Heavy Rain è un gioco che ha fatto molto discutere, non solo per essere stato tra i primi e meglio riusciti del suo genere, ma anche per le tematiche trattate e la crudezza dei suoi contenuti. Pubblicato per la prima volta nel lontano 2010 per Playstation 3, è stato riadattato per Playstation 4 nel 2016 e lo scorso mese (agosto 2018) è stato disponibile gratuitamente per gli abbonati PS Plus, e forse molti di voi ci avranno giocato per la prima volta proprio per questo.
Dotato di un gameplay molto innovativo per il suo tempo, impensabile su vecchie piattaforme come la Playstation 2, il gioco è un dramma interattivo a tutti gli effetti: oltre alle cinematiche in cui è richiesto di prendere le decisioni con cui i personaggi si trovano a fare i conti, si trovano anche scene d’azione in quick time event, dove è necessario premere entro un tempo limite il tasto indicato. Inoltre sarà possibile esplorare e interagire con lo spazio di gioco, portare a termine le missioni in diverse modalità e ascoltare i pensieri dei personaggi.
Altro aspetto fondamentale, il finale e il destino dei protagonisti sarà influenzato dalle azioni e scelte del giocatore.
Tutti questi aspetti permettono di personificare l’esperienza di gioco e lo sviluppo della storia, molto avvincente, cosicché si vivrà un’immersione completa nella narrazione grafica; giocando si avrà sempre di più l’impressione che quello a cui si sta assistendo sia qualcosa di “proprio”, che in una certa misura ci appartiene, poiché la trama – scritta benissimo – è stata effettivamente influenzata dalle proprie scelte e quindi quella di Heavy Rain diventa piano piano la nostra storia. Si tratta di un’esperienza emotiva fortissima, poiché il gioco ci porta ad immergerci completamente in esso e nei drammi umani vissuti dai suoi personaggi. Queste emozioni, per di più, sono enfatizzate dalla bravura degli attori che danno vita ai diversi protagonisti.
Heavy Rain può essere descritto da molti come un videogioco “psicologico”, non solo per l’intenso susseguirsi di emozioni crescenti, ma anche per l’empatia che viene a costruirsi tra videogiocatore e personaggi, e per il livello di identificazione con loro che ci fa sperimentare. Si avrà proprio l’impressione di aver vissuto nei panni di qualcuno. Non persone qualunque, ma che si trovano a vivere vicende terribili che ne segnano il destino e anche la salute mentale. Perché in Heavy Rain la sofferenza mentale, ovvero i disturbi psichici, sono una costante e si possono rivedere numerose volte. Penso che in molti si siano chiesti “ma di che cosa soffre Ethan? Che disturbi ha?”, oppure “ma perché Madison non riesce a dormire?”, o “perché Shaun è così ritirato?”. Ebbene, potrete trovare queste risposte e altri approfondimenti sulla salute mentali dei restanti personaggi principali del capolavoro della Quantic Dream proseguendo nella lettura dell’articolo. Ovviamente, non si tratta di diagnosi vere e proprie, ma di qualche piccolo dettaglio diagnostico che chi scrive ha cercato di cogliere.
ATTENZIONE: Vi ricordiamo che poco più in basso troverete possibili SPOILER , per cui se non avete ancora giocato ad Heavy Rain ma avete intenzione di farlo, leggete l’articolo dopo averlo concluso.
ETHAN MARS
Ethan, un uomo che non si dà pace per la morte del figlio maggiore, Jason, investito davanti al centro commerciale in cui era stato accompagnato dai genitori per il suo compleanno. Nonostante Ethan si sia letteralmente lanciato sotto l’auto che ha ucciso il primogenito pur di evitare il peggio, anche se senza successo, non riesce a darsi pace per quanto accaduto e si sente colpevole di non essere stato un buon padre. Sopravvissuto a 6 mesi di stato comatoso, dopo la separazione dalla moglie non riesce a sfuggire dai sensi di colpa ed è tormentato dal rimorso. Ethan rimugina continuamente su quanto successo, e dopo l’accaduto sembra non giovare più della creatività che gli aveva permesso di diventare un brillante architetto, e si mostra meno curato nell’aspetto: infatti, è possibile notare una barba più incolta rispetto all’inizio del gioco e un vestiario dai colori meno accesi. Oltre ad uno stile depressivo di base, ciò che cattura l’attenzione sono i suoi stati di “blackout”, momenti che durano diverse ore in cui non ha il controllo di quello che fa e di cui non ha alcuna memoria: a prima vista, sembrerebbero delle amnesie dissociative, che possono essere tipiche nel Disturbo post-traumatico da stress. Va considerato inoltre che Ethan presenta una sofferenza psicologica e fisica intense quando si trova in mezzo alla folla, dal momento che gli ricorda l’evento traumatico della morte del figlio, in particolare la ressa al centro commerciale che gli impediva di raggiungere Jason, oltre ad avere dei flashback dell’episodio.
