La saga di Dark Souls ha appassionato moltissimi videogiocatori e, senza timore di smentita, può essere definita una saga cult. Questo è avvenuto per molti motivi che vanno da quelli più “tecnici”, come gli ottimi level design e combat system, al suo caratteristico modo di narrare la storia di quel mondo, o meglio di immergerti nella sua lore. Una modalità che potrebbe sembrare “vuota” ma che forse si potrebbe meglio definire come “insatura”. Questa sua peculiarità ha portato alla creazione di una community estremamente attiva e a numerosi articoli e libri che hanno provato ad indagarla in molti modi differenti. Probabilmente perché lascia un grande spazio di interpretazione ma anche la possibilità di utilizzarla per parlare di qualcos’altro. In altre parole, è un ottimo mezzo per creare metafore.
A me, che mi occupo di psicoterapia, ha sempre suggerito una lettura e un’esemplificazione di quello che è la terapia stessa e l’epistemologia, ovvero la base, su cui si poggia. Proverò quindi a spiegare quello che, a mio parere, potrebbe essere una metafora del tipo di terapia di cui mi occupo, ovvero l’approccio sistemico, prendendo alcuni assunti di base di quest’ultima e cercando di spiegarli con l’aiuto di Dark Souls.
LA RELAZIONE VIENE PRIMA
Nell’approccio sistemico la relazione è forse la base più profonda.
Secondo Gregory Bateson, uno tra i padri fondatori di questo approccio, il pensiero e la coscienza del singolo è successiva alla relazione con l’altro e con il mondo. Per dirla con Dark Souls, noi iniziamo la nostra avventura in una cella o ci risvegliamo da una tomba ma sappiamo ben poco di noi oltre al nome. È proprio grazie al mondo che pian piano esploriamo, e scoprendolo capiamo cosa ci sta intorno ma soprattutto conosciamo noi stessi! Anche gli npc che incontriamo, mentre ci raccontano di loro parlano anche di noi, di cosa si aspettano e di chi credono che noi siamo. Ovviamente questo non vuol dire che siamo plasmati dagli altri ma che il nostro personaggio verrà costruito dalle nostre idee sul mondo e sul nostro personaggio ma anche dalle situazioni che il mondo e gli altri personaggi ci restituiscono. Allo stesso modo, per l’approccio sistemico, la relazione è alla base perché è la nostra stessa natura interattiva la base della nostra storia e senza di essa non esisteremmo… o probabilmente diventeremmo vuoti.
TUTTI ABBIAMO PREGIUDIZI
Sì, tutti abbiamo pregiudizi. Anche lo psicologo o lo psicoterapeuta in terapia ha i suoi pregiudizi, è anche inevitabile averli e non è per forza un male. Gianfranco Cecchin, uno dei fondatori di quell’approccio sistemico conosciuto come “Milan Approach”, spiegava che con pregiudizi si intende: “ogni serie di fantasie, idee, verità accettate, presentimenti, preconcetti, nozioni, ipotesi, modelli, teorie, sentimenti personali, stati d’animo e convinzioni nascoste: di fatto ogni pensiero preesistente che contribuisca, in un incontro con altri esseri umani, alla formazione del proprio punto di vista, delle proprie percezioni e delle proprie azioni”.
Con questa definizione più ampia del solito modo di concepire i pregiudizi e tornando al nostro Dark Souls si potrebbe dire che quando noi ci avventuriamo nelle terre di Lordran, di Drangleic o di Lothric, nonostante le pochissime informazioni in nostro possesso, abbiamo comunque le nostre idee che si andranno ad approfondire, a modificare ed a confermare man mano che andremo avanti nell’esplorazione. La particolarità dei Souls però sta anche nel fatto che anche gli npc che incontreremo avranno tutti la loro versione dei fatti, o meglio, le loro narrazione del mondo ed agiscono di conseguenza. Arrivare quindi a capire che anche quei personaggi che ci hanno detto il falso in realtà ci portavano solo il loro punto di vista ci restituisce una complessità che non è facile trovare in altre opere. L’importante quindi è essere consapevoli che siamo portatori non della verità ma della nostra verità.
