Abbiamo già parlato in alcuni precedenti articoli della realtà virtuale e di come essa sta entrando sempre di più nelle nostre vite.
In questo articolo analizziamo la relazione che intercorre tra questa nuova tecnologia immersiva e il dolore e la sua gestione.
Secondo Polygon, è infatti possibile utilizzare la realtà virtuale a scopi terapeutici, primo tra tutti per imparare a combattere e gestire il dolore. La realtà virtuale può essere utilissima per la gestione del dolore in quanto essa costituisce una sorta di distrazione da esso.
Come spiega David Patterson, professore di psicologia presso l’Università di Washington: “La teoria che sta dietro al suo utilizzo è più semplice di quanto si creda. Per elaborare il dolore, infatti, serve un grande quantitativo di attenzione. Se si riesce a spostare l’attenzione verso qualcosa d’altro i pazienti riescono a pensare meno al dolore, sentendolo in maniera nettamente minore“.
La chiave per alleviare il dolore, secondo Patterson, non è solo il distrarre il paziente con un mondo virtuale, bensì tenerlo impegnato con un gioco.
Insieme a Hoffman Hunter, Patterson usa un videogame, denominato Snow World, da usare con i pazienti. In questo gioco l’utente si ritrova immerso in una landa nevosa e l’obiettivo è quello di tirare delle palle di neve contro un pupazzo di neve.
Tramite la fMRI (Risonanza Magnetica Funzionale, con cui si può studiare la funzionalità di un organo) sono emersi risultati interessanti: quando i pazienti sono immersi nel mondo virtuale, le parti del cervello associate alla sensazione di dolore sono meno attive rispetto al medesimo trattamento subito in una situazione normale (quindi senza vr).
Si può usufruire di questo trattamento per fare delle iniezioni e prelievi di sangue a persone agofobiche o che hanno un livello di sopportazione al dolore molto basso, oppure per dolori cronici.
Questa tecnologia, a differenza dei medicinali, non porta effetti collaterali e non provoca dipendenza. Avere un’alternativa di questo tipo da usare al posto dei medicinali è il primo passo per rivoluzionare il sistema sanitario.