Sin dagli albori di League of Legends esiste una frase che scuote l’intera community: “Se sei forte sali“. Queste quattro parole ormai iconiche, mai fuori moda, sono l’incubo di ogni summoner, e spesso costituiscono il tema principale di video su Youtube e post di Facebook.
Se sei forte sali: cosa ne pensa la community
In più occasioni molti volti noti della community italiana hanno approfondito questa tema. Lo stesso Terenas ne parla in alcuni suoi video (anche se non proprio recentissimi) come di un mantra, una filosofia da seguire anche fuori dal gioco.

“Un modo per spingermi sempre ad impegnarmi al massimo”
In un suo articolo dal titolo [#LeagueofLegends] Se sei forte sali, scritto per Ottoetrenta, M.Caruso espone quanto segue:
“League of Legends è un gioco basato sulla squadra, per cui se sei forte STATISTICAMENTE sali, verrai messo in coda con e contro persone al tuo livello, ma stesso livello non significa “brave” come te: esiste gente che insulta, abbandona la partita, muore di proposito, ecc…per cui per la legge dei grandi numeri se trovi un leaver in squadra, prima o POI ne troverai uno anche nella squadra nemica”
Anche Luciano Luca Grassi in suo contenuto dal titolo “LOL – TYLER1 HA DIMOSTRATO A TUTTI CHE È VERO CHE: “SE SEI FORTE SALI!” riporta un sentire generale della community:
“La frase che più fa arrabbiare tutti i giocatori di LoL, dal Platino in giù, è: “Se sei forte sali”. Già, perché nel 90% dei casi siamo abituati a dare la colpa dei nostri fallimenti ai compagni di squadra scarsi, trollerini, afk e via dicendo…”
Ciò che infine traspare dai gruppi social dedicati a League of Legends, è che la community si trova divisa in due fronti:
- chi è d’accordo nel ritenere lol un gioco in cui bisogna carriare in solitaria;
- chi, un pò più scettico, ritiene che per il raggiungimento della vittoria concorrono più fattori.
Sensi di colpa e frustrazione

Amumu’s After Party credits Numberslayer
In un precedente contributo realizzato per Horizon (Gruppo e aggressività su LOL – Summoner Summoni Lupus) è già stato affrontato il tema del locus of control* in ottica di metagame: spesso infatti i giocatori non soppesano correttamente l’impatto che le proprie azioni (come quelle dei propri compagni di squadra) hanno sulla partita. Capita infatti che la colpa della sconfitta finisca spesso tutta sulle spalle degli alleati, in quanto considerati, più o meno erroneamente, come più “scarsi”.
Il giocatore cresce così nella sua esperienza videoludica con la convinzione di dover badare a se stesso, di dover carriare il game da solo, che mutare tutta la chat sia l’unica strada per vincere, e che quindi non ci si possa assolutamente fidare dei propri compagni di squadra.
Molti gaming coach insegnano, insieme alle tecniche di farming e ad una visione strategica del game, a perseguire questa filosofia del “solo-league“:
“Devi vincere da solo, non puoi minimamente pensare di affidarti ai tuoi compagni di squadra. O carrii tu il game o non lo vincerai, non puoi aspettarti che siano gli altri a farlo”.
Da un punto di vista prettamente psicologico tuttavia, questo pensiero nasconde delle insidie: se sei forte sali può infatti benissimo tradursi in “se non sali vuol dire che non sei forte” e se non sei forte non vali niente. Questo quanto meno nel gioco, ma spesso la pesantezza e l’impatto negativo di questi pensieri non si limita esclusivamente a quest’ambito, e finisce per invadere la sfera emotivo-affettiva della persona.
Il giocatore entra così in un tunnel di emozioni negative: nello specifico senso di colpa e frustrazione per non essere all’altezza delle aspettative che egli stesso (così come l’intera community) si è imposto.
il mito del self-made man
Una volta entrati in questo circolo vizioso negativo è veramente difficile venirne a capo. Questo poiché le logiche sottostanti a questo pensiero hanno radici profonde che affondano nel più antico mito del Self-Made-Man che tanto ha imperversato negli anni 80-90.
I vari Rambo e Rocky Balboa sono ora mutati in più moderni motivatori e life-coach che non perdono occasione per ripeterti “cosa stai facendo per cambiare il tuo stato delle cose? Alzati dalla sedia e corri! Vai e apri il tuo business! Se ti impegni puoi fare tutto! DO IT!“.
Molto più in piccolo, un fenomeno simile è ravvisabile nella community di LoL.
