GTA V: uno studio recente lo paragona a The Sims 3

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L’idea che i videogiochi violenti rendano i loro fruitori più aggressivi di quanto non siano è fortemente radicata nel senso comune. Capita spesso, infatti, che molti genitori si preoccupino dell’adeguatezza del contenuto del videogame a cui i loro figli stanno giocando, poiché temono che ne aumenti l’aggressività, o che non sia educativo per loro. Molte di queste preoccupazioni vengono smorzate approfondendo l’argomento, su cui noi di Horizon abbiamo sempre cercato di mantenere i lettori informati: al momento, sembra che chi ha sempre fruito abitualmente di giochi violenti non presenti alterazioni significative a lungo termine nelle aree cerebrali che regolano l’empatia, non differenziandosi, quindi, da chi non è solito svagarsi con alcun videogame (per saperne di più, clicca qui).

Nonostante alcune ricerche stiano ridimensionando le preoccupazioni relative ai videogiochi violenti, e il sistema di classificazione PEGI aiuti i genitori ad essere informati sull’appropriatezza dei loro contenuti per varie fasce d’età, certi stereotipi sono duri a morire (per saperne di più sul PEGI, clicca qui). Alcuni videogame, infatti, sono diventati noti al grande pubblico per il loro contenuto non proprio “educativamente corretto”, e sembrerebbero portare con sé lo stigma di “videogame da evitare assolutamente per non diventare un cattivo ragazzo”. Stiamo parlando di Grand Theft Auto (altrimenti noto con l’abbreviazione GTA), la famosa serie di videogiochi targata Rockstar a lungo incriminata di influenzare negativamente l’aggressività dei giocatori e i rispettivi valori morali, ritenuta capace, addirittura, di spingerli sulla cattiva strada. GTA è stato sempre maltrattato dalla critica, già a partire dallo storico San Andreas, tanto che molti non-giocatori sarebbero in grado di associarne il titolo al suo contenuto, pur non essendosi mai interessati di videogiochi, e additarlo come videogame da evitare ad ogni costo.

La serie di Rockstar è sempre stata ambientata nel mondo del crimine, che fa da sfondo alle vicende dei protagonisti e alle gesta da loro compiute: pestaggi, sparatorie, omicidi, furti, parolacce, poliziotti corrotti, gangster, e chi più ne ha più ne metta, sono elementi che ne caratterizzano il gameplay. A titolo d’esempio, ricordo che, da ragazzino, questa serie era conosciuta dagli adulti come “il gioco dove puoi investire i pedoni”. La preoccupazione è legittima, perché il contenuto di questi videogame è palesemente inadatto ai ragazzini. Tuttavia, l’impressione è che GTA abbia acquisito una notorietà che vada ben oltre la classificazione del suo pubblico: il gioco, infatti, è forse il più comunemente citato quando si vogliono mettere in cattiva luce i videogame violenti; probabilmente, potrebbe pure essere quello a cui si è fatto maggiormente ricorso, in alcuni articoli di giornale o servizi mediatici, per rintracciare la causa di condotte patologiche disadattive, come i comportamenti criminali negli adolescenti.

Vogliamo portare una buona notizia a tutti i fan della serie, ma anche a chi è interessato a mettere le mani sul gioco della Rockstar: una recente ricerca ha dimostrato che giocare a GTA non ha conseguenze negative a lungo termine sull’aggressività dei suoi fruitori! Non solo, perché anche l’ansia, l’impulsività, l’umore, il controllo esecutivo e, infine, le capacità interpersonali e di mettersi nei panni degli altri non sono risultate alterate. In pratica, è stato scoperto che giocare a GTA per un lungo periodo non comporta alcuna variazione di queste sei dimensioni, e ha gli stessi effetti di giocare a The Sims 3. Sembrerebbe sorprendente, nonostante la serie sia stata a lungo citata come potenziale causa di ogni devianza giovanile. Ma concentriamoci sull’esperimento e approfondiamolo meglio.

Lo studio, pubblicato nel 2018, è stato condotto da un team di ricercatori tedeschi, composto da Kühn, Kugler, Schmalen e colleghi. Per la ricerca è stato fatto ricorso ad un campione di persone adulte non abituate all’uso di videogiochi, e con poca esperienza videoludica alle spalle. I partecipanti sono stati quindi divisi in tre gruppi: il primo e il secondo gruppo hanno dovuto giocare per due mesi, per almeno 30 minuti al giorno, rispettivamente a GTA V e a The Sims 3, entrambi i giochi nella loro versione per Playstation 3. È importante sottolineare come The Sims 3 sia una simulazione di vita quotidiana e abbia un contenuto prosociale, esattamente l’opposto di GTA V. Il terzo gruppo, invece, non ha dovuto videogiocare affatto per lo stesso periodo di tempo, fungendo così da gruppo di controllo. Alla fine di questi due mesi, i componenti di ogni gruppo hanno dovuto compilare diversi questionari e rispondere a test computerizzati per misurare i livelli di ansia, aggressività, umore, impulsività, empatia, e controllo esecutivo. Due mesi dopo queste rilevazioni è seguito un follow-up, in cui i questionari sono stati compilati nuovamente.

Tre gruppi, due videogiochi, uno violento e uno che favorisce l’altruismo. I risultati, come accennato poco sopra, indicano che non sono emerse differenze significative tra i partecipanti all’esperimento. Gli effetti del violento GTA V sull’aggressività sono paragonabili a quello del prosociale The Sims 3, i quali, a loro volta, sono simili alle conseguenze che ci sarebbero non giocando affatto. I risultati, commentano i ricercatori, sorprendono se paragonati a quelli raggiunti da precedenti ricerche che sostenevano il contrario. La ragione di questa discrepanza può essere spiegata dal fatto che le influenze dei videogame violenti sull’aggressività dei fruitori durino per pochi minuti in seguito alla conclusione della sessione di gioco, per poi svanire senza lasciare conseguenze sul lungo periodo.

Va ricordato che l’esperimento è stato condotto su persone adulte, che avevano già compiuto almeno 18 anni d’età, e che, quindi, non contrastavano con le indicazioni del PEGI, che sconsigliano l’uso di GTA V ad un pubblico più giovane. Ciò non toglie il fatto che, molto probabilmente, la serie di Rockstar sia stata messa al centro di una polemica durata anni, che, alla fine, si è dimostrata espressione di un timore che non aveva riscontro nella realtà. La ricerca scientifica continua a raccogliere dati che smorzano un’eccessiva preoccupazione relativa ai videogiochi violenti. In questo caso, per la gioia dei fan della serie, sembrerebbe finalmente possibile affermare che giocare a GTA non fa male a nessuno.

 

Fonti

Szycik G.R., Mohammadi B., Münte T.F. and te Wildt B.T. (2017). Lack of Evidence That Neural Empathic Responses Are Blunted in Excessive Users of Violent Video Games: An fMRI Study. Frontiers in Psychology, 8: 174.

Kühn, S., Kugler, D., T., Schmalen, K., Weichenberger, M., Witt, C., Gallinat, J. (2018). Does playing violent video games cause aggression? A longitudinal intervention study. Molecular Psychiatry. DOI: 10.1038/s41380-018-0031-7

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