Finalmente scriviamo un articolo riguardo il gioco più famoso prodotto dalla FromSoftware: Dark Souls.
E iniziamo l’analisi partendo dall’inquietante sottotitolo: “Prepare to die“, ovvero “Preparati a morire“.
Fin da subito il gioco ci comunica il suo intento, quello di farci sudare la sperata e ambita vittoria finale sguinzagliandoci contro armate di mostri e boss da sconfiggere. Può essere definito, per certi versi, un RAGE GAME, in quanto, come giocatori alle prime armi, moriremo diverse volte prima di riuscire a finire il gioco, facendoci perdere più volte la pazienza e la calma. Ma il gioco ha delle qualità. spesso presenti nei più disparati videogiochi fantasy, come “Skyrim” o “The Witcher“:
PERSONALIZZAZIONE – Iniziando il gioco è interessante notare la vasta possibilità di modificare a proprio piacimento il corpo del proprio eroe, personalizzandolo a propria immagine e somiglianza oppure renderlo più simile a ciò che si vorrebbe essere (sè ideale), o ancora creando personaggi buffi e sformati. Di tutto e di più, insomma. Alla fine dobbiamo pure scegliere la classe, che ci darà dei bonus e malus in determinate caratteristiche del personaggio.
TRAMA COMPLESSA – Per quanto riguarda il gameplay del gioco, esso è abbastanza lineare: l’eroe non morto accende un falò (checkpoint), sconfigge orde di mostri perdendosi nelle mappe più disparate fino ad arrivare al famigerato boss dell’area, che lo ucciderà diverse volte prima di soccombere. Dopodichè il giocatore trova un nuovo falò dove poter riposare e livellare, fino a decidere di iniziare ad esplorare la nuova area trovata.
Per quanto riguarda la trama, essa è tutt’altro che semplice da seguire.
ESPLORAZIONE E COLLEZIONISMO – Perchè collezionare Pokèmon, quando in Dark Souls ci sono decine di armature e di armi diverse tutte da collezionare e da trovare in posti disparati, durante l’esplorazione? Il giocatore più volte, solo per farmare (conquistare, sconfiggendo mostri) un pò di anime che gli servono per potenziare il personaggio, esplorerà con interesse l’area di gioco, scoprendo luoghi segreti e nuove armi che lo renderanno più forte.
MUSICHE EPICHE – Avete passato intere ore a sconfiggere mostri e boss. Ve ne manca solo uno: Gwyn, il boss finale. Il cuore batte forte, le mani sudano, il joystick è stretto con forza. Passate l’ultima nebbia, quella che vi metterà contro il re. E parte una colonna sonora tanto dolce quanto epica.
Alla fine non ti importa più niente, non ricordi più la rabbia provata per alcuni boss precedenti, non ricordi più tutto il tempo impiegato per arrivare a quel punto. Solamente, ti godi la musica e l’epico combattimento finale.
RESILIENZA – Ritornando al titolo dell’articolo, cosa ci spinge a finire il gioco? Un meccanismo che in psicologia è denominato Resilienza.
Per resilienza si intende la capacità di far fronte in maniera positiva a eventi difficili e traumatici, riorganizzandosi mentalmente per agire positivamente a ciò che la vita offre di nuovo.
In questo caso, il giocatore, dopo continui Game Over e morti del personaggio non si arrende e continua nell’impresa. La resilienza però si osserva specialmente dopo aver sconfitto il boss, cioè quando il giocatore è pronto a mettere alle spalle l’accaduto per andare avanti, sapendo che i prossimi boss saranno più difficili.
“Io non mi arrendo, non mi sono arreso al boss precedente e non mi arrenderò nemmeno al prossimo“. Così Dark Souls potrebbe essere una “palestra di vita”,durante la quale miglioriamo la nostra capacità di adattarsi ai vari ambienti che il gioco ci offre e andando avanti nonostante la difficoltà crescente, senza mai arrenderci.
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