Il Freud di Netlfix: flop o capolavoro?

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In piena quarantena, come molti di voi, ne ho approfittato per mettere Netflix che snobbo sempre perché fondamentalmente non mi piace fare binge-watching, o meglio non riesco a resistere alla possibilità di farlo e quindi elimino il problema alla radice.

Però proprio a fine marzo, mi sono sentita in dovere di vedere una serie molto attesa da noi psicologi nerd… Ossia quella sul buon vecchio zio Sigmund, o Siggi per la mamma. Sinceramente, ero veramente impaurita da questa serie per vari motivi: inizialmente la possibilità che tale serie innescasse un fenomeno simile a Grey’s Anatomy o Dr. House per cui magicamente fare il medico è figo e sexy con conseguente aumento delle iscrizioni a medicina (o perlomeno al test).  Insomma, avevo paura che anche la psicologia diventasse mainstream (non solo per i parrucchieri e le estetiste) e quindi aumentasse la concorrenza.

Poi però, poco prima che uscisse definitivamente, si sentono delle voci che in questa storia Freud avrebbe collaborato con una medium. E qui ho pensato: va beh nessuna concorrenza, ci prenderanno per i fondelli tutti per un altro secolo, e dovremmo nuovamente muovere una guerra di secessione dalla psicanalisi e tutti gli altri movimenti new age che si accollano, per provare al mondo di non essere dei cialtroni. Danneggiando solo noi stessi, in fin dei conti. 

Quando arriva il fatidico giorno della verità, scopro con sorpresa che in Italia diventa la serie più vista per almeno qualche settimana. Il mio timore continua a crescere, un sacco di persone dicono che hanno visto la prima puntata e di provare, e così, lo faccio.

 

 

LA TOPICA

Una delle prime cose che notai, oltre la brevità sempre accetta della serie (solo 8 episodi), furono i titoli delle puntate: Isteria, Trauma, Sonnambulismo, Totem e Tabù, Desiderio, Regressione, Catarsi e Rimozione. Termini evocativi per noi della materia che però sono diventati ormai di uso comune: non sempre il contenuto dell’episodio era sempre chiaramente spiegato dal titolo, talvolta il riferimento stava in un dettaglio, in una parola detta fugacemente anche in una breve discussione tra i personaggi. L’uso dei termini propri della psicoanalisi, così come alcuni riferimenti storici, biografici e simbolici sono sicuramente l’aspetto più alto della serie, che però è per questo indirizzata principalmente ad un target già a conoscenza della materia.

Si parla di Charcot senza spiegare chi fosse, di Bertha Peppenheim senza rivelare il suo pseudonimo Anna O., si danno per scontati molti termini e fenomeni che sono incredibilmente interessanti ma che, ahimé, prevedono una conoscenza pregressa o per lo meno una buona dose di curiosità e predisposizione all’informarsi, per essere apprezzati pienamente.

 

 

IL CONTENUTO

Ma andiamo per gradi: cerchiamo brevemente di raccontare la trama senza spoiler.

Siamo in una Vienna a cavallo tra ‘800 e ‘900, Freud è molto giovane: è appena tornato dai suoi studi in Francia presso la clinica di Charcot, dove ha appreso la tecnica dell’ipnosi. Lavora nell’istituto psichiatrico di Meynert, assieme all’amico e mentore Breuer. Purtroppo, il suo studio privato invece non se la passa bene, ed è infatti mesi che non riesce a pagare l’affitto nonostante le minacce del proprietario. Nonostante questa scarsità di fondi ha una domestica e vuole sposarsi con la sua fidanzata Martha. Insomma, in questa piccola introduzione sembra davvero uno di noi. Ed in effetti lo è: insicuro, scarsamente considerato da colleghi e superiori, visionario ma disagiato, vuole metter su famiglia ma deve ancora risolvere i conflitti con la famiglia di origine. Insomma, un millenial.

In realtà, al contrario di molti di noi, il giovane Freud aveva già fatto una scoperta storica, di cui non tutti siamo a conoscenza: per sconfiggere la dipendenza da morfina tipica di quegli anni, proponeva l’uso di una nuova sostanza che aveva lo stesso valore antidolorifico ma anziché “sedare” il paziente, ne manteneva l’attività, ossia la cocaina. Ebbene sì, fu il primo a proporre l’uso medico (e ricreativo) della cocaina, che infatti viene utilizzata durante la serie come una bibita energetica qualsiasi.

