I videogiochi violenti sono ancora un tabù. Molto spesso i media o i giornali, ma più specificamente il senso comune, trovano la causa dei crimini compiuti dai giovanissimi nei videogiochi dal contenuto aggressivo.
Un collegamento indotto dalla credenza che questi prodotti siano diseducativi, alimentata dai risultati di famose ricerche scientifiche che, negli anni, pur non avendo riscontrato il falso, hanno trovato una grande diffusione dopo essere giunte a conclusioni troppo frettolose e non sufficientemente contestualizzate – parere condiviso tra noi articolisti di Horizon.
Il fatto che certe pubblicazioni scientifiche abbiano a lungo accreditato come veritiere le credenze comuni condivise dai più sui videogiochi, ha reso possibile la diffusione di una vera e propria mal informazione, inerente non solo i videogame dal contenuto aggressivo, ma anche del mondo videoludico in senso vero e proprio. Ecco perché su questo blog ne abbiamo discusso spesso e volentieri, e continueremo a farlo, al fine di promuovere un’informazione scientificamente fondata sui videogiochi violenti e le loro conseguenze, cosicché i giocatori appassionati del genere possano usufruirne con responsabilità. E magari che qualcuno che non trovi nei videogiochi violenti un capro espiatorio di comodo, o un nemico della buona educazione e di una sana crescita cognitiva.
Dopo aver scritto qualche articolo su questo tema e averlo riletto, ho deciso di raccogliere sinteticamente alcune credenze strampalate che riguardano i videogiochi violenti per tranquillizzare e sensibilizzare i lettori, e, magari, farsi due risate sfatando qualche mito. Prendetela come una sorta di ampia sintesi su tutto quello che c’è da sapere sull’argomento (o quasi, sono umano anche io, siate misericordiosi).
Dunque, ecco a voi le 6 cavolate a cui avete creduto sui giochi violenti!
- VI RENDONO PIU’ AGGRESSIVI DEGLI ALTRI
Falso. Un videogame violento non vi renderà più violenti nel corso del tempo di un vostro coetaneo adulto che non vi ha mai giocato. Infatti, il legame tra videogiochi violenti e livelli di aggressività a lungo termine sarebbero smentiti, come sostiene il ricercatore e professore universitario Christopher J. Ferguson. Tutt’al più, si può mostrare animosamente il proprio risentimento giocandovi in seguito alla frustrazione causata dalla loro difficoltà. In sostegno del professore della Stetson University non accorrono soltanto le ricerche condotte da lui e dal suo team, ma anche le conclusioni di uno studio recente che ha mostrato come non vi siano differenze nel funzionamento cerebrale ed empatico tra gli abitudinari degli FPS e ragazzi che hanno altri passatempi. - ARRECANO DANNI AL CERVELLO E RENDONO MENO EMPATICI
Falso. I videogiochi tutto sangue e splatter non alterano le vostre funzioni cerebrali. A lungo si è creduto che un loro uso abituale potesse compromettere il normale funzionamento del cervello: spesso, infatti, vi giocano degli adolescenti, i cui collegamenti neurali devono ancora svilupparsi. Invece no! Dopo aver osservato il funzionamento delle aree del cervello riservate all’empatia di un gruppo di giovani che passavano le ore davanti agli FPS e persone che non erano solite farlo, dei ricercatori (Szycik, Mohammadi, Münte & te Wildt, 2017) non hanno trovato differenze significative tra le due diverse popolazioni campionarie, nemmeno per quanto riguardava i rispettivi livelli di aggressività. In altre parole, giocare diverse ore alla settimana ad uno sparatutto in prima persona non vi rende più aggressivi né meno sensibili ai sentimenti altrui nel corso del tempo delle altre persone. Gli studi precedenti a questa ricerca, invece, avevano sempre misurato l’aggressività solo nelle ore immediatamente successive alla prova di un gioco violento, non considerando sempre, a parere di alcuni, altri elementi che potrebbero aver spinto i soggetti degli esperimenti a riportare quei valori, promuovendo così dei sospetti eccessivi sui videogiochi violenti (per saperne di più, clicca qui).
