Grazie alla loro larghissima diffusione, i videogiochi rappresentano una vetrina molto ambita dai pubblicitari: sono infatti in grado di raggiungere molti target diversi di persone, riuscendo così efficacemente a pubblicizzare i loro prodotti.
Sebbene non se ne parli molto, questa strategia pubblicitaria potrebbe rappresentare un orizzonte molto redditizio per grandi marchi o aziende.
Che cos’è l’In-Game Avertising?
Anche noto con la sigla IGA, è una forma di product-placement molto simile alla pubblicità indiretta, che consiste nell’inserimento di annunci pubblicitari di vario tipo come prodotti specifici, brand o marchi famosi e popolari all’interno di un videogioco.
Si tratta di una strategia pubblicitaria potenzialmente molto efficace, perché l’inserzione presente all’interno del videogame non è invasiva ed intrusiva (come le classiche forme di annunci pubblicitari in altri contesti) impedendo di conseguenza ai giocatori di sottrarsi al messaggio pubblicitario.
Esistono 2 forme principali di in-game advertising:
- La SIGA (static in-game advertising) che permette di introdurre messaggi ed elementi grafici del brand durante la fase di sviluppo del gioco e che può essere specifica per ogni paese.
Ad esempio i cartelloni pubblicitari presenti a bordo campo nella serie di FIFA, che sponsorizzavano aziende e compagnie come Sony, Fly Emirates, Audi, ecc.
- La DIGA (dynamic in-game advertising) che permette di pianificare i messaggi secondo orario, data e area geografica dei giocatori. In questo modo è possibile inoltre conoscere l’esatto numero di volte in cui il messaggio viene mostrato ai giocatori e può essere modificato a patto che il gioco sia ancora in commercio.
Un esempio molto bizzarro lo possiamo trovare in Burnout Paradise, in cui nel 2008 l’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama si è fatto campagna elettorale tramite un banner pubblicitario all’interno del videogioco.
Quando nasce l’In-game advertising?
Non esiste una data precisa in quanto diverse fonti riportano periodi differenti, ma secondo Adverlab il primo caso si è verificato nel 1973 all’interno del gioco Lunar Lander in cui era presente un riferimento al panino BigMac di McDonald’s.
Il grande boom di questa tecnica pubblicitaria si ha invece negli anni ’80 quando molti brand e aziende cominciano ad accorgersi della potenziale efficacia rappresentata dal videogame nel veicolare messaggi pubblicitari. È proprio tra gli anni ’80 e ‘90 che nascono i primi “giochi brandizzati” come Pepsi Man, pubblicato in Giappone per PS1 nel marzo 1999.
Perché questa tecnica pubblicitaria è così efficace?
Ciò che la rende così efficace è la sua bassa intrusività che la contraddistingue da altre forme di pubblicità più invasive e disturbanti di pubblicità che possiamo ad esempio riscontrare in alcuni siti web o app.
Un’altra peculiarità è l’ambito in cui viene proposta: l’ambiente videoludico infatti rende il giocatore più attento e ricettivo ai messaggi che quindi aumenta la capacità persuasiva del banner pubblicitario, che nella maggior parte dei casi è contestualizzato e reso coerente con il gioco. Questo infatti aumenta la capacità persuasiva del messaggio.
I videogame con ambientazioni e contesti sportivi si prestano molto meglio di altri a queste forme di pubblicità, dato che si possono riscontrare anche nei contesti reali, motivo per cui l’appassionato di sport già si immagina di trovarle anche nel videogioco.
Ma non tutti i casi di in-game advertising sono legati al mondo sportivo: anche negli MMORPG come City of Heroes e nei simulatori di realtà come Second Life questa forma pubblicitaria viene largamente utilizzata.