Chi ha seguito l’evoluzione dei piccoli, coloratissimi e adorabili mostri sin dagli esordi ricorderà a menadito (o quasi) i primi 150 esemplari che popolavano quel Pokédex enorme e rossissimo consegnato dal Professor Oak ad Ash Ketchum. Era il lontano 1996 quando Satoshi Tajiri diede vita a un fenomeno complesso, multiforme e certamente universale: parliamo ovviamente dei Pokémon, creature dalle svariate dimensioni e classi elementali di appartenenza che non hanno bisogno di ulteriori presentazioni. Come ben sappiamo, le logiche narrative sottese sono bene o male sempre le stesse: un giovane allenatore in erba lascia casa e famiglia con il suo primo Pokémon per rincorrere il sogno di acchiapparli tutti, battere i membri della Lega e diventare il nuovo Campione.
Una trama molto facile, insaporita per bene dalla continua aggiunta di esseri mostruosi (badate bene, però: mostruosi, ma non paurosi), che ha rinnovato in maniera costante la schiera a disposizione. Come dicevamo, qualunque appassionato della saga ha bene in mente diversi esemplari e addirittura pare che i fan più datati posseggano una regione nel cervello che si è sviluppata proprio grazie a questi mostriciattoli tascabili. Uno scherzo? Niente affatto: lo sostiene uno studio pubblicato sulla rivista Nature Human Behavior, in base al quale le persone che hanno giocato a Pokémon durante la loro infanzia sembra che abbiano sviluppato un gruppo speciale di cellule cerebrali in grado di riconoscere le centinaia di specie.
Incredibile, ma vero, anche se non è una novità che gli esseri umani siano straordinariamente abili a riconoscere visivamente volti, parole, luoghi, numeri, colori e molti altri particolari, grazie a una serie di piccoli gruppi di neuroni, stimolati da attività ricorrenti, come sessioni di gioco prolungate con i titoli della saga. Teniamo conto però che si parla di bambini di oltre vent’anni fa, che stavano vivendo una fase di particolare sensibilità della propria vita. Non si tratta pertanto di un fenomeno relegato a un certo periodo della propria esistenza, ma è diventato praticamente una costante per parecchie persone: coloro cresciuti a pane e Pokémon sapranno bene cosa significa aver varcato la soglia dell’età adulta e non averne ancora abbastanza.
Un attaccamento quasi morboso, una copertina di Linus virtuale ormai diventata un tutt’uno con se stessi. Una richiesta costante proveniente dai fan, quella di continuare ad alimentare e mantenere vivi i mondi di Johto, Kanto e tutte le piccole città che hanno segnato la nostra vita, che ha portato persino alla possibilità di impugnare una vera e propria Pokè Ball come controller nei capitoli per Nintendo Switch e cercare creature in giro per le città reali tramite dispositivi mobili in Pokémon GO. Sono proprio queste continue evoluzioni e contaminazioni della vita quotidiana che hanno portato, ebbene sì, a un nuovo gioco per smartphone.
Un fenomeno che da una parte si propone in forme sempre nuove e accattivanti, dall’altra recupera vecchi miti e attrazioni di fine ventesimo secolo, come il celeberrimo Tamagotchi. Questo piccolo giocattolo che calamitava anche in maniera fin troppo eccessiva alcuni bambini dell’epoca viene oggi riproposto in una versione che permette di prendersi cura del nostro Eevee, portandolo sempre con noi come un cucciolo virtuale. Il design dell’ovetto è simile a quello utilizzato per il Tamagotchi del ventesimo anniversario, nel 2016, ma al posto di un tenero pulcino dovremo accudire il volpino, che potrà anche evolversi in Flareon, Jolteon, Vaporeon, Leafeon, Glaceon, Espeon, Umbreon o Sylveon, senza dimenticare le tre forme speciali Pop Star Eevee, Team Rocket Eevee e Ditto Eevee.
Proprio in veste dell’universo vivo e attivo che sa essere, anche quello dei Pokémon continua a espandersi, mostrando sempre qualche novità, qualche rivelazione per catturare l’attenzione dei fan e far sì che l’hype non venga mai meno per davvero. Acchiapparli tutti continua ad essere il sogno di tanti, l’ambizione di molti, ma una meta raggiunta per pochi, continuando a rincorrere la prossima avventura nell’universo di animaletti “forti e prorompenti, tutti differenti”.