Ok Boomer è un meme che è diventato popolare nel mese di Novembre, ma da cosa deriva?
Se siete interessati alla storia del meme vi consiglio di controllare su knowyourmeme, se invece non conoscete il perché di tale risposta siete nel posto giusto. In questo articolo metterò a confronto le generazioni dei Boomer, Millenial e Z.

Le generazioni
Partiamo dai Boomer, per essere precisi Baby Boomer. Gli appartenenti a tale generazioni sono quelle persone nate tra il 1945 e il 1964 che hanno contribuito a una forte crescita demografica (Baby Boom) a cui segue conseguentemente una forte crescita di domanda dei beni. Il periodo storico è caratterizzato dall’uscita dalla Seconda Guerra Mondiale e dalla diffusione della televisione. La generazione X che segue comprende le persone nate tra il 1965 e i primi anni 80, nel periodo della Guerra Fredda e del Personal Computer. I Millenial sono nati tra i primi anni 80 e la fine degli anni 90. In questi tempi nasce Internet. La generazione Z infine segue i Millenial, negli anni dell’11/9. Ogni generazione ha avuto una tecnologia che si è evoluta mentre loro si stavano crescendo, la Gen Z è l’unica ad averle avute tutte a sua disposizione dalla nascita.

Chi si occupa di stilare tali grafici e di individuare diverse generazioni non lo fa per individuare una categoria in cui semplificare le differenze tra i gruppi, bensì per osservare attraverso una lente i cambiamenti nella società.
I nativi digitali
A prescindere da come si vogliano considerare le ultime due generazioni, ciò che le accomunano sono sicuramente l’abbondante disposizione della tecnologia digitale, Internet su tutte. Praticamente tutti i Millenial e i Gen Z hanno a disposizione uno smartphone che utilizzano quotidianamente. Commentano post su Facebook, mettono foto su Instagram, inviano tweet su Twitter, guardano video su Youtube. Oggi lo smarthphone è uno strumento con cui fornire una dimensione al proprio sé virtuale, che lo mette in condizione di interagire con altri. Le potenzialità sono davvero enormi ed enormi sono pure i suoi effetti: il neuroscienziato Gary Small ha evidenziato cambiamenti a livello cerebrale nei nativi digitali, che sono più abili nel multitasking, nel rispondere agli stimoli visivi e nel filtrare le informazioni.

I nativi digitali sono cresciuti in ambienti iperprotettivi, sono iperconnessi, hanno una mentalità globale, prediligono la meritocrazia e supportano le istituzioni. Sono a contatto con diversi gruppi etnici e sono di mentalità aperta. Inoltre per quanto riguarda l’ambiente lavorativo preferiscono la possibilità di esprimere se stessi e la propria creatività anche sacrificando un maggior reddito.
Ok Boomer
Sono quindi molte le differenze tra i Boomer e i nativi digitali. Da qui nasce il meme, come simbolo dell’importante divario che esiste tra queste generazioni. I nativi digitali vivono in un ambiente plasmato dai Boomer e dalla Gen X e spesso hanno difficoltà a rapportarvisi. Sentono il bisogno di essere guidati nel proprio percorso a differenza dei Boomer che sono stati abituati ad arrangiarsi e imparare da soli. Da una parte non è giusto pretendere e basta, dall’altra nessuno nasce maestro. Probabilmente la soluzione migliore è venirsi incontro.

Ed ecco Horizon
L’obiettivo principale di Horizon Psytech è di quello di usufruire delle conoscenze di derivazione psicologica per informare sulle nuove tecnologie e in particolare sul videogioco. Il tempo passa ma gli stereotipi continuano a essere presenti: “Quante ore passi sul PC? Che sfigato”, “I videogiochi rendono stupidi e violenti”, “Lascia la play e fatti una vita” e chi più ne ha ne metta. Non è difficile da immaginarsi che i primi a pensare ciò siano le vecchie generazioni. Non ne possiamo fare una colpa dopotutto, loro sono cresciuti in momenti e ambienti diversi. L’importante è riconoscere che bisogna informare tanto sulle potenzialità quanto sui rischi che circondano una tecnologia. In questo articolo spieghiamo perché fare educazione ai videogiochi e che se ne possono occupare tante più persone di quanto si creda.
Da Millenial mi sento di dire che in parte sono frutto delle scelte e delle azioni delle generazioni passate. Ma non voglio fare lo scaricabarile ed evitare di assumermi responsabilità, si tratta solo di accettare la situazione. E perché no, cercare di migliorarla pure.
Fonti:
http://digitalcommons.fiu.edu/cgi/viewcontent.cgi?article=1424&context=sferc http://grupespsichoterapija.lt/wp-content/uploads/2017/09/Gen-Z-Whitepaper.pdf http://tony-silva.com/eslefl/miscstudent/downloadpagearticles/defgenerations-pew.pdf https://www.researchgate.net/publication/311537583_Millennials_and_the_World_of_Work_An_Organization_and_Management_perspective_READING_61