Anche tra i suoi detrattori, la fama di Five Nights at Freddy’s (FNAF) ha raggiunto livelli decisamente inaspettati per un indie game. La saga ha preso vita nel 2014 con il primo titolo ad opera di Scott Cawthon, ed è stata seguita da altri 4 capitoli. La storia è lunga e complessa: come molti sapranno, la trama ruota intorno a diverse pizzerie o tavole calde per famiglie le cui mascotte sono degli animatronics, cioè dei grossi animali robotici che dovrebbero intrattenere i bambini. Tuttavia, per inquietanti motivi che variano di gioco in gioco, gli animatronics prendono vita aggredendo bambini e guardie di notte: nel gioco interpretiamo alternativamente un personaggio appartenente a una di queste due categorie, e lo scopo è sopravvivere per cinque notti.
Negli ultimi tempi non è raro che la fama di un videogioco prenda il volo tramite il passaparola sui social network, come si può dire che sia accaduto anche ad Undertale: ne nascono un solido fandom, meme, fangame di tutto rispetto ambientati nello stesso universo (nel caso di FNAF, citiamo The Joy of Creation e The Joy of Creation: Story Mode). Eppure pochi indie games hanno raggiunto il successo stratosferico – e piuttosto duraturo, se considerato in tempi internettiani – della serie di Five Nights at Freddy’s, suscitando addirittura interessi commerciali: sono stati lanciati libri, innumerevoli gadget ufficiali come portachiavi, peluche e poster, ed addirittura si rumoreggia di un film ispirato alla saga.
Esaminiamo allora alcuni elementi del successo globale, quasi senza precedenti, di un semplice indie game. FNAF racchiude in sé gli aspetti positivi e di maggior effetto di molti giochi indipendenti che lo hanno preceduto:
– La meccanica di gioco è semplice da comprendere anche se può diventare piuttosto complessa, poiché richiede il portare a termine un’azione specifica per contrastare ogni singolo personaggio. La ripetitività e la chiarezza delle istruzioni, date all’inizio del gioco in forma di file audio dal nostro tutor di turno, rendono la meccanica di gioco accessibile anche ai più giovani ed i meno esperti. Tuttavia la possibilità di settare il livello di difficoltà una volta terminata la storia principale permette al giocatore più hardcore di sfidare se stesso con notti sempre più lunghe o nemici sempre più agguerriti.
– FNAF basa gran parte della sua suspence sui jumpscare, cioè sull’improvvisa apparizione di un nemico sullo schermo, accompagnata da un forte rumore. Se per molti questa tecnica per spaventare può essere considerata “cheap”, come detto in un precedente articolo (leggetelo qui), è tuttavia accompagnata da un’efficace atmosfera di suspence che viene mantenuta durante tutta la durata del gioco. Ciò avviene principalmente perché il giocatore viene ridotto al ruolo di spettatore disarmato, capace solo di difendersi chiudendosi dietro a delle porte, assistendo inerme al lentissimo scorrere delle ore ed alla rapidissima decrescita delle percentuali di batteria disponibile, dalla quale dipende la sua salvezza.
– Un altro punto di forza sembra risiedere nella trama, accattivante ed ampiamente sfruttabile. La storia è intricata e non viene spiegata in modo chiaro: sta invece al giocatore scoprirne frammenti nelle parole del tutor, nei comportamenti degli animatronics, nelle sezioni bonus e negli easter eggs, in un continuo processo di ricerca e scoperta che unisce tutti i titoli della saga. Questo incoraggia una comunicazione tra i fan che attraverso blog, video e gruppi su social network si scambiano idee e teorie sul dipanarsi della storia, creando community. Questo senso di condivisione stimola il ragionamento nei giocatori, che diventano parte attiva della costruzione della trama stessa, e regala un senso di importanza a chiunque avanzi un’ipotesi accolta con successo dagli altri utenti.
– Infine, parte integrante del successo di FNAF può facilmente essere ricondotto agli Youtubers. Lasciando da parte le crititche, nel bene e nel male la piattaforma di condivisione video ha contribuito alla rapida diffusione della serie, fungendo da cassa di risonanza all’interno delle community di subscribers, già ben formate e strutturate, e pronte a scambiarsi idee sulla già menzionata misteriosa trama. Questo produce dunque pubblicità ad un duplice livello: da un lato troviamo gli amatoriali, spesso giovanissimi, il cui unico obiettivo è quello di suscitare una risata riprendendosi mentre vengono spaventati dal gioco (spesso esagerando nella reazione), dall’altra i professionisti, che riescono invece a mostrare le piene potenzialità del gioco, al di là della sua aura di fenomeno “pop”. Di quest’ultima categoria citiamo Mark Fischbach, in arte “Markiplier”, 18 milioni di iscritti e 5 anni di esperienza alle spalle, nominato “Re di Five Nights at Freddy’s” dallo stesso autore Scott Cawthon. Osservando un professionista illustrare le tecniche adeguate per superare i livelli più difficili, si dischiude di fronte a noi l’attenzione dedicata dall’autore ai dettagli audio: non solo si deve prestare attenzione alla provenienza dei rumori, ma anche alla loro qualità, poiché un colpo può significare l’arrivo di Freddy, due colpi di Foxy, una risata particolare significa che Balloon Boy è nel condotto di aerazione, un’altra che invece si trova più lontano e non rappresenta ancora una minaccia. Anche il più critico e prevenuto nei confronti della saga (e della figura controversa dello Youtuber) non può non rimanere piacevolmente colpito dai riflessi uditivi e visivi che si arriva a sviluppare dopo ore di esercizio: nel video che vi consigliamo vediamo come a Fischbach bastino pochi decimi di secondo per esaminare l’ambiente di gioco ripreso dalla telecamera e rilevare la presenza di un nemico (link al video: un momento esemplificativo dal minuto 2.35 a 3.10).
Insomma, pochi semplici elementi sono riusciti a fare di FNAF una serie fortunata tra fan e detrattori, e sicuramente unica nel suo genere. Il passare del tempo ha attutito molta della sua risonanza sui social, ma grazie a fangame ed uscite ufficiali improvvise, questo rallentamento non sembra esssere prossimo a diventare una vera e propria battuta di arresto – almeno per adesso.