Perchè guardare altri giocare? Psicologia dello streaming

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Già nell’era delle sale giochi non mancava il pubblico che si radunava attorno al cabinato per per vedere se il “campione” locale” fosse riuscito a battere qualche record, o come un amico affrontava un passaggio particolarmente impegnativo. Questa dimensione sociale è andata calando quando le console hanno resto il gaming una attività tendenzialmente privata: il contatto con altri si limitava spesso all’online o a eventi come i lan party. La diffusione delle piattaforme di condivisione video prima e successivamente dei servizi di streaming, ha però riportato in auge il ruolo degli spettatori, che possono trasformare in celebrità chi condivide le proprie esperienze videoludiche. Ma cosa ci porta a seguire questo tipo di contenuti?

Una ricerca su un campione di più di mille appassionati ha esplorato il legame fra diverse spinte motivazionali ed il tempo passato a seguire canali di streaming, ma anche quanti di questi venissero seguiti.

Non tutti gli spettatori sono uguali

Il fattore più influente rispetto al numero di ore dedicate all’attività era la necessità di trovare sollievo da una situazione di tensione. Questo bisogno si traduceva anche nell’interesse per un numero maggiore streamer. Probabilmente questa attività più passiva rispetto al gioco in prima persona soddisfa questo bisogno in un modo simile ai tradizionali programmi televisivi. Questo tipo di pubblico non sembra però essere “fedele” a particolari canali, come chi faceva “zapping” prima di addormentarsi.

Meno forte, ma più varia, era invece l’influenza della motivazione affettiva, che potremmo tradurre nella voglia di sperimentare sensazioni piacevoli. Questa risultava infatti correlata non solo con il tempo trascorso e sui canali guardati ma anche su quanti di questi fossero effettivamente seguiti. Lo spettatore affettivamente motivato dunque tenderebbe a legarsi a canali specifici che forniscono l’esperienza che cerca.

Le motivazioni definite “cognitive” sono legate alla ricerca di informazioni ad esempio sulle meccaniche del gioco. Non sembrano molto influenti, portando solo a un leggero incremento del tempo d’uso. Probabilmente questa fascia di pubblico guarda altri giocare ma smette una volta imparato quello di cui aveva bisogno, o fa riferimento ad altre fonti come ad esempio le guide. Il formato specifico dello streaming, con i suoi tempi lunghi e l’interazione simultanea con il pubblico, potrebbe poi non essere il più adatto a rispondere a queste esigenze.

Al contrario il legame fra le motivazioni legati al riconoscimento status personale erano correlate negativamente con il tempo passato a seguire streaming. Essere parte di un pubblico, pur magari riconosciuto da chi sta giocando, non sembra soddisfare questo tipo di bisogni, come potrebbe invece farlo aprire un proprio canale. Non aiuta il fatto che gli streamer più popolari (e dunque “prestigiosi”) siano seguiti da molte persone: è difficile ottenere una forma di riconoscimento individuale da parte loro. Sebbene il loro tempo dedicato a questa attività sia limitato sorprende come questi seguano un numero maggiore di canali. Forse vogliono scegliere bene a chi dedicare il loro tempo? Alcuni streamer potrebbero presentarsi come una sorta di “circolo esclusivo” per attirare questo tipo di pubblico.

L’ultima tipologia di motivazione, legata anche questa per lo più al tempo e al numero di canali seguiti, è quella sociale. Mentre si guarda si può infatti interagire con altri spettatori e con chi stra trasmettendo. E una esperienza simile alla scena da sala giochi descritta all’inizio, Chi è spinto da queste motivazioni sembra inoltre seguire un numero maggiore di canali. Questo non stupisce se pensiamo che ognuno di essi può rappresentare un gruppo e uno spazio virtuale in cui passare del tempo in compagnia.

Conoscere il proprio pubblico

Questo filone di ricerca può portare a conclusioni interessanti per chi i contenuti in streaming li produce, magari con l’intento di crearsi un seguito.

E’ evidente come puntare al dare informazioni possa non essere efficace come strategia principale. In questo caso meglio scegliere una piattaforma come youtube, che consenta di rivedere e mettere in pausa i video, o trovare soluzioni creative per rendere più accessibile al pubblico quello che cerca.

Risulta invece fondamentale il fattore sociale, il costruire un senso di comunità attorno a quello che si guarda. Questa risulta essere una forte determinante della sottoscrizione ai canali, anche per quanto riguarda i contenuti a pagamento. Un metodo molto diffuso è l’uso di pagine social e spazi di discussione dedicati che vadano a prolungare l’esperienza e mantenere i contatti anche quando non si è “dal vivo”.

Infine non dimentichiamo che la motivazione affettiva può essere molto varia. Alcune persone possono apprezzare una esperienza più simile a una narrazione epica, altri uno stile rilassato che non si prende troppo sul serio. Lo stile di gioco può essere anche apprezzato per i suoi elementi estetici e stilistici, per la particolarità della performance. Si possono anche creare delle nicchie di pubblico che seguono contenuti molto specifici, come ha fatto Allan Alvarez, specializzato nelle speed run di Super Mario 64.

Per approfondire i passi per crescere su Twitch vi rimando a “Le basi del succeso su Twitch, secondo la scienza”

Bibliografia

Sjoblom, M., & Hamari, J., Why do people watch others play video games? An empirical study on the
motivations of Twitch users, Computers in Human Behavior (2016)

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