La nostalgia in psicologia e nei videogiochi: il caso di Crash Bandicoot e Spyro

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Protagonista dei pomeriggi degli anni ’90 e simbolo della nascita di una passione comune, quella scatola grigia ha dato vita ai videogiochi che hanno segnato la nostra infanzia e che, ancora oggi, ci fanno tornare bambini.
A distanza di decenni, i giocatori continuano a chiedere a gran voce di rivivere quelle emozioni, impersonando nuovamente le icone che hanno fatto la storia.
Finalmente, i nostri desideri sono stati ascoltati.
Se nel 2017 il ritorno di Crash Bandicoot ci aveva fatto brillare gli occhi, oggi la nostalgia è incontrollabile con l’uscita di Spyro Trilogy Reignited.

 

 

Ma cosa ci rende tanto legati alle due serie?
Entrambi hanno per protagonista non un umano, bensì un pazzo marsupiale e un draghetto viola. Tutti ricorderemo, poi, i compagni e i nemici dei nostri eroi, come il Dottor Neo Cortex e i suoi folli esperimenti o Sparx, la fedele libellula di Spyro. Se da una parte Crash prevede percorsi estremamente lineari, Spyro si apre ad un esplorazione maggiore, offrendoci un assaggio di quello che poi diventerà l’open world.
Come potete immaginare, il successo delle due serie, ad oggi, è determinato principalmente dall’elemento nostalgia.

 

Tutti l’abbiamo provata nella vita, ma sappiamo davvero cos’è e quali meccanismi psicologici implica?

Al contrario delle emozioni primarie, come rabbia e paura, la nostalgia è un’emozione secondaria, culturalmente appresa, che prevede sensazioni sia positive che negative. Nasce da una contemplazione personale di un’esperienza del passato, esperienza che ci si aspetta di non rivivere più. Per questo motivo, la nostalgia è accompagnata da un senso di perdita e, al contempo, da un senso di piacere pieno di rimpianto.
Quindi, se da una parte i pensieri nostalgici rimpiangono una perdita, dall’altra includono la sua accettazione, il che rende la nostalgia un’emozione dolceamara.

La reminiscenza del passato, la considerazione del presente e la proiezione nel futuro sono processi cognitivi interdipendenti, che condividono substrati neurologici. Evidenze cliniche, infatti, dimostrano che pazienti con difficoltà a richiamare eventi del passato mostrano anche problemi ad immaginare esperienze future. Inoltre, è stata osservata la presenza di un legame tra nostalgia e ottimismo verso il futuro. Stando agli studi del settore, infatti, se giocando a questi titoli richiamiamo emozioni positive rispetto al passato e alla nostra infanzia, tale positività può dilatarsi nel tempo e produrre prospettive migliori per gli eventi a venire.
In sostanza, quando diventiamo nostalgici, ci sentiamo al contempo ottimisti rispetto al futuro.
Questa prospettiva sembra ormai lontana dalla considerazione della nostalgia come patologia, espressione di un mancato adattamento alla realtà presente e trepidazione per il futuro. Tale visione cominciò a sbiadirsi nel tardo 20° secolo, nel momento in cui si è diffusa la visione della nostalgia come emozione positiva e utile.

 

In definitiva, avere la possibilità di giocare nuovamente ai titoli che hanno segnato la nostra infanzia non può che essere un’esperienza positiva. Ci consente, infatti, di richiamare eventi, sensazioni e pensieri custoditi nel nostro passato, di avere una considerazione migliore del futuro e di dimenticare, almeno per un po’, gli impegni e le incombenze “da grandi”.

 

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Cheung, W. Y., Wildschut, T., Sedikides, C., Hepper, E. G., Arndt, J., & Vingerhoets, A. J. (2013). Back to the future: Nostalgia increases optimism. Personality and Social Psychology Bulletin39(11), 1484-1496.

Dickinson, H., & Erben, M. (2006). Nostalgia and autobiography: The past in the present. Auto/Biography14(3), 223.

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