SHAUN MARS
Il figlio minore di Ethan sembrerebbe anch’egli profondamente segnato dalla morte di Jason: infatti, anch’egli sembra avere dei pensieri che richiamano continuamente l’evento traumatico, come testimoniato dal disegno raffigurante proprio l’incidente d’auto in cui sono stati coinvolti il padre e il fratello maggiore presente nella sua cameretta da letto. Un altro indizio potrebbe essere il suo modo di fare, come i suoi sentimenti di distacco verso gli altri, o la difficoltà a provare piacere per attività ludiche.
MADISON PAGE
Giornalista di 27 anni, durante la sua presentazione ad Ethan, se si sceglie di dire la verità, si scoprirà che per via di “un brutto periodo” degli ultimi mesi fatica a trovare il sonno. Per questa ragione, nel capitolo in cui fa la sua comparsa sarà possibile farle assumere dei sonniferi. I sintomi dell’insonnia sono tutti presenti: fatica a prendere, mantenere il sonno e a riaddormentarsi dopo un risveglio precoce. Non sembrano essere presenti altri disturbi e non risulta chiaro quale sia il motivo che la porta ad avere difficoltà ad addormentarsi.
NORMAN JAYDEN
Criminologo dell’FBI inviato per catturare il killer degli origami, Norman risulta dipendente da una sostanza fittizia chiamata Triptocaina, di cui sovente nel gioco mostra malesseri ad essa relativi. Nonostante la scelta di fare uso di questa sostanza o meno spetti spesso al giocatore, la dipendenza del personaggio è antecedente agli eventi del gioco. In tutto e per tutto, si potrebbe dire che Norman soffra di un Disturbo da dipendenza correlata a sostanze: tremori, tachicardia, cefalee, pallore e allucinazioni sembrano colpire questo personaggio quando sente il bisogno irrefrenabile della sostanza; una vera e propria crisi d’astinenza che il giocatore si troverà ad affrontare, scegliendo se rinunciarvi oppure no.
GORDI KRAMER
Il figlio del grande magnate contro cui l’investigatore Scott Shelby si scaglierà sembra affetto dal Disturbo antisociale di personalità: ricerca del crimine per divertimento, arrecare danno agli altri per piacere senza rendersi conto della gravità della situazione e senza avere rimorso. Una persona incapace di provare empatia, noncurante degli altri e con tratti schizoidi pronunciati (emblematica la scena in cui, nonostante l’avvenenza di due prostitute, continui a sghignazzare guardando un cartone animato demenziale).
IL KILLER DEGLI ORIGAMI
È sempre difficile presentare il quadro di un serial killer, anche perché la sua compulsione ad uccidere trova sempre radice in motivazioni della sfera emotiva, affettiva e sessuale. Nel caso del killer dell’origami, si tratta di una persona che, parimenti ad altri casi di serial killing, ha subito abusi nell’infanzia, vivendo in condizioni di degrado ed incuria: maltrattato da un padre alcolista, ha assistito alla morte per annegamento del fratello gemello dopo che proprio il padre si sia rifiutato di salvarlo, incapace di comprendere e di volere per via di un tasso alcolico troppo elevato. Per via di questo trauma, il killer cercherà di mettere i padri dei bambini che sequestra nelle condizioni di superare le prove più pericolose e autolesioniste possibili per poter trovare “un padre capace di dare la vita per il proprio figlio”. Non certo il modo migliore per superare un trauma.
David Cage, “padre” di Heavy Rain, è stato sicuramente capace di fornire un videogame in grado di assorbire l’emotività dei suoi giocatori e di farli immedesimare in personaggi dal profilo psicologico complesso, le cui storie di vita sono caratterizzate da sofferenze rinvenibili nel mondo reale e perfettamente personificate in questo capolavoro videoludico. Resto convinto che questo gioco sia un ottimo esercizio per sviluppare la propria empatia e dare meno per scontata la complessità delle vicissitudini di ogni persona.
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2 Commenti
Copiato spudoratamente dal Superuovo XD XD https://www.ilsuperuovo.it/psycho-game-caratteristiche-e-complessi-psicologici-dei-personaggi-di-heavy-rain/ ma vergognatevi!!! XD
Ciao Andrea,
Non ho capito bene a chi è rivolto il tuo commento: il nostro articolo e stato scritto prima (3 settembre 2018) rispetto a quello del superuovo che hai riportato(8 maggio 2019), nel quale peraltro ci citano.
Se ti riferisci al loro articolo invece capita spesso che autori di altri testate riprendano i nostri contenuti, ma se ci citano, come in questo caso, a noi fa solo piacere 🙂