Il “contatto intergruppi” è una strategia di riduzione del pregiudizio che utilizza il contatto per ridurre gli stereotipi negativi tra persone appartenenti a gruppi diversi. Attraverso un’interazione favorevole con gli altri, i membri del gruppo vengono a conoscenza delle reali caratteristiche delle persone e questo spesso porta ad una riduzione nel livelli di pregiudizio ed ostilità.
Ma cosa c’entra questo concetto dello psicologo sociale Henry Allport col videogioco Mass Effect?
Come la maggior parte di noi sa, Mass Effect è un action-RPG sviluppato da BioWare e pubblicato da Electronic Arts. Il primo capitolo si svolge in un ipotetico anno 2183 e narra la storia del comandante Shepard, un soldato umano d’élite, e delle sue missioni a bordo della nave spaziale Normandy.
Inizialmente formata da soli umani, la Normandy verrà popolata in seguito anche da membri dell’equipaggio non-umani, tra i quali Asari, Turian, Krogan e Quarian.
E che cosa succede quando un gruppo di umani entra in contatto con altre specie extraterrestri in questo modo?
Come è facile immaginare, all’inizio è presente una spiccata frizione tra i due gruppi: pensiamo per esempio alla poca fiducia del Navigatore Pressly verso gli alieni o i poco felici commenti di Ashley sulla Cittadella (“Non riesco a distinguere gli alieni dagli animali”).
Tornando al nostro concetto di “contatto intergruppi”, Allport insegna che alcune delle precondizioni necessarie per avere contatti tra gruppi favorevoli includono la possibilità di conoscenza reciproca, la cooperazione e l’appartenenza ad uno status simile nella situazione di contatto. E cosa c’è di meglio che una corsa contro il tempo per salvare la galassia dai Razziatori per creare dei solidi e positivi legami tra umani e non-umani, almeno sulla Normandy? La conoscenza reciproca ce l’abbiamo, lo status quo è bene o male simile e le possibilità di cooperazione sono presenti in gran quantità.
Escludendo il fattore emergenza intergalattica, nel gioco avviene proprio ciò che abbiamo auspicato: se all’inizio era presente una spiccata salienza nell’appartenere al gruppo degli umani, questa va pian piano a diminuire più si avanza nel gioco fino ad avere, nelle fasi finali, un equipaggio eterogeneo le cui appartenenze di razza non giocano più un ruolo discriminante. La squadra del comandante Shepard diviene, infine, un gruppo le cui differenze tra membri ne determinano i punti di forza e non quelli di debolezza.
Ovviamente, questo è un esempio basato su alieni e umani. Ma dato il fatto che le razze extraterrestri introdotte in Mass Effect sembrano rispecchiare gli stessi sentimenti degli umani, si potrebbe allargare quest’analisi anche a casi reali nella vita di tutti i giorni.