e le bambine sarebbero esposti fin da piccoli ad immagini più realistiche di entrambi i sessi. I maschi, soprattutto, avrebbero la possibilità di avvicinarsi maggiormente ad una rappresentazione meno idealizzata della donna, che si rispecchierebbe in un cambiamento del modo di guardare queste figure anche nella vita reale.
Inoltre, sarebbe meraviglioso se le bambine potessero capire fin da piccole che fisicità e bellezze eccessive e sproporzionate nella realtà non esistono, diminuendo così il loro senso di frustrazione dovuto ad un’incongruenza troppo grande tra ideale e realtà.
È importante specificare che non è necessario stravolgere le tendenze attuali dei videogiochi, bensì potrebbe essere una svolta positiva per tutti l’ampliamento degli orizzonti narrativi e dei punti di vista, comprendendo anche la controparte femminile nel processo di creazione e quindi nelle storie.
Sarebbe utile dare equamente a uomini e donne la possibilità di vivere, comprendere ed impersonarsi con personaggi dell’altro sesso. In questo modo i videogiochi potrebbero aiutare anche nella lotta contro gli stereotipi, sia maschili che femminili, oltre a tutti gli altri potenziamenti ed accrescimenti che possono apportare alle nostre abilità cognitive!
Un commento
Hai perfettamente ragione quando dici che moltissimi giochi sono fatti solo per i maschi, che le protagoniste femminili spesso hanno dei canoni di bellezza e fisicità irraggiungibili, ma molto spesso questo accade anche con i protagonisti maschili. Difficilmente nel mondo reale trovi maschi ultra pompati, con un fisico perfetto, alti, possenti e cose di questo tipo.