NESSUNO E’ FUORI DAL SISTEMA
Un altro punto importante dell’approccio sistemico introdotto da quella che viene definita “cibernetica di secondo ordine” è che nessun osservatore possa essere considerato esterno al sistema che viene osservato. Quella che viene a cadere qui è la neutralità.
Nessuno può considerarsi neutrale, nemmeno il terapeuta nella sua stanza di terapia. Come si è già accennato prima, ognuno entra in terapia con le proprie storie e i propri pregiudizi e lo stesso fa il terapeuta. Quello che si verrà a costruire saranno nuove narrazioni di cui anche il terapeuta è parte e in cui partecipa insieme all’individuo, alla coppia o alla famiglia in terapia.
Anche qui Dark Souls ci può aiutare a comprendere questo concetto. Riprendendo quello che già è stato scritto prima, noi giocatori formiamo le nostre idee (o ipotesi) sul mondo di gioco che potranno modificarsi man mano che acquisiremo nuove informazioni ma non saranno mai neutre. Questo perché, essendo interni a quel mondo, difficilmente riusciremo ad avere ogni minimo dettaglio alla nostra prima partita ma anche perché saremo lì con i nostri pensieri e le nostre emozioni e sceglieremo la versione dei fatti che più ci ha convinto non per freddi calcoli logici, come si potrebbe immaginare di fare dall’esterno di una gabbia per topi, ma come dei semplici non-morti che vivono quel mondo…benché valorosi!
CIRCOLARITA’
Infine arriviamo alla circolarità.
Per l’approccio sistemico gli eventi non seguono una perfetta linearità e quindi non è facile, per non dire impossibile, individuare una causa ed un effetto soprattutto nelle dinamiche tra le persone. Questo perché i comportamenti si influenzano reciprocamente. Quindi non si può cercare la causa univoca di un male che porta, ad esempio, al deterioramento dei rapporti all’interno di una famiglia ma si può osservare e portare alla luce l’interdipendenza tra i vari componenti. Come si diceva prima, sono le relazioni che possono essere disfunzionali non tanto le singole persone. La circolarità ritorna anche se si parla del tempo. Infatti, se sembra ovvio dire che il passato influenza il presente, potrebbe essere più difficile comprendere che il nostro passato acquista significato solo nel presente stesso. In altre parole, ognuno di noi non può che interpretare il proprio passato, quindi creare le proprie narrazioni in base al punto della propria vita in cui si trova in questo momento così come i nostri desideri di oggi influenzeranno le nostre azioni nel futuro.
Anche in Dark Souls la circolarità ricopre un ruolo centrale addirittura nella sua cosmogonia. Infatti, ci viene subito raccontato come l’inizio dell’era in cui ci troviamo ha inizio con la comparsa del fuoco che, senza nessuna apparente causa, si accende. Veniamo però a sapere che, al nostro risveglio come non morti, la fiamma si sta spegnendo e che quindi l’Età del Fuoco sta per finire. Siamo quindi davanti ad un compito: far spegnere definitivamente la fiamma o ravvivarla facendo iniziare un nuovo ciclo. Questo nuovo ciclo avrà le sue caratteristiche specifiche ma, inevitabilmente, la fiamma continuerà a spegnersi e così via fino a che i mondi convergeranno. Quindi anche in questo caso non si ha modo di conoscere una causa iniziale ed ogni nuovo ciclo sarà diverso ed avrà persone diverse che sceglieranno cose diverse e quando il nostro personaggio sarà chiamato a fare la sua scelta, alla fine di ogni capitolo della saga, potrà scegliere e interpretare il proprio ruolo in base a quello che ha vissuto.
Per concludere è interessante notare un ultimo parallelismo. Secondo Bateson, ogni mente opera sulla differenza ed è proprio questo che in Dark Souls il ruolo del fuoco. Infatti, in un mondo buio e senza niente che possa far pensare a qualcosa di vivo, il fuoco crea la disparità ovvero crea la differenza, il caldo ed il freddo, il buio e la luce, la morte e quindi la vita.
Un commento
L’autore ha sviluppato un pensiero molto innovativo per interpretare Dark Souls. Mi ha colpito soprattutto l’idea della circolarità che introduce il movimento che non ha un’inizio e non una fine che viene espresso anche in Dark Souls: quasi una espressione spirituale!