Molto spesso abbiamo cercato di combattere lo stereotipo per cui i videogiochi non varrebbero nulla, che sarebbero una perdita di tempo, inutili e, per di più, dannosi.
Oggi possiamo orgogliosamente presentarvi un’altra delle tante prove che tutto questo non è assolutamente vero. Vogliamo presentarvi un caso del tutto particolare: un vero e proprio mezzo con cui fare ricerca efficacemente, e che in futuro potrebbe aiutare la scienza a dare un calcio all’Alzheimer e alle demenze.
Oggi vi parliamo di Sea Hero Quest, un gioco mobile per smartphone e tablet, che funge da vero e proprio esperimento a favore delle neuroscienze. O meglio, un vero esperimento di neuroscienze camuffato da gioco ben fatto, di cui, tra l’altro, è recentemente uscita una versione in VR.
Quest’applicazione, sviluppata dalla compagnia britannica Glitchers nel 2016, in associazione con il centro di ricerca sull’Alzheimer di Londra, la University College di Londra, la University of East Anglia e la Deutsche Telekom, è in sé molto semplice: un vecchio navigatore sarà accompagnato dal figlio in un viaggio volto a ripercorrere le tappe di un’avventura passata di cui non riesce a ricordare più nulla. Unica memoria dell’avventura è un vecchio album fotografico, le cui immagini dovranno essere nuovamente collezionate dal giocatore passando per le tappe percorse originariamente dal marinaio in pensione.
Come si gioca? Bisogna memorizzare una mappa di partenza e l’ordine dei check point presentati, muovendosi lungo il percorso per poi segnalarli nel giusto ordine senza l’ausilio della cartina navale. Non un’impresa, ma nemmeno una passeggiata. Facendo riferimento al numero di check point raggiunti dal giocatore e la precisione con cui vengono individuati, il team di ricerca potrà studiare uno specifico funzionamento cognitivo, in particolare le abilità spaziali dei giocatori, ossia la capacità di orientamento. Perché proprio l’orientamento? Perché è una delle prime funzioni cognitive che viene compromessa dalle demenze.
Ma che cos’è di preciso una demenza? La demenza può essere definita come un disturbo che compromette alcune abilità cognitive acquisite, come la memoria a breve e lungo termine, il linguaggio, il pensiero e, appunto, il senso dell’orientamento spazio-temporale. Molti di voi staranno ora pensando all’Alzheimer, che è proprio una delle forme di demenza più drammatiche e conosciute. Non si sa ancora con esattezza il modo in cui queste capacità mentali vengono compromesse in caso di demenza, per il semplice fatto che non si conosce ancora il loro naturale “percorso di vita” nelle persone sane, sia giovani che adulte. In altre parole, non si sa ancora bene quale sia il ciclo di vita “normale” di queste abilità cognitive nelle persone non affette da demenza, pertanto sono ancora un territorio parzialmente inesplorato. È proprio qui che si inserisce l’importanza straordinaria di Sea Hero Quest: fino ad ora ha permesso di raccogliere dati da quasi 3 milioni di persone (3 milioni!) a partire dal maggio 2016, data della sua uscita. Ovvero, è come se fino ad oggi (novembre 2017) gli esperti avessero raccolto un equivalente di 80 anni di esperimenti di laboratorio! Un risultato che, senza questa applicazione, sarebbe stato raggiunto in 12000 anni ininterrotti di ricerche! È come se due minuti di gioco equivalessero a 5 ore di ricerche. Un risultato davvero straordinario.
Il risparmio di tempo, spazio e denaro per la raccolta dei dati sulla demenza è uno dei guadagni più eclatanti di questo gioco, e non è l’unico: essendo un gioco disponibile per chiunque, non si tratterà di una prova sperimentale svolta su persone che potrebbero essere influenzate nella loro performance dal laboratorio in cui si trovano, ma da gente qualunque, come lavoratori, disoccupati, studenti. Per questo motivo ci si aspetta da questa ricerca un campione particolarmente rappresentativo della popolazione. Inoltre, grazie a con Sea Hero Quest, sarà studiata meglio la distribuzione delle abilità di navigazione spaziale nelle persone comuni; quindi, sarà possibile comprenderne meglio il funzionamento cognitivo in persone sane e avanzare migliori scoperte neuropsicologiche sulle demenze e sul loro rapporto con la compromissione dell’orientamento e la memoria.
Qualora i vostri standard in questo gioco fossero bassi, non abbiate paura: non è sufficiente avere uno scarso senso dell’orientamento perché vi venga diagnosticata una demenza, soprattutto se avete circa 20 anni! Per cui, niente autodiagnosi azzardate! Ci si aspetta che le nuove scoperte che questo studio garantirà potranno fornire dati utili per avere una comprensione migliore della demenza e dei metodi per contrastarla. Un’altra storia positiva da inserire nel catalogo dei benefici portati dai videogiochi.
Fonti:
https://it.wikipedia.org/wiki/Demenza
http://www.quotidiano.net/benessere/sea-hero-quest-1.3362738
http://www.seaheroquest.com/site/it/dementia
https://www.theguardian.com/society/2016/nov/16/sea-hero-quest-the-mobile-phone-game-helping-fight-dementia
https://www.theguardian.com/science/head-quarters/2016/may/19/sea-hero-quest-mobile-game-dementia-alzheimers-disease-spatial-navigation