Abbiamo visto qualche anno fa con questo articolo, come perdere ai videogiochi può renderci persone migliori. Oggi riprendiamo l’argomento andandoci a interessare su un punto chiave del fallimento: perchè non ci arrendiamo? Cosa ci spinge a continuare nonostante tutto?
Chiediamo a qualsiasi giocatore di dirci perchè gioca ai videogiochi e la risposta sarà quasi sempre: perchè è divertente! Ma se poi andiamo ad osservare una sessione di gioco, per la maggior parte del tempo non si fa altro che innervosirsi, lamentarsi animatamente e usare linguaggio scurrile.
Non sembrano quindi nè la pace, nè il divertimento i veri stimoli di un giocatore, ma allora cosa spinge a giocare?
A rispondere a questo quesito ci ha pensato uno psicoterapeuta danese, Jesper Juul, con un saggio totalmente dedicato all’arte del fallimento.
In condizioni normali le persone fanno il possibile per evitare il fallimento, anche in condizioni di isolamento, quindi senza la presenza di altri individui, spesso si elaborano scuse per giustificare o allontanare colpe di determinati sbagli. Ma i giocatori tendono a rimettersi più e più volte in condizioni che portano ad una elevata possibilità di fallimento.
Nel proprio saggio Juul parla del Paradosso del fallimento, uno scontro fra il desiderio del giocatore di evitare il fallimento e la smania che lo porta a ricercarlo.
Quando perdiamo, scopriamo le nostre mancanze in determinate abilità o nel nostro approccio al gioco. Per quanto scopriamo però di non essere in grado di compiere azioni che normalmente non compieremmo nelle realtà, come uccidere un drago, recuperare una principessa in un altro castello o evitare che il cavallo inciampi nell’ennesimo sasso, non è comunque piacevole.
Sono abilità che si imparano solo giocando e che si interiorizzano unicamente continuando a provare.
I giocatori imparano anche quindi a non dare peso al fallimento? Assolutamente no, spesso e volentieri si finisce anche per cercare delle scuse come il lag, i Camper o gli hacker; e non dimentichiamoci i tipici scatti d’ira.
Eppure il fallimento è una chiave fondamentale dell’esperienza del gioco.
Un sondaggio effettuato dall’autore (Clicca qui) ha verificato che tendenzialmente si preferiscono i giochi in cui si è responsabili per il fallimento e non quelli in cui è più facile vincere. Spesso si mette anche la difficoltà più alta o addirittura ci si impongono determinate regole per rendere l’esperienza ancora più complessa (come la famosa nuzlocke challenge nelle serie Pokemon, con determinate regole fissate dal giocatore che trovate qui).
Il giocatore “desidera” il fallimento, perchè senza di esso il successo non avrebbe alcun valore, si ricercano quei giochi che sono in grado di metterti in difficoltà, che regalano una vera sfida, poiché provocano una soddisfazione molto più alta quando si riescono a finire.
Spesso e volentieri ci emozioniamo molto di più a superare una determinata parte che ci stava facendo impazzire, più del finire il gioco in sé.
Un gioco che però presenta ostacoli insormontabili o non offre la giusta chance al giocatore, viene profondamente disprezzato. (Es. E.T. The Extraterrestrial dell’Atari 2600, che si pensa abbia causato il fallimento della console e azienda stessa).
Dark Souls o The Binding of Isaac sono probabilmente la quintessenza del circolo Fallimento-Miglioramento riconosciuto da Juul e funziona in questo modo: Viene introdotto un obiettivo, il mancato raggiungimento di esso rivela delle inadeguatezze e si cerca quindi una soluzione. Dopo aver provato diversi approcci si trova la soluzione e il circolo ricomincia da capo.
Juul conclude: Il fallimento nei giochi ci dice che siamo imperfetti e difettosi, così i videogiochi incarnano l’arte del fallimento, una forma singolare di arte che ci prepara a incontrare problemi e ci concede di sperimentare e sperimentare ancora con il fallimento.
Accettando il circolo Fallimento-Miglioramento, possiamo estrapolare vantaggi anche per il mondo reale. Si crea nel giocatore una precisa mentalità, che lo porta a misurasi sempre con delle sfide e a non arrendersi tanto facilmente. Nei videogiochi le vittorie sono spesso ricompensate e/o festeggiate con colonne sonore accattivanti, cosa che ovviamente non sussiste nella realtà, come spesso non si hanno obiettivi chiari e definiti. Chi non gioca può finire quindi per trovarsi più in difficoltà a perseguire uno scopo di un giocatore. Perchè il videogiocatore conosce l’arte del fallimento e ha interiorizzato il procedimento per raggiungere una soluzione.
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