Cosa significa essere umani?
Questa domanda ha tormentato la mente dell’Umanità per millenni. Nonostante sia un orizzonte lontano, la nascita di un’Intelligenza Artificiale (IA) che si avvicini al livello di intelligenza umano complicherà ulteriormente la questione. Detroit: Become Human ha ben affrontato molte di queste domande esistenziali: gli androidi dovrebbero avere dei diritti? Meritano il rispetto degli umani?
Ma la crescente complessità non si ferma qui. Una volta creata l’IA di livello umano, non saremo lontani dal creare superintelligenze artificiali. L’IA a livello umano, essendo libera da costrizioni biologiche, è teoricamente in grado di evolversi in un tempo molto più breve rispetto al cervello umano. Tale evento, secondo gli esperti, provocherà una cosiddetta singolarità tecnologica, definita come
“una crisi esistenziale connessa al momento in cui abbiamo l’impressione che il dominio dell’Uomo possa finire, poiché esistono esseri alieni altrettanto intelligenti” (Shanahan, 2015)

Il Transumanesimo
Al fine di difendersi da un tale scenario apocalittico, vi è l’eventualità del Transumanesimo. Secondo tale prospettiva, la tecnologia sarà presto integrata nel cervello umano per migliorarne l’intelletto. In caso di successo, gli esseri umani saranno “il boot loader biologico per la superintelligenza digitale”, fondendosi con la potenzialità dell’IA ma mantenendone il controllo. Verrà così preservato il concetto di umanità. Il Transumanesimo è, tra gli altri, l’obiettivo a lungo termine del fisico visionario Elon Musk.
Neuralink
La sua azienda Neuralink, a partire da luglio 2019, ha già eseguito diversi esperimenti sui ratti e sui maiali. I 3000 elettrodi posizionati direttamente sul tessuto cerebrale degli animali saranno in grado di eseguire operazioni molo rapidamente e con un volume di dati molto elevato. Il recente evento del 28 agosto ha dato ulteriori dettagli del progetto (qui un riassunto).
Dando un enorme contributo allo studio e alla comprensione dei meccanismi cerebrali umani, l’interfaccia potrebbe aiutare a curare numerose condizioni. Ad esempio, particolari condizioni di cecità, disturbi come la demenza e il morbo di Parkinson, e consentire alle persone paralizzate a causa di lesioni del midollo spinale di riguadagnare le funzioni motorie. Il chip sarebbe, quindi, un perfezionamento della tecnica della stimolazione cerebrale profonda, già ampiamente utilizzata per la terapia del dolore e di alcuni disturbi motori. Ma l’ambizione a lungo termine è quella di inaugurare un’era di ciò che il signor Musk chiama “cognizione sovrumana“, fino alla possibilità di downloadare i propri ricordi ed i propri sogni.

La Food and Drug Administration, l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, ha comunicato di aver approvato il progetto. Ciò non significa il via libera per la sperimentazione su esseri umani, ma piuttosto la creazione di una corsia preferenziale per Musk nel consultare gli esperti dell’FDA. Di contro, un’azienda chiamata Syncron ha annunciato un progetto parallelo a Neuralink, che è già stato impiantato in alcuni pazienti con paralisi dell’arto superiore.
La Neuroetica
In seguito a simili stravolgimenti ed accelerazioni della tecnologia, dal 2002 è stata creata una nuova branca delle Neuroscienze, chiamata Neuroetica. Essa è una disciplina che si occupa di valutare l’impatto etico e sociale degli studi neuroscientifici. Se la valutazione etica relativa alla declinazione curativa del chip di Musk non desta particolari dubbi, lo stesso non si può dire della sua declinazione transumanistica.
Se il lavoro di Neuralink prenderà piede, si prefigura l’eventualità che chi possiederà l’impianto possa porre in atto una “concorrenza sleale” in ambito lavorativo nei confronti di chi non possiederà il chip. È pur vero che la Neuroetica si pone le stesse domande riguardo al sempre più dilagante utilizzo di integratori e droghe tra i professionisti. Essi sempre più spesso consumano sostanze non per fini ricreativi ma per far fronte alle crescenti richieste della competitività nel mercato del lavoro. Il Transumanesimo lascia dunque aperte domande esistenziali sul futuro, l’umanità, il lavoro. Non resta che lavorare alacremente per non farci cogliere impreparati.
Abbiamo già parlato di intelligenza artificiale in relazione a malfunzionamenti (qui), in relazione agli e-sports (qui), ed in relazione al linguaggio (qui).