In questo contesto tra cocaina e tecniche ipnotiche che sembrano non funzionare, il nostro Siggi viene portato sulla brutta strada dall’amico Arthur: il giorno prima di una presentazione importante, lo costringe ad accompagnarlo ad una festa e da lì ha inizio l’avventura semi-paranormale che si troverà a vivere. Infatti, conoscerà dei baroni ungheresi in rovina che vogliono risalire la scala sociale e la loro “figlia adottiva” Fleur, che conduce sedute spiritiche tra i salotti di Vienna.

Queste sue doti verranno utilizzate per risolvere alcuni casi di omicidio su cui sta indagando l’altro vero protagonista della serie: Fliss, poliziotto, ex-militare, che ha perso il figlio in un duello e che manifesta sintomi isterici (che oggi verrebbe diagnosticato come disturbo post-traumatico da stress).

Grazie alle doti di Fleur, al coraggio di Fliss e alla perspicacia di Freud, scopriranno, fino a sventarlo, un complotto esoterico ai danni dell’imperatore austriaco.

 

 

L’INTERPRETAZIONE

In ultima analisi, è una serie altalenante: vi sono alcune scene geniali e molto intense, come il sogno di Freud nell’episodio Catarsi che mette per la prima volta in mostra il complesso di Edipo e le teorie sulla psicologia amorosa legate al binomio madre e prostituta in una maniera lineare ma profonda; ma allo stesso tempo tutt’oggi, anche dopo il finale, sinceramente non riesco a capire questo focus su quello che viene spacciato come psicologia delle masse ed ipnosi di gruppo, che sì, era uno dei vari interessi di Freud, ma sicuramente non il principale e, a mio parere, il meno interessante. Penso che abbiano voluto cavalcare questo tema perché d’attualità, soprattutto per Netflix che già ci propone il popolare Black Mirror: sicuramente i media, la massa, la propaganda a cui si accenna nel finale, con chiaro riferimento anche ai regimi e all’antisemitismo di cui si percepisce già l’ombra durante tutta la serie, sono il prodotto della natura umana e della società, che Freud stesso vedeva come un compromesso tra libertà e sicurezza, ma la cosa più interessante a mio parere della psicanalisi, è proprio la ricerca della natura umana più profonda, eterna e immanente nel tempo della storia e nello spazio dei vari paesi, comune all’uomo in quanto tale.

Per questo non nego che avrei preferito una rappresentazione alla “in treatment” coi vari casi di Freud, a cui ogni tanto rimandano alcuni dettagli della serie: avrei voluto i casi dell’uomo dei topi e quello dei lupi, i sogni su Roma di Freud stesso, qualcosa di più su Anna O. e soprattutto avrei voluto assaporare tutto il processo. I fallimenti dell’ipnosi, la presa di coscienza su falsi ricordi e ricordi indotti, sul transfert e controtrasfert e tutto ciò che ha reso un dottore ebreo ed incompreso, il padre della psicanalisi e di molta della cultura del ‘900.

Capisco che tale desiderio sia di difficile realizzazione a livello cinematografico, e forse noioso per i molti, attratti per lo più della bellezza (e bravura, devo dire) degli attori, ma non posso che dichiarare la mia perplessità riguardo alla scelta di inserire queste tematiche al limite del paranormale, legate all’ipnosi che è stata abbandonata quasi subito da Freud.

 

SUPER-IO GIUDICANTE

Quindi, vi consiglio di vederla? .

Vedetela se siete appassionati di psicologia, in parte per farvi due risate, in parte per emozionarvi in quelle poche scene per cui vale la pena aver studiato l’esame di dinamica per circa 8 mesi. Ma sicuramente non dà risposte al grande pubblico, che potrebbe recepire il messaggio che Freud era un detective che frequentava maghi e streghe. Però se siete curiosi di natura, e vi piace andare in fondo alle cose, forse potrebbe rivelarsi un bene, perché in questa serie non si parla solo di psicologia, ma anche di razzismo, religione, vendetta, emancipazione, crescita, amore, famiglia, cose per cui vale la pena resistere e situazioni per cui non c’è possibilità di salvezza, in una maniera un po’ nascosta nel sottotesto che pervade tutti i personaggi, e da cui fuoriesce l’inconscio, in puro stile freudiano.

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