I Souls e la generazione dei non-morti

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Sulla serie della From si è scritto già tanto, ed il fatto che rimuginando si riesca sempre a trovare qualcosa da aggiungere è indice della qualità del prodotto, non solo in termini videoludici ma anche comunicativi.

Statistiche precise sulla composizione dei giocatori è impossibile trovarle, ma incrociando le info in rete più il profilo tipo dell’utente appassionato di souls, si riesce ad individuare facilmente la maggior parte della fetta d’utenza, rilevando che va dai 20 ai 35 anni su scala mondiale ma che si concentra intorno ai 30 anni se guardiamo specificatamente all’Italia.

Fare parte della “generazione degli anni 80”, nel nostro paese, vuol dire essere parte di quel gruppo denominato da molte testate nostrane “la generazione perduta”, cioè quella fascia di popolazione che è impantanata nel precariato, non avrà una casa se non quella dei genitori e non percepirà una pensione, ma che ha la passione per questi titoli.

Appena si arriva nel mondo ci si ritrova nudi ad uscire da una cavità buia, lontani dal calore – Il falò – Attraversando degli eventi senza un vero e proprio “tutorial”. L’istinto domina in questi casi: Molti dopo averle prese scappano, altri invece sono talmente testardi e diventano talmente abili da battere il primo demone, tutti ci si ritrova alla fine in un mondo dove le informazioni sono frammentate, gli eventi sono soggetti ad interpretazione e ci si trascina con una maledizione non richiesta.

È l’emblema di una generazione che – in parte – è costretta a muoversi attraverso una realtà non spiegata da nessuno, in una società devota al valore produttivo finalizzato al consumo immediato, quando ci si ritrova con caratteristiche che tendono ad altro si viene marchiati di una sorta di “maledizione”, così coloro che non sono riusciti a formarsi esclusivamente per diventare ingranaggi produttivi si ritrovano a dover fare i conti con una realtà che non gli perdona nessun errore, dove bisogna migliorare costantemente le proprie caratteristiche per adattarsi e riuscire nei propri intenti, su questo punto battono molto i Souls. Vero che stiamo parlando di un rpg action e che le migliorie al pg sono normali, ma questo genere di titoli è riuscito ad abbattere la quarta parete portando il giocatore stesso a migliorare le proprie abilità, è quindi possibile vedere persone che finiscono il gioco a SL1, oppure no hit run, o svariate altre combinazioni di challenge.

Una generazione di giocatori si riconosce in un eroe posto in un mondo che non riconosce più, in cui il tempo è distorto nella misura da confondere passato e futuro, che assumono la stessa valenza. Non è più possibile vivere come i propri genitori, i boomers, l’epoca rappresentata da loro è lontana ed ha lasciato un vuoto che mescola bei ricordi con la dura realtà come nel terzo capitolo.

Il Soulsborne rappresenta in un certo senso il rito di passaggio nella cultura popolare. Un individuo che, per diventare qualcosa ed autodeterminarsi è costretto ad affrontare una serie di difficoltà che lo mettono alla prova, l’adattamento e la riuscita sono il simbolo della vittoria nella società che accetterà l’iniziato, ed è questo desiderio di farsi accogliere che spinge a lottare contro e per un mondo che questi individui rifiuta. L’affinità con i titoli della From probabilmente scaturisce da questa voglia di rivalsa.

Quanti riescono a farcela? Basta dare un’occhiata alle statistiche di Steam: Il 90% arriva ad accendere il falò per la prima volta – Cioè già un 10% non sentirà mai calore. L’80% diventerà brace per la prima volta mentre solo il 50% avrà il piacere di duellare con i Guardiani dell’Abisso arrivando con il 20% a battere il boss finale. Durante il percorso, insomma, perderemo l’80% dei giocatori circa – che come percentuale ricorda molto quelli che nella vita “ce la fanno”, il bello però è che tutti quelli che superano lo scoglio finale tendono a platinare il gioco: “La volontà di potenza è espressione dell’anima più furiosa” come diceva Nietzsche.

Che poi si vincoli la fiamma o si lasci sprofondare il mondo nell’età oscura, per questa generazione, sarà comunque una vittoria.

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