Quante volte siamo diventati matti, joypad alla mano, per comprendere la giusta sequenza di mosse e passaggi per riuscire a superare un livello, alcuni ostacoli, sistemare combinazioni di puzzle o evitare attacchi nemici? Ci vuole sicuramente costanza e attenzione per capire la strategia migliore per ogni situazione, ma di certo non può mancare una costante fondamentale. E’ tutta questione di tempo, di tempismo, e di ritmo. Sembra facile a dirsi, ma è ben più difficile a farsi. E gli hardcore gamer ne sanno sicuramente qualcosa. Ma come si diventa così bravi nel superare queste sequenze dove la perfezione (o quasi) è l’ingrediente immancabile della formula magica? Tutto sta nel nostro cervello e il suo rapporto con i videogame, e in come lo alleniamo.
Come si sviluppa il cervello di un gamer
Sì, perché di fronte a situazioni di questo tipo, dove non si tratta solo di fare la giusta mossa in titoli come Just Dance e similari, ma si parla di trappole scattanti nei platform come Crash Bandicoot o nei livelli di Lara Croft, per citare solo gli esempi più eclatanti e “mainstream” se vogliamo. Dunque, come si sopperisce a questa mancanza? Come facciamo a diventare così bravi da uscire vincitori da queste sfide? Ebbene, ricerche scientifiche dimostrano che nei videogiocatori che bazzicano di frequente le loro console e PC, il cervello si sviluppa diversamente rispetto a quello di chi non gioca. E la diversità è in meglio, quando si parla del rapporto tra cervello e videogame.
Si parla di uno studio sostenuto dalla University of Utah School of Medicine e dalla Chung-Ang University, e la ricerca ha preso in esame circa 200 adolescenti. Questo studio di cui vi parliamo è stato fortemente richiesto dal governo coreano per capire come identificare e curare le dipendenze dai videogiochi. Sì, perché purtroppo c’è sempre l’altro lato della medaglia: chi gioca di più, rischia anche di cascare nella trappola della ludopatia, del cronicismo, dell’addiction ai videogiochi. Ma non è questo il punto del nostro focus. Per quanto infatti un videogiocatore possa essere particolarmente legato ai propri giochi e a questo passatempo, ci sono anche dei buoni effetti a livello neurologico.
Pare infatti che i videogiocatori cronici abbiano delle connessioni neurali molto sviluppate che favoriscono un approccio migliore e più rapido alle nuove informazioni. Il compito della “salience network“, termine che indica una rete cerebrale del cervello umano, è proprio il suo coinvolgimento nel rilevamento e nel filtraggio di stimoli salienti, nonché nel reclutamento di reti funzionali pertinenti. è di focalizzare l’attenzione sugli eventi importanti e mettere il soggetto nelle condizioni di agire nel migliore dei modi. Nei videogiochi, molto spesso è necessario agire con velocità e precisione. Questo aiuta a sviluppare le abilità del cervello mentre si gioca ai videogame dedicate alla coordinazione fra vista e udito.
Il confine tra stimolazione e dipendenza
Lo abbiamo anticipato, il passo falso è facile da compiere e scadere nella dipendenza è anche abbastanza facile. Qui però si parla di una inclinazione, di una componente che riguarda un’altra parte del proprio cervello, e non di quella prettamente legata all’allenamento alla stimolazione e ricezione del cervello. L’altro lato di questo mondo infatti non è altrettanto benefico e può portare anche al problema dell’Internet gaming disorder, il disturbo mentale che spinge i soggetti affetti a trascurare persino i bisogni primari pur di continuare a giocare.
Dunque, le connessioni neurali così sviluppate aiutano a concentrarsi e cogliere alcune informazioni importanti in un ambiente molto vasto. Questi cambiamenti possono aiutare a pensare con più efficacia, e lo dimostrano appunto le ricerche condotte fino ad oggi. Entriamo più nello specifico in questo tema: giocare ai videogiochi può cambiare le regioni cerebrali responsabili dell’attenzione e delle capacità visuospaziali, rendendole più efficienti. I ricercatori hanno anche esaminato studi che esplorano le regioni cerebrali associate al sistema di ricompensa e come queste siano correlate alla dipendenza da videogiochi.
