L’importanza di collaborare: comunicare efficacemente tra estranei

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Il gioco è stato ormai ampiamente riconosciuto come momento chiave per la socializzazione e lo sviluppo dell’individuo. Ancor più nella società odierna, questo aspetto si arricchisce di sfumature peculiari a causa dell’avvenuta rivoluzione digitale. Invero, la rete ci permette di interagire ogni giorno con numerosi utenti che possono risultarci più o meno familiari. I giochi multiplayer, in particolare, ci consentono diverse opportunità in questo senso poiché, in base alla tipologia di videogame considerata, è possibile entrare in azione con amici e conoscenti oppure con altri gamer a noi sconosciuti.

Proprio questa differenza tra varietà di interlocutori in-game è alla base di uno studio condotto da Yubo Kou e Xinning Gui per l’Università della California. Tenendo presente che in molti MMORPG spesso i giocatori arrivano a collaborare tramite vere e proprie organizzazioni sociali come clan o gilde, gli autori si sono chiesti come la cooperazione abbia invece luogo in team a carattere temporaneo. È il caso di giochi come League of Legends, DOTA 2 o Heroes of the Storm nei quali i membri si ritrovano a far parte di una squadra frequentemente composta da estranei che cesserà di sussistere al termine della partita.

Se all’apparenza questi giochi sembrano essere caratterizzati da livelli inferiori di interazione sociale, in realtà il tentativo di raggiungere scopi complessi in breve tempo denota il ricorso ad una ricca comunicazione tra compagni. È proprio una comunicazione efficace ad emergere come elemento cardine in grado di fornire una solida base alla collaborazione, la quale contribuisce a portare il gruppo alla vittoria.

 

Interviste semi-strutturate condotte con giocatori di League of Legends provenienti dal server nordamericano hanno permesso a Yubo Kou e Xinning Gui di approfondire questo fenomeno analizzando le opinioni dei partecipanti riguardo al gioco con sconosciuti. I trenta questionari effettuati sono serviti a rimarcare l’importanza dell’interazione, utile già nella fase pre-game con la scelta dei ruoli e dei campioni. Due sono gli aspetti scaturiti come fondamentali per il successo della comunicazione in team: disciplinare il sé e riuscire ad influenzare proattivamente i compagni.

Autodisciplina

Essere in grado di controllare e regolare le modalità con le quali si trasmettono le informazioni agli altri utenti sembra essere un fattore rilevante per il campione di soggetti preso in considerazione. Atteggiamento positivo e maniere garbate contribuirebbero a creare un clima gradevole consentendo ai giocatori di performare in maniera migliore.

Influenza sui teammates

Anche prendere l’iniziativa attraverso un semplice gesto come salutare gli altri membri appare significativo per impostare un’atmosfera di gioco armoniosa. Non solo presentarsi, porgere saluti e augurare una buona partita ma anche atti di comunicazione non verbale spiritosi (come far ballare il proprio champion) aiutano a rompere il ghiaccio e ad avviare il motore dell’interazione in condizioni più rilassate.

Allo stesso modo complimentarsi con un compagno per una bella azione può essere utile a rafforzare lo spirito di squadra.

Come risaputo la comunicazione tra individui non sempre risulta efficace, soprattutto se attuata tra estranei impegnati a raggiungere un obiettivo complesso in un ambiente virtuale. Le risposte degli intervistati hanno infatti permesso di mettere in luce anche le difficoltà riscontrate perfino da gamers più esperti. In particolare, avere a che fare con compagni indisciplinati sembra essere dannoso per la squadra. Aggressività, trolling e griefing risultano tra le pratiche ritenute più fastidiose. Queste, oltre a ridurre il piacere del gioco, rallentano la comunicazione non consentendo al resto del team di collaborare adeguatamente. I giocatori interpellati sostengono che intervenire attivamente cercando di fermare la condotta scorretta degli utenti sia più prolifico che assistere passivamente.

 

In conlusione, per citare le parole di due partecipanti allo studio: «Ogni aspetto del gioco necessita di comunicazione. Posizionamento del jungler, rotazioni, previsioni di movimento, warding, ecc. Le uniche cose che non implicano il lavoro di squadra sono farmare e superare le solo lane»; e ancora: «Devi davvero assicurarti che tutti siano sulla stessa lunghezza d’onda. E devi lavorare con la tua squadra per accertarti che ognuno comprenda i propri punti di forza e di debolezza e che sappiano quando combattere o fuggire». È dunque chiaro che la dimensione sociale dei videogames sia essenziale per la riuscita del team soprattutto nel caso in cui ci si trovi a dover cooperare con giocatori ignoti. Nonostante la comunicazione con estranei presenti maggiori sfide rispetto al gioco con conoscenti, la possibilità di incontrare altri appassionati e vivere esperienze nuove ogni partita concorrono all’mantenimento di un ambiente videoludico stimolante.

 

Fonti:

Ducheneaut, N., Yee, N., Nickell, E., & Moore, R. J. (2007). The life and death of online gaming communities: a look at guilds in world of warcraft. In Proceedings of the SIGCHI conference on Human factors in computing systems (pp. 839-848).

Kou, Y., & Gui, X. (2014). Playing with strangers: understanding temporary teams in League of Legends. In Proceedings of the first ACM SIGCHI annual symposium on Computer-human interaction in play (pp. 161-169).

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