Buongiorno videogiocatori, qualsiasi sia la vostra piattaforma e qualsiasi sia il vostro genere preferito sono sicuro che il 99% di voi conoscerà Half Life. Gioco unico nel suo genere diventato un vero e proprio Cult. Dopo aver ricevuto 2 espansioni e un seguito, la saga di Half Life sembra essersi fermata da tempo. Nonostante l’enorme numero di videogiocatori e appassionati della serie in attesa del fatidico terzo capitolo esso sembra un miraggio molto lontano.
Tra poco meno di un mese Half life compirà 20 anni e ho quindi deciso in questo articolo di analizzare questo titolo anche in chiave personale per far emergere tutti i pregi e peculiarità che hanno permesso a questo fps di segnare la storia dei videogame.
Ma cominciamo analizzando il gioco per chi non ne avesse mai sentito parlare o non lo conoscesse così a fondo.
Half Life chiamato anche Half Life: Source è un FPS fantascientifico con elementi di esplorazione ed enigmi, sviluppato da Valve nell’ormai lontano 1998. Nel gioco impersoniamo Gordon Freeman, non un eroe, non un soldato, ma semplicemente un dottore assunto presso il centro di ricerche Black Mesa nel Nuovo Messico. A causa di un’ esperimento fallito la normale routine giornaliera di Gordon viene stravolta. Lo scienziato si ritrova a dover scappare attraverso l’enorme struttura danneggiata dall’invasione di alieni scatenatasi a causa dell’ apertura di un portale.

Dr Freeman nella sua tuta HEV.
Ai tempi della sua uscita il genere degli FPS stava fiorendo più che mai e potevamo trovare dei colossi del calibro di Quake, Doom e Wolfenstein. Gli anni 90 avevano visto la transizione di questo genere di giochi da un tipo di grafica basata su sprite e texture bidimensionali a veri e propri mondi tridimensionali, sfruttando le nuove tecnologie delle schede video come le Voodoo 3dfx. Questi giochi erano però accomunati da meccaniche di gioco molto simili. Esse prevedevano molti livelli indipendenti pieni zeppi di nemici da uccidere per arrivare al Boss di turno. Se da una parte questi tipi di giochi prevedevano azione e adrenalina a palate, Half Life invece voleva introdurre una sua rivisitazione inedita delle avventure in prima persona.
Il protagonista infatti si trovava catapultato nella vita di un semplice scienziato che, dotato solamente di una tuta protettiva e un’iconico piede di porco, doveva combattere per la sua sopravvivenza, ma anche interagire con il personale superstite, navigare all’interno dei giganteschi macchinari della centrale e risolvere puzzle. Il tutto per la salvezza sua e delle altre persone rimaste intrappolate all’interno di Black Mesa. L’aggiunta dell’elemento drammatico e sinistro in un gioco diverso da un horror era stata una scelta innovativa per l’epoca.
Azioni come usare scale, interagire con bottoni e leve, girare saracinesche, entrare nei condotti di aerazione e tante altre; La presenza di questo tipo di interazione aumentava il livello di controllo dell’ambiente dato al videogiocatore, alzando l’immersione a livelli mai raggiunti all’epoca.

Due scienziati intenti nel controllare un macchinario appena danneggiato.
Un’altra novità portata da Half Life è stata l’utilizzo massiccio di azioni scriptate per aiutare lo svolgimento e la narrazione dell’avventura. Molti NPC erano programmati per svolgere azioni in autonomia e rispondere con frasi e commenti se interpellati da Gordon. Potevamo trovare scienziati intenti a discutere delle equazioni su di una lavagna o guardie interagire con computer. Macchinari che improvvisamente smettevano di funzionare, gruppi di ignari superstiti che venivano brutalmente uccisi da qualche bestia aliena, la densità di questi eventi ha senza dubbio aiutato a creare un mondo di gioco vivo e vegeto dove Gordon ne era un semplice abitante.
A differenza della maggior parte dei giochi dell’epoca, una delle peculiarità di Half Life era la totale assenza di video introduttivi o cutscenes mostrate durante la storia. Tutta l’avventura di gioco è narrata al giocatore tramite gli occhi di Gordon Freeman e l’interazione che egli ha con l’ambiente di gioco. Inoltre lo scienziato non proferirà mai parola durante l’avventura rimanendo sempre in silenzio. Lo scopo era di rendere il videogiocatore un tutt’uno con l’avventura fin dal primo secondo di gioco. Non esistevano livelli separati, la storia proseguiva dall’inizio fino alla fine, interrotta da brevi transizioni per i caricamenti ovviamente necessari. Il giocatore però non perdeva mai il controllo del personaggio e viveva con i suoi occhi tutta la dura giornata “di lavoro” dello scienziato.
Half Life fin dal suo debutto ha ottenuto ottime valutazioni sia dalla critica che dai fan e giocatori. Come abbiamo visto il suo punto di forza è stato quello di creare una vera e propria trama che scorre fluida nelle mani del videogiocatore che deve carpire le informazioni solamente da ciò che vede e che succede nel mondo di gioco, creando un’esperienza immersiva e ricca di interazione. Secondo Newell uno degli ideatori del gioco, Gordon rimane in silenzio proprio perché è il giocatore che deve “parlare per sé” giocando nei panni dello scienziato. Tutta l’avventura scorre direttamente dal videogioco al giocatore come un unico filo conduttore.
La sua storia è la tua storia.