Un utente ci ha chiesto di provare un piccolo videogame indie da lui creato che, a suo parere, fa riflettere molta gente che lo prova.
Il videogioco in questione è “Better Than The Rest” di Andrea Pignataro.
Videogame a scorrimento, il giocatore dovrà impersonificare un cacciatore che, fucile in mano, decide di andare appunto a cacciare nel bosco fuori da casa sua. Solo che, la caratteristica principale che fa arricciare le sopracciglia al giocatore, è ciò che dice il cacciatore prima di sparare al serpente che incontra appena esce di casa: “I’M BETTER THAN THE REST“, ovvero “Sono meglio degli altri“.
Ma “sono migliore degli altri” in cosa? In quello che fa, ovvero cacciare? Oppure dal lato umano, ovvero risparmiando le povere bestie che incontra?
Qui sta il casino: il fatto che il giocatore può scegliere cosa fare. Posso decidere se sparare al serpente oppure risparmiarlo e continuare a passeggiare nel bosco. In più, andando avanti nella storia, il cacciatore incontrerà lupi, piccioni, donne, baristi e chi ne ha più ne metta. E, ogni volta che incontriamo qualcosa che respira, possiamo decidere se ucciderlo o risparmiarlo. Sempre pensando a cosa vuol dire “Sono meglio degli altri”, sempre riflettendo su cosa è il meglio secondo il cacciatore.
Insomma, potremo fare una strage atomica nel bosco e nella cittadina adiacente, oppure potremo semplicemente passeggiare durante tutto il gioco abbracciando le persone che incontriamo invece di ucciderle.
Alla fine di questo particolare indie, dopo aver effettuato tutte le scelte, il gioco ci mostra una schermata con tutte le nostre scelte con, in fondo, la scritta “Per questo sono meglio degli altri“. Purtroppo, a seconda delle scelte che fai, il gameplay è uguale e non ci sono finali alternativi, quindi alla fine sembra che non abbia avuto troppo senso effettuare una scelta piuttosto che un’altra. Non si ha, diciamo, una ricompensa finale.
Sarebbe interessante studiare il costrutto di desiderabilità sociale con questo videogioco.
La desiderabilità sociale è un effetto che entra in gioco quando un soggetto deve fornire delle risposte che possano essere socialmente più accettabili. Il soggetto da, quindi, delle risposte che lo fanno apparire meglio di quello che realmente è. Per quanto riguarda il videogioco sarebbe interessante vedere come i giocatori rispondono quando giocano da soli o quando giocano con qualcuno accanto a loro, analizzando le differenze tra i due casi.
Per concludere, penso che sia davvero difficile recensire un gioco del genere. Non c’è un obiettivo di fondo, non ha nemmeno senso, ad un certo punto, quando si può prendere a fucilate ogni cosa. Nonostante questo mi ha fatto particolarmente riflettere su cosa possa voler dire quel “Better than the rest”, però il fatto che non ci siano finali alternativi è stato abbastanza demoralizzante. Il fattore curiosità su quello che potrebbe succedere se faccio una determinata cosa piuttosto che un’altra viene abbattuto.
Provatelo, se volete riflettere su voi stessi.