Vi siete mai chiesti cosa porti certi giocatori a legarsi ad un videogioco e di non abbandonarlo più, nonostante con il tempo vengano offerte sul mercato videoludico novità simili? Ebbene in questo breve articolo andrò a parlarvi della mia esperienza al riguardo, cercando di dare delle risposte a tutte quelle persone che almeno una volta si saranno poste questo dilemma nei confronti di un altro videogiocatore.
Tutti quelli che mi conoscono a livello videoludico sanno della mia ossessione per i giochi sparatutto in prima persona online o FPS in breve, nonostante ogni tanto mi piaccia rilassarmi davanti qualche videogioco basato su di una storia o un mondo da esplorare non riesco a stare lontano dai campi di battaglia online dove cerco sempre di competere e prevalere sugli altri giocatori connessi da qualsiasi parte del mondo. Per ben 10 anni (2006/7 – 2016 ) il mio tempo videoludico è stato speso in Wolfenstein Enemy territory brevemente chiamato WolfET dai giocatori e fan. Il gioco, uno sparatutto online a classi rilasciato nel 2003 è ambientato all’epoca della seconda guerra mondiale. Il gameplay consiste in due squadre (Asse ed Alleati) che devono battagliare all’interno di varie mappe per difendere ed attaccare determinati obiettivi. A tutti gli esperti di sparatutto, soprattutto ai più anziani sarà suonato un campanello leggendo il nome del videogioco. Si tratta infatti del seguito puramente multiplayer del famosissimo Return to Castle Wolfenstein, gioco che assieme a Counter Strike e Team Fortress Classic può essere definita una vera e propria pietra miliare del genere sparatutto online che tanto amiamo e lodiamo tuttora.
Ma ora riportando il focus al centro della questione, vi andrò a parlare di 4 aspetti che ritengo siano stati fondamentali
- Costo o meglio: il non costo
Ebbene sì, fin dalla sua prima release WolfET è sempre stato un gioco gratuito rilasciato direttamente dal sito della casa produttrice. Questo fattore ha senza dubbio influito sulla mia scelta e sulla scelta di molti altri videogiocatori da tutto il mondo. Come tutti i giochi del tempo non era presente alcun tipo di transazione o qualsivoglia shop, come neppure alcun vantaggio dato a giocatori più “anziani”. L’unica cosa che poteva differenziare due giocatori era la loro abilità nel combattimento, che non era in alcun modo intaccata da acquisti in-game o loot boxes. Parliamoci chiaro, chi di voi lettori trovandosi di fronte a varie opportunità, anche ai giorni nostri non ha almeno una volta dato una possibilità ad un gioco free-to-play pensando: “Eh io provo al massimo lo disinstallo, tanto non mi costa niente!” Questa è secondo me è una delle principali ragioni per cui i F2P hanno e avranno sempre un moderato successo all’interno del mercato videoludico, ma questa è un’altra storia.
- Server gestiti dai giocatori per giocatori
A differenza di altri più noti giochi fps come Cod o Battlefield dove i giocatori sono fiondati in dei server casuali per affrontare partite rapide, in WolfET questo non accade. I giocatori infatti prima di entrare nel vivo della battaglia devono selezionare a quale server connettersi sfogliando tra gli innumerevoli presenti in elenco, il quale propone informazioni quali: Nome, il numero di giocatori attualmente connessi, la latenza, il tipo di mappa e altre informazioni riguardanti il gameplay più in dettaglio. Ciò dà ai giocatori la libertà di scegliere tra i vari server proposti, che presentano ognuno impostazioni e mappe di gioco diverse. Molti se non quasi tutti i server possiedono una funzione di salvataggio dell’esperienza o exp accumulata durante le partite. Questa esperienza che nel gioco vero e proprio ha un impatto molto leggero sul gameplay non è altro che un numero che va mano a mano ad accumularsi nelle tasche dei giocatori ed è ben mostrato nella tabella dei punteggi. A detta dei giocatori serve però invece principalmente per capire chi sia un veterano o abbia “vissuto” di più in quel particolare server a seconda del valore più o meno alto della sua esperienza. Giocatori con esperienza alta spesso collaborano con i gestori del server per mantenere l’atmosfera di gioco nel server tranquilla e piacevole. Questo concetto di esperienza accumulata permetteva ai giocatori di ricevere il dovuto riconoscimento per il loro alto livello di fidelizzazione.