Le massime sciorinate dai moderni guru della comunicazione così come dai gaming coach creano nella testa del giocatore l’idea di poter avere ottenere qualunque risultato se solo lo si vuole, “Homo faber fortuna suae”.
E se non ci riesco? Se non riesco ad uscire dall’elo hell? se io sto già provando a dare il massimo ma non ce la faccio da solo?
La verità è che nella landa degli evocatori è impossibile avere il massimo livello di controllo su ogni singola variabile, ma, cosa ancora più importante, non si possono controllare le proprie emozioni: se si perde una partita è normale essere arrabbiati, se si viene derisi dai propri compagni di squadra è normale essere tristi.
Se sei preparato, allenato (fortunato) e forte…sali!
Cosa fa dunque di un giocatore un “bravo” giocatore?
In uno dei precedenti articoli in cui si parlava di smurf (smurf o non smurf) abbiamo affrontato il tema della competitività: molto semplicemente, in una competizione se qualcuno è più forte di te vince.
Bisogna però considerare che esistono giocatori con una particolare predisposizione al gioco “aggressivo”, e che sono quindi portati nell’utilizzo di champion capaci, più di altri, di condurre il team alla vittoria.
Nella maggior parte dei casi tuttavia, ad una maggiore quantità di tempo impiegata nell’allenarsi (il che non vuol dire fare la partita con gli amici la sera), corrispondono diretti risultati nel posizionamento in classifica
Sarebbe quindi opportuno ricalibrare la frase in questione in “se ti alleni, diventi forte e sali“. Ma non basta.
Se si considerano le partite classificate in modalità solo-duo è impossibile, anche per il più abile giocatore del mondo, vincere ogni singola partita, questo perché ci saranno delle variabili che, a maggior ragione se non si conoscono i propri compagni di squadra, sarà impossibile controllare. Sicuramente se si è “forti” ed esperti nel giocare il proprio champion si può aiutare a far pendere l’asticella della probabilità di vittoria da un lato o dall’altro.
Come si spiegano allora quei giocatori smurf che, da Iron, riescono a ritornare al proprio elo in un account diverso?
In primis bisogna effettivamente considerare che negli elo più bassi il singolo giocatore fa la differenza. Questo perché il livello di competenze è più basso della media, per cui vi saranno delle serie possibilità da parte del singolo (se effettivamente si tratta di un pesce fuor d’acqua) di influenzare il risultato della partita.
Perché allora un normale giocatore non potrebbe fare lo stesso?
Giusto per portare un esempio, così come è diverso che a dover scalare una montagna sia un alpinista esperto piuttosto che un principiante, allo stesso modo un giocatore allenato e con esperienza avrà sicuramente un win-rate più alto rispetto ad un novellino, anche se entrambi figurano con un account di livello basso.
Non salgo, non sono forte…cosa posso fare?
Come si sarà già intuito da quanto esposto nel resto dell’articolo, i giocatori di LoL che si cimentano nelle ranked (a livelli più o meno amatoriali) hanno addosso una notevole pressione. Perdere è senza dubbio spiacevole, come lo è il non sentirsi forte, il non essere all’altezza delle aspettative o il non vedere i propri sforzi ripagati.
Ebbene, caro summoner, non essere duro con te stesso, poichè non è facile diventare dei giocatori “forti”.
Inizia dal distinguere i momenti in cui stai facendo una partita di svago con gli amici da quelli in cui hai intenzione di dare il 100% del tuo impegno.
Se vuoi migliorare prova ad impiegare una parte del tempo che dedichi al gioco al puro allenamento: farming in lane, pulizia dei campi della giungla nel minor tempo possibile, combo con il proprio main.
Troverai centinaia e centinai di guide su come migliorare la tua tecnica, ma non dimenticare la cosa più importante: essere un giocatore con ancora delle cose da imparare non fa di te una persona che non vale niente.
Con questo è mio interesse dirti che, ancor prima di allenarti a diventare platino, potresti prova a dedicare del tempo a te stesso, e ad imparare a distinguere tra ciò che sei in game e ciò che invece sei fuori da League of Legends.
Detto ciò, in bocca al lupo, evocatore!
*Il concetto di Locus of control indica la modalità con cui un individuo ritiene che gli eventi della sua vita siano prodotti da suoi comportamenti o azioni (locus of control interno), oppure da cause esterne indipendenti dalla sua volontà (locus of control esterno).
P.S. dedico questo articolo a Fabrizio “Quezza” Tornatore e a Martina “Loiren” Mannino, i quali in questi ultimi mesi si sono addentrati con me nei meandri della psicologia di LoL.