- POSSONO SCATENARE UN OMICIDIO O UNA STRAGE
Falso. Non credo più a quegli articoli o a quelle opinioni in cui si ritiene che la causa scatenante di un omicidio siano i videogiochi. Siamo nel 2017, eppure è ancora possibile trovare simili tesi. È successo recentemente nel caso di due adolescenti che hanno ucciso il padre di uno dei due; inoltre, qualunque strage compiuta per mano di un giovane è sempre un ottimo espediente per demonizzare i videogiochi. Credo sia sufficiente il buon senso per capire che un videogioco non è né causa scatenante, né concorre alla realizzazione di atrocità simili: crimini del genere non finirebbero nemmeno se l’intera industria videoludica chiudesse i battenti. Ogni epoca ha assistito alle sue disgrazie, sia in tempi recenti, in cui si gioca con i videogiochi, sia durante il ‘900, con i bambini che giocavano a fare i soldati, sia nel Medio-Evo, con i bambini che giocavano con le spade di legno. La distruttività è insita nel genere umano, purtroppo. Un assassino non è la conseguenza di un videogioco ma di un disagio mentale grave, che è prodotto dalla storia personale e familiare, intraindividuale e intracerebrale. Non dai videogiochi. - SONO DISEDUCATIVI
Falso. Molti genitori guardano con sospetto i loro figli quando mettono mano ad un videogioco violento, non sia mai che diventi rincitrulliti! L’idea che un videogioco non abbia niente da insegnarci non è veritiera. Chiunque abbia giocato a Metal Gear sa di che parlo. Talvolta, un insegnamento morale profondo, capace di raggiungere le radici dell’etica può trovarsi in un comune videogame come nel caso della saga realizzata da Hideo Kojima (per approfondire l’argomento, leggi qui).
- “GIOCARE CON I VIDEOGAME VIOLENTI MI SFOGA E MI AIUTA A SCARICARE LA RABBIA”
Non sempre vero. Giovare a videogiochi violenti come Mortal Kombat può essere utilissimo per sfogare la raggia e le tensioni di una giornata difficile, purché giochiate per distrarvi e divertirvi, non per coltivare e alimentare i vostri sentimenti aggressivi, altrimenti potreste ottenere l’effetto contrario e diventare soltanto più nervosi e irascibili – ovviamente, gli effetti discussi nei punti poco sopra non sono contemplati (per saperne di più, leggi qui). SONO UNO STRUMENTO DEL PENTAGONO PER PROMUOVERE OMICIDI DI MASSA IN MODO SUBLIMINALE
Assolutamente falso! Voi ridete e scherzate, ma questa teoria complottista esiste davvero! Effettivamente, avevo letto che gran parte delle reclute nella marina americana sono appassionate di simulazioni di guerra. Questo significa che sono i videogiochi a portarli a prendere le armi? Oppure l’apprezzamento degli FPS era dovuto alla loro futura decisione di arruolarsi? I lettori appassionati del blog conoscono la risposta, e chi ha letto questo articolo sicuramente non crederà che l’industria videoludica sia un teatrino allestito per diffondere la scintilla che attiverebbe in noi quei serial killer pronti a fare stragi di punto in bianco per ridurre il numero di abitanti della terra per evitare che la bolla speculativa degli ultimi anni crei problemi economici al mondo intero.
Vorrei ricordarvi che, secondo chi scrive, un videogioco, anche se dal contenuto violento, resta un passatempo dignitoso come qualunque altro, sicuro come qualunque altro e, allo stesso tempo, contempla dei rischi come qualunque altro. A questo proposito, vi ricordo l’importanza delle indicazioni PEGI sulle fasce d’età consigliate per ogni videogame, affinché il pubblico non resti troppo turbato da contenuti sgraditi, e di giocare moderatamente, senza eccedere nelle ore passate davanti allo schermo. Potrei sfatare altri miti, ma sarebbe una lettura troppo impegnativa per gli standard del blog. Casomai, potremmo rivederci in futuro per un’eventuale seconda parte, chissà!
Fonti:
Szycik G.R., Mohammadi B., Münte T.F. and te Wildt B.T. (2017). Lack of Evidence That Neural Empathic Responses Are Blunted in Excessive Users of Violent Video Games: An fMRI Study. Frontiers in Psychology, 8: 174
Bushman, B. J. (2002). Does venting anger feed or extinguish the flame? Catharsis, rumination, distraction, anger, and aggressive responding. Personality and Social Psychology Bulletin, 28, 724-731.
Bushman, B. J., Bonacci, A. M., Pedersen, W. C., Vasquez, E. A., & Miller, N. (2005). Chewing on it can chew you up: Effects of rumination on triggered displaced aggression. Journal of Personality and Social Psychology, 88, 969-983.