“I giochi sono stati talvolta elogiati o demonizzati, spesso senza dati reali a sostegno di tali affermazioni. Inoltre, il gioco è un’attività popolare, quindi tutti sembrano avere opinioni forti sull’argomento”, dice Marc Palaus, primo autore della ricerca pubblicata su Frontiers in Human Neuroscience. Palaus e i suoi colleghi volevano vedere se dalla ricerca fossero emerse tendenze su come i videogiochi influenzano la struttura e l’attività dei nostri cervelli. Hanno raccolto i risultati di 116 studi scientifici, 22 dei quali riguardavano i cambiamenti strutturali del cervello e 100 i cambiamenti nella funzionalità e/o nel comportamento del cervello.
I risultati degli studi su cervello e videogame di Palaus
Gli studi dimostrano che giocare ai videogiochi può cambiare le prestazioni del nostro cervello e persino la sua struttura. Ad esempio, giocare ai videogiochi influenza la nostra attenzione, e alcuni studi hanno scoperto che i giocatori mostrano miglioramenti in diversi tipi di attenzione, come l’attenzione sostenuta o l’attenzione selettiva. Le regioni cerebrali coinvolte nell’attenzione sono anche più efficienti nei giocatori e richiedono una minore attivazione per sostenere l’attenzione su compiti impegnativi.
Ci sono anche prove che i videogiochi possono aumentare le dimensioni e l’efficienza delle regioni cerebrali legate alle abilità visuospaziali. Ad esempio, l’ippocampo destro è stato ampliato sia nei giocatori di lunga durata che nei volontari che seguono un programma di formazione sui videogiochi.
Inoltre, i ricercatori hanno trovato cambiamenti funzionali e strutturali nel sistema di ricompensa neurale nei dipendenti dal gioco, in parte esponendoli a stimoli di gioco che causano voglie e monitorando le loro risposte neurali. Questi cambiamenti sono fondamentalmente gli stessi che si vedono in altri disturbi da dipendenza. Quindi, cosa significano tutti questi cambiamenti cerebrali? “Ci siamo concentrati su come il cervello reagisce all’esposizione ai videogiochi, ma questi effetti non sempre si traducono in cambiamenti della vita reale”, dice Palaus.
La ricerca sul rapporto tra cervello e videogame
Dato che i videogiochi sono ancora piuttosto nuovi, la ricerca sui loro effetti è ancora agli inizi. Ad esempio, stiamo ancora cercando di capire quali aspetti dei giochi influenzano quali regioni cerebrali e come. “È probabile che i videogiochi abbiano sia aspetti positivi (sull’attenzione, sulle capacità visive e motorie) che negativi (rischio di dipendenza), ed è essenziale abbracciare questa complessità”, spiega Palaus.
Oltre alla rinomata “Internet gaming disorder”, giocare troppo porta altri effetti negativi: tra questi, una maggiore distraibilità e uno scarso controllo degli impulsi. Sono anche questi gli effetti di uno sviluppo troppo elevato della connessione tra la corteccia prefrontale dorsolaterale e la giunzione temporo-parietale, cambiamenti riscontrati anche in pazienti con malattie neuropsichiatriche come la schizofrenia, la sindrome di down e l’autismo. Inoltre, uno sviluppo così elevato tra le due regioni del cervello è stato riscontrato anche nelle persone con uno scarso controllo degli impulsi.
E’ dimostrato dunque che videogiocare non è l’attività passiva che spesso si ritiene sia, considerando il rapporto cervello-videogiochi. E come sempre, l’importante è trovare il giusto equilibrio, anche in questo caso.
Un commento
Veramente interessante questo articolo! Molto chiaro e fornisce degli spunti ottimi per chi vuole ampliare il repertorio di proprie risorse per la pratica professionale. Il videogioco potrebbe essere davvero uno strumento importante!