Care lettrici e cari lettori di Horizon Psytech & Games, oggi parleremo di “Gone Home”.
Videogioco interattivo in prima persona realizzato dalla Fullbright Company nel 2013, Gone Home racconta la storia di Kaitilin, una ragazza di Portland che torna a casa dalla sua famiglia dopo essere tornata dall’Europa.
La trama si sviluppa nella nuova casa di Kaitilin, una magione conosciuta dagli abitanti del posto come “The Psycho’s house” (la casa del pazzo). Katie non trova nessuno in casa, i suoi genitori sono scomparsi e gli unici indici su cui può contare sono le lettere che la sorella minore “Sam”, Samantha, ha disseminato per casa.
Ambientato nell’anno 1995, il gioco sembra rifarsi ai film dell’orrore che andavano tanto di moda in quel periodo: notte buia e tempestosa, mezzanotte passata da poco, misteriosa casa vuota, protagonisti adolescenti, telefono staccato e presenza di elementi sovrannaturali. La paura è nell’aria e i rumori improvvisi ci spaventano. Con tanto di passaggi segreti, tavole ouija e pazzi ex inquilini deceduti, il gioco si presenta come un classico horror a tutto e per tutto.
E fin qui tutto normale. Ma qual è il trucco? La verità è che il gioco non è stato creato per spaventarci. Il gioco vuole raccontarci, invece, una difficile storia familiare di amore ed accettazione.
Una storia di amore ed accettazione?! Si, lasciate che ve la racconti: (SPOILER ALERT)
La sorella di Katie, Sam, ha 17 anni e frequenta il primo anno delle superiori. Sam ha problemi ad integrarsi coi suoi compagni, che la evitano proprio perché abita nella “Psycho’s house”. Tutti tranne una ragazza, Lonnie, che si dimostra da subito molto interessata alla casa.
Con il passare del tempo, le due intrecciano una profonda amicizia. Ma questa sembra essere più che semplice amicizia: prima Lonnie e poi Sam, le due si rendono conto di essere legate da qualcosa di più, da qualcosa di romantico.
Le due ragazze s’innamorano. Ma questo amore viene ostacolato dai genitori della protagonista che, contrari alla relazione tra le due, cercano di limitare ogni possibile interazione tra Sam e il mondo esterno, privandola di macchina e cellulare e permettendole di recarsi solo dove strettamente necessario, come per esempio a scuola. Anche Lonnie, nel suo, sembra mettere in difficoltà la coppia, in quanto decisa ad unirsi all’esercito appena finite le superiori. E quel giorno sembra essere sempre più vicino, dato che Lonnie sta frequentando il suo ultimo anno.
Ma allora perché non c’è nessuno in casa? Verso le fasi finali del gioco scopriamo quale sia la semplice verità: i genitori sono via qualche giorno per festeggiare il loro anniversario e Samantha è scappata via. Ma via dove, è perché?
Da un’ultima e struggente lettere lasciata dalla ragazza, scopriamo che Sam e Lonnie la sera prima avevano passato la notte insieme. Il giorno dopo, Lonnie sarebbe dovuta partire come recluta, ma scese dall’autobus che l’avrebbe portata alla base militare per chiamare Sam e dichiararle appieno il suo amore chiedendole, inoltre, di scappare via insieme, verso un posto che potesse accettarle per ciò che sono.
Gone Home è un gioco che sembra introdurti in questo scenario da incubo fatto di persone misteriosamente scomparse, case infestate ed elementi spaventosi. Ma superato questo ingannevole preludio, si rivela per ciò che è veramente: un toccante diario scritto da una sorella all’altra, nel tentativo di raccontare la sua storia, e chiederle scusa per essere scappata prima di salutarla, con la promessa, un giorno, che si sarebbero riviste.
E insieme alla trama, anche le emozioni del giocatore mutano, perché potresti iniziare spaventato dall’ambientazione, ma finirai di sicuro commosso dalla storia (in questa pagina potete leggere il diario di Sam).
Questo è: “Gone Home”.