L’etica è sempre stata una tematica molto dibattuta in svariati campi, da quello scientifico sino a quello artistico: cosa è giusto o sbagliato rappresentare? Qual è il modo giusto di rapportarsi con il pubblico e come fare per non venir fraintesi? Argomenti forti, devono per forza di cose venire mostrati con scene forti?
Il videogioco si è trovato spesso a doversi scontrare con il concetto di tabù, scendendo a patti e a compromessi molto spesso.
Tematiche quali la droga e la prostituzione furono i primi a venir edulcorati o censurati, basti solo pensare al cambio di nomi delle sostanze stupefacenti nei Fallout o alle ovvie censure in titoli quali i GTA.
Ultimamente però ci si sta confrontando con cose nuove e che pongono in dubbio la questione se sia giusto o meno censurare o vietare l’argomento trattato.
Giochi di “pessimo gusto” per citare il celebre youtuber Fraws di Parliamo di videogiochi ci spingono a riflettere su tale dettaglio, ossia giochi simili esistevano già e il solo fatto di inserirli in momenti e situazioni realmente accadute sembra essere l’unica molla che faccia scattare subito disagi e polemiche, mentre se nomi e fatti fossero solo richiami e similitudini sarebbero andati bene.
La questione quindi è questa, è l’etica o il sentimento di “scandalo” travestito da essa a smuovere proteste e a far ritirare gli articoli incriminati dal mercato.
Proporre un prodotto identico con un nome differente era in passato un escamotage efficace che però si sperava un giorno non dovesse più servire.
Giochi di pedofilia, stalking (come BIKO) o quant’altro come dovrebbero essere visti, accettabili perché espressione libera di un mercato libero? La domanda vera da porsi è: potrebbero realmente attrarre un pubblico interessato all’acquisto?
La crudezza e la libera crudeltà che è stata tanto accusata in giochi come Strike o Hatred possono venir tranquillamente messi a confronto con Postal, videogioco divenuto un CULT nel tempo o Carmageddon che grazie alla sua violenza gratuita ha saputo farsi amare e apprezzare da una fitta schiera di fan.
La violenza è catartica, dona spesso un senso di appagamento e fortunatamente quasi la totalità dei giocatori sa discernere da ciò che è possibile fare in un videogioco da ciò che è lecito fare nella realtà.
In conclusione, l’etica appare essere molto labile, lascia il tempo che trova, evolve, scuote critiche e favori dal pubblico, si ridimensiona o travolge creazioni e i loro creatori.
In passato veniva pensata come un caposaldo, statico e inamovibile, universale e razionale, ma si è dimostrato invece un mero strumento inesatto e volubile da parte della società, che essendo in continua evoluzione cambia anche i suoi valori rendendoli estremamente soggettivi.
L’etica si è dimostrata una maschera sul volto dell’ipocrisia sociale, mancando spesso del suo dovere di tutrice delle persone su temi delicati o inappropriati se gestiti con leggerezza, rispetto alla ormai funzione di giustiziare e condannare chi tratta argomenti scomodi al più.