5 videogiochi che “mettono freddo”!

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È possibile che i videogiochi riescano a generare sensazioni di freddo? In questo articolo proverò a mostrare come un certo tipo di atmosfera produca delle sensazioni molto simili a quelle date dal freddo e, visto che siamo in un’estate davvero molto calda, chissà che non possa incuriosire qualcuno che riuscirà a provare un po’ di refrigerio semplicemente giocando.

Come alcuni di voi avranno già immaginato, la maggior parte dei giochi presenti in questo elenco è composta da titoli horror. Il motivo è facilmente spiegabile: rispetto ad altri titoli, che puntano su un ritmo forsennato, sul divertimento generato dalla competizione o sul genere sportivo di riferimento, i titoli horror migliori si basano soprattutto sull’atmosfera. E se molti teenager possono apprezzare film e videogiochi dell’orrore che fanno leva sullo splatter e sui cosiddetti “jump scare“, i più cresciuti anelano a sensazioni diverse, quelle più propriamente sublimi e terrificanti date dal thriller, dalla suspense e da una buona atmosfera.

5. Dead Space

È indubbio che nel 2008, quando Visceral Games decise di far uscire Dead Space, molti fan dell’horror capirono subito che si trovavano di fronte a una pietra miliare del genere. Non solo perché il team di Electronic Arts era riuscito là dove molti avevano tentanto e fallito – creare un titolo horror di impatto, diverso dai soliti Resident Evil e Silent Hill – ma anche perché erano riusciti a sviluppare un bellissimo survival horror dalle atmosfere potentissime e soprattutto originali. Vagare con poche risorse negli interni claustrofobici della USS Ishimura ha regalato ( e regala ancora adesso) sensazioni magnifiche di paura e terrore. Gli effetti di luce, riuscitissimi e fra i migliori dell’epoca, illuminavano quel tanto che bastava a far proseguire il giocatore senza mai lasciargli avere il pieno controllo della situazione. Straordinariamente, gli elementi splatter presenti del gioco si armonizzavano perfettamente con i ritmi più lenti e meditativi, tipici dei giochi d’atmosfera. È vero, la violenza era tanta ma il ritmo non cedeva mai il passo alla lotta furibonda in un perfetto mix di esplorazione e combattimento. Una pietra miliare del genere e un titolo sicuramente in grado di far provare il freddo tipico dello spazio più remoto.

 4. Project Zero II: Crimson Butterfly

Altro titolo horror, forse non troppo conosciuto ma che scoprii all’età di 12 anni in offerta presso un negozio di informatica. Lo presi e non rimasi deluso. Quell’estate la passai rabbrividendo mentre mi muovevo nel villaggio maledetto al controllo di Mio cercando di scoprire le verità dietro il “rituale cremisi” e scattando fotografie ai tenebrosi fantasmi che popolavano il luogo. Esponente della saga tutta giapponese di Project Zero, questo secondo episodio arricchiva la formula innovativa del primo episodio, basata sullo shooting fotografico come metodo per sconfiggere i nemici. La genialità era proprio quella di combinare gli elementi esplorativi con inquadratura fissa alla Resident Evil e parzialmente dietro al giocatore come Silent Hill e le fasi di combattimento da risolvere utilizzando la “Camera Obscura”, un’antica macchina fotografica a pellicola in grado di imprimere sulla celluloide le immagini dei fantasmi presenti nella zona. La formula del gioco era perfetta: per fare più danni al nemico bisognava avere un tempismo perfetto nello scattare proprio quando la macchina fotografica metteva a fuoco il soggetto. Inoltre, la scelta della pellicola era fondamentale contro i nemici più forti, aggiungendo un elemento strategico certamente originale.

3. The Evil Within 2

La foto è stata scattata in game dall’autore dell’articolo.

Uno dei migliori giochi della corrente generazione e un titolo in grado di far tornare in auge la dimensione “cittadina” dell’esperienza survival horror. The Evil Within 2 miscela perfettamente tutti gli elementi che amiamo nei giochi d’atmosfera confezionando un prodotto che non è certamente perfetto dal punto di vista del gameplay ma che sa regalare emozioni uniche da quello della narrazione/atmosfera. Muoversi prima per l’Hotel e poi per Union genera sensazioni di ansia e attenzione costanti. Il rumore dei propri passi, quello dei nemici e della natura circostante è immediatamente capace di produrre gelo e paura. Ogni porta che viene aperta può portare a una dimensione alternativa dove non si sa cosa potrebbe accadere e quale minaccia attaccare il nostro protagonista. Le musiche, perfette per ogni situazione di gioco, evocano sensazioni oniriche e altre rispetto al gioco stesso, inserendosi in dimensioni psicologiche profonde e mai banalizzanti, se non a un primo sguardo.

2. Resident Evil 2: Remake

La foto è stata scattata in game dall’autore dell’articolo.

Non poteva mancare il RE dei Survival Horror, nella versione 2019 che porta con sé tantissime migliorie grafiche e sonore ( a patto di giocare con la colonna sonora originale) e che riesce costantemente a tenere il giocatore sul filo del rasoio con l’onnipresente Mr.X. Sebbene la dimensione gotica e sublime della stazione di polizia sia stata un po’ ridimensionata in favore di una struttura più adatta al moderno, le sensazioni generate dal rumore dei passi, dallo scricchiolio del legno e dal ritmo silenzio/azione perfettamente bilanciato in base al nemico, donano un’ansia costante. L’approfondimento effettuato dal punto di vista narrativo rende ancora più moderno un titolo che rimane ancora bellissimo nella sua versione PSOne.

1. Metal Gear Solid

Il capolavoro di Hideo Kojima è talmente carico di atmosfera, pathos e di forza espressiva che non basterebbero libri interi a contenere tutto ciò che si può dire su Metal Gear Solid. Muoversi nella Shadow Moses innevata con le musiche stupende di Harry Gregson-Williams è una delle esperienze più belle che si possano fare nella vita. Non esiste un gioco che riesca a farti provare sulla pelle il freddo che può aver provato Solid Snake all’interno della sua tuta d’infiltrazione, nonostante i peptidi antigelo. Questo merito va ancora più ampliato se consideriamo una veste grafica incredibile all’epoca ma comunque strutturata in grandi pixel e molto diversa dalla qualità che abbiamo oggi. Eppure nessun gioco è riuscito a eguagliare ciò che Kojima ha fatto con Metal Gear Solid. Sfido chiunque nelle giornate più calde a mettere le cuffie sulle orecchie e a far partire “The Best Is Yet To Come” e a non provare qualche brivido di freddo.

Siamo arrivati alla conclusione di questo rapido excursus di titoli-che-mettono-freddo. Ovviamente l’articolo va inteso in un’ottica semiseria, tuttavia ritengo che un’analisi più approfondita della percezione caldo/freddo in relazione ai diversi tipi di atmosfera che si può trovare in un’opera può essere utile a comprende come ragioniamo e come facciamo esperienza della dimensione estetica insita nella creazione umana. Rimando l’analisi, quindi, a un articolo futuro.

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