Sony ha ufficialmente rilasciato il design della nuova periferica della tanto attesa Playstation 5.
Si chiama Dualsense, sancisce l’inizio di una nuova era per quanto riguarda i controller delle console casalinghe. Rivoluzione estetica a parte, con uno “spiazzante” dualismo di colori che, presumibilmente, andrà a comporre anche il case della console, Dualsense si baserà appunto sugli organi di senso dei videogiocatori per aiutarli nell’immersione nel mondo di gioco.
Videogiocatori come “creatori” del mondo ludico
Dualsense prende tutte le innovazioni introdotte con il Dualshock 4 e le migliora. Abbandona il tasto “Share” a favore di “Create“, un tasto che permetterà i videogiocatori di creare i propri contenuti, lanciarli nelle principali piattaforme social e chissà cos’altro. Tutto questo mi fa anche pensare a Dreams, nuovo gioco dei Media Molecule, in cui ognuno di noi può creare contenuti in game esclusivi, partendo dalla propria creatività ed inventiva. Il motto del gioco sta infatti in “gioca, crea e condividi“.
Dreams offre il massimo dell’esperienza videoludica creando da soli i propri contenuti, oltre a quelli già impostati, chiamati “sogni”, o la possibilità di divertirsi in scenari creati da altri utenti. Sembra davvero molto chiara la svolta di Sony verso la sempre più pregnante condivisione di contenuti, lo scambio reciproco, il divertimento come fattore sociale che unisce. Dualsense, sembra proprio incentrato su questo.
Immersione videoludica e flow experience di Mihaly Csikszentmihalyi
Vi sembrerà un nome difficilissimo, ma non importa. Vi presenterò brevemente il concetto di flow. E’ un costrutto psicologico nato dalla mente di questo psicologo ungherese poiché incuriosito dalle teorie sulla motivazione assai in voga negli anni Settanta e confrontarle con il piacere, la felicità, il coinvolgimento nel compiere un’esperienza momentanea. Si affacciò al lavoro di diversi artisti e notò come la passione e la dedizione nel lavoro perduravano nel tempo e non erano spinte da aspirazioni economiche o di successo. Questo perché l’arte dava un significato alla loro vita. Scoprì che, durante il loro processo creativo, gli artisti entravano in simbiosi con la propria opera, accedendo ad uno stato flusso (flow, in inglese) della coscienza e del corpo che lavoravano all’unisono.
L’esperienza ottimale è quindi un esperienza breve di totale concentrazione, dedizione e divertimento. Il nostro coinvolgimento nell’esperienza di flusso ci permette di “spendere” in questo modo tutte le nostre risorse mentali.
Nel caso dei videogiochi, questo è assolutamente verificabile. Ci siamo sentiti vivi all’interno dei videogiochi da noi provati perché coinvolti al massimo, dalla storia e dalle ambientazioni. Tant’è che spesso mettiamo in secondo piano quello che succede realmente intorno a noi. Le ore sembrano passare velocemente, oppure troppo lentamente; oppure non prestiamo attenzione al premere i tasti sul controller mentre tiriam fuori una spada: sappiamo già come fare, perché siamo nel nostro mondo fantastico.
Magari l’esperienza ottimale possiamo affrontarla nello specifico un’altra volta, ma quello che è chiaro è che è un’esperienza immersiva, riscontrabile in tantissime attività, non solo nell’intrattenimento videoludico. L’esperienza ottimale amplia le potenzialità creative di ognuno di noi, ci permette di esprimere il nostro potenziale, la nostra efficacia produttiva e il nostro problem solving.
Quindi, non sempre chi è “immerso” nei videogiochi fa qualcosa di negativo per la sua salute; anzi, è per il suo bene.
Tuttavia, è necessario non dimenticare il contrario di flow, l’entropia psichica: uno stato emotivo di confusione e depersonalizzazione in cui sono labili i confini del proprio sé, l’ambiente esterno e gli individui che lo animano.
Dualsense ed esperienza ottimale
Con l’introduzione dei trigger adattivi sui tasti dorsali L2 e R2 che offriranno un rivoluzionario sistema di vibrazione e feedback atipici mentre compiamo una determinata azione in-game, io sono sicura che aumenterà esponenzialmente la nostra immersione nell’ambiente ludico. Sarebbe interessante quindi capire come questa speciale implementazione sui nuovi controller possa influenzare la mente umana già capace – senza questi feedback – di essere totalmente coinvolta in mondi virtuali. Io spero che l’aggiunta di un feedback tattile possa garantirci di spostare l’attenzione anche su diversi organi sensoriali generalmente lasciati “riposare” sotto la nostra soglia attentiva. Mi spiego: se prima scoccare una freccia da un arco era un’azione puramente visiva, magari con un piccolo input sullo schermo che ci faceva notare la corda tesa e il getto migliore; con il Dualsense potremmo non avere questo “aiuto” sullo schermo ma direttamente sotto le nostre dita, dandoci l’impressione di essere realmente alle prese con un arco. Questo permetterà al nostro cervello di abituarsi a diversi input su diversi organi di senso; un’esperienza bilaterale, per la prima volta nella storia dei videogiochi.