- Community
Essendo un gioco abbastanza datato e non così popolare come colossi del calibro di Counter Strike o Call of Duty, quando cominciai a giocarci nel 2007 la playerbase non era affatto delle migliori, ciononostante ciclicamente durante i periodi dell’anno in cui le persone avevano maggior tempo da spendere al computer, poteva anche essere superata la soglia delle 2000/2500 persone connesse contemporaneamente. Il tutto grazie anche alle varie community che erano nate attorno al gioco, che proponevano vari server in cui i giocatori abituali potevano ritrovarsi la sera per fare quattro spari in compagnia. Insomma, il divertimento e la casualità si incontravano con la voglia di giocare in maniera seria e di competere, senza mai creare situazioni di “rage” per i giocatori, i quali erano contenti di sfidarsi o di scambiare due chiacchiere utilizzando la chat o i vari servizi come i Teamspeak o Ventrilo. Non era raro anche, vedere giocatori molto fidelizzati donare qualche euro, parte del loro stipendio o della loro paghetta per aiutare appunto la sua community preferita ad ammortizzare i costi come quelli di server e web hosting. Non dimentichiamoci che tutti i server disponibili erano a carico di queste organizzazioni che per amore del loro titolo preferito mettevano a disposizione uno spazio di gioco online, dando anche così una casa a molti altri giocatori. E’ questo legame tra giocatore e community che secondo me sta riuscendo a tenere a galla questo come molti altri giochi che con il passare del tempo e nonostante la loro età sembrano vivere in un’ universo tutto loro.
- Open Source sfruttato alla grande
Nonostante nel 2010 gli sviluppatori abbiano deciso di rilasciare il codice sorgente completo del videogioco realizzando i sogni di tanti modders, ben prima di quella data centinaia di programmatori e amanti del titolo si erano dati da fare creando mappe e modalità aggiuntive arrivando in alcuni casi a rivoluzionare completamente il gioco. Oltre alle 6 mappe originarie ne furono create a bizzeffe che hanno fin da subito cominciato a diventare parte integrante della storia di WolfET. Apprezzate molto dai giocatori sono state subito richieste
ed aggiunte in numerosi server, andando ad ampliare quella che di per sé era un’esperienza di gioco già molto ricca e varia. Ben progettate ed architettate, queste opere tridimensionali hanno dato prova di quanto il pubblico di questo videogioco fosse dedito a contribuire nel suo tempo libero all’arricchimento di un’opera videoludica, al solo scopo di allietare le serate di tanti altri giocatori. Avere tra le mani il codice sorgente liberamente modificabile, ha in un certo modo reso possibile una sorta di secondo sviluppo del videogioco stesso che ha permesso agli stessi videogiocatori di plasmare e creare secondo la loro propria volontà. Nuove mappe, armi, classi, modalità di gioco, eventi natalizi, pasquali, insomma chi più ne ha, più ne metta.
Ricapitolando tutto il discorso, credo si possa tracciare una linea di risposta che unisca tutti i punti analizzati in precedenza. Una community di videogiocatori appassionati dello stesso titolo, consapevole della sua forza, ha saputo trasformare un semplice gioco in un vero e proprio ecosistema modellato secondo le proprie necessità, mettendosi in gioco e contribuendo, per dimostrare la propria passione e la riconoscenza (alla quale mi aggiungo nel porgere i ringraziamenti ) nei confronti di una casa sviluppatrice di videogiochi che secondo me, ha davvero capito come fare contenta la propria utenza ( ..e scusate se è poco!).
Grazie mille per aver dedicato un paio di minuti a conoscere la mia storia personale, avete ora voi qualcosa da raccontarmi in merito ad una vostra esperienza o a quella di un amico che non riuscite davvero a scollare da un gioco? Fatemelo sapere sotto nei commenti!