I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione. Di cosa stiamo parlando?
Sempre più spesso oggi ci si interfaccia con problematiche inerenti al cibo e alla sua assunzione, alla sua gestione e alle conseguenze connesse ad una disfunzionale e arbitraria condotta alimentare.
Le problematiche attinenti alle alterazioni delle abitudini alimentari, da lievi e apparentemente poco rilevanti, possono assumere un carattere più prettamente psicopatologico degenerando in gravi e severe conseguenze, confluenti in quelli che oggi vengono definiti: “disturbi della nutrizione e dell’alimentazione”.
I DCA (disturbi dell’alimentazione) si caratterizzano da un anomalo rapporto con il cibo, da un eccesso di preoccupazione, paura e ansia relative alla forma fisica, da un’alterata percezione della propria immagine corporea (dismorfismo corporeo) e da una correlazione spiccata tra questi fattori e le soglie di autostima, autoefficacia, integrazione sociale, vergogna ecc.
All’interno del Manuale Diagnostico e Statistico del Disturbi Mentali (DSM 5) tra i DCA troviamo:
- la pica (consumo di sostanze non commestibili),
- il disturbo da ruminazione (il continuo rigurgito delle sostanze ingerite),
- disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo,
- l’anoressia nervosa,
- la bulimia nervosa,
- il disturbo da alimentazione incontrollata (BED).
Oltre alle precedenti si individuano due categorie residue:
- Disturbo della nutrizione o della alimentazione specificato: si tratta di casi sottosoglia dell’anoressia, della bulimia, del disturbo da alimentazione incontrollata oltre al disturbo con condotte di eliminazione e sindrome da alimentazione notturna.
- Disturbo della nutrizione o della alimentazione non specificato, ossia un disturbo dell’alimentazione in cui mancano delle informazioni per specificarne le caratteristiche.
In tutti i disturbi del comportamento alimentare è presente un rapporto non sano con il cibo, ma va sottolineato anche un altro aspetto fondamentale che accomuna chi si ritrova a vivere con questo tipo di diagnosi: un’alterazione della propria percezione corporea.
Cerchiamo di spiegare brevemente almeno tre tra i più conclamati e ad oggi diagnosticati disturbi:
1) l’anoressia nervosa (AN),
2) la bulimia nervosa (BN) e
3) il disturbo da alimentazione incontrollata (BED).
L’anoressia nervosa è caratterizzata da una perdita di peso importante, accompagnata da una mancata assunzione di cibo, che porta il paziente ad un indice di massa corporea altamente al di sotto rispetto a quello previsto per la sua età e la sua altezza.
L’anoressia nervosa si può verificare sotto due forme: la prima prevede una semplice e deliberata astensione dal cibo e la seconda include condotte cosiddette “compensatorie”, deputate al facilitare la perdita di peso (assunzione di lassativi, procurarsi il vomito, eccesso di attività fisica, ecc.).
La bulimia nervosa invece è caratterizzata dalla presenza di “abbuffate” associate a una perdita di controllo (assunzioni smodate di cibo in tempi molto ridotti rispetto alla normale assunzione e gestione dei pasti) e da condotte compensatorie inappropriate. L’indice di massa corporea in questi casi non è basso o allarmante come quello presente in pazienti con AN; per tali ragioni la BN si presenta come una forma di patologia più subdola e nascosta, difficilmente riconoscibile.
Infine il disturbo da alimentazione incontrollata prevede ricorrenti episodi di abbuffate con perdita di controllo, non seguiti da condotte o comportamenti compensatori.
Alla luce di quanto detto quali possono essere i legami tra i DCA e l’iper-utilizzo dei Social Network?
Oggi si vive costantemente e pervasivamente “online”. La pandemia globale da Covid-19 ha avuto un forte impatto sulle nostre vite, i nostri comportamenti e il modo di adottare le tecnologie.
In Italia si registrano circa 41 milioni di utenti attivi sui coimensilmente. I dati mostrano che gli italiani trascorrono oltre 6,5 ore al giorno connessi a internet e quasi 2,5 ore al giorno sui social. (wearesocial.com). Negli ultimi mesi i disturbi alimentari, in Italia, sono aumentati del 30%, con un aumento dell’incidenza tra i 10 e i 25 anni del 15%. (Sanitàinformazione.it).
Il web facilita non solo la ricerca della dieta di tendenza e dei più innovativi rimedi per modellare il proprio corpo, ma può favorire (qualora non utilizzato nel modo corretto) anche comportamenti alimentari disfunzionali. In una società legata prevalentemente all’immagine, quella corporea dipende molto dal confronto con gli altri e il loro giudizio, dai modelli estetici dominanti.
L’iper-utilizzo, in particolar modo, di Tik Tok e Instagram (tra i giovanissimi) ha delineato degli standard di bellezza ed accettazione sociale estremamente limitanti e fittizi. Nei Social Network, gran parte della comunicazione si basa sull’apparire, con una conseguente priorità alle modalità di presentazione del proprio aspetto esteriore, che diventa il principale mezzo con cui ci relaziona al mondo.
Fenomeni quali: il Body shaming, i gruppi pro-anoressia/bulimia, le challenge sul peso corporeo, così come l’esposizione continua a immagini prevalentemente magre e toniche ed il confronto sociale (spesso vessatorio), possono senza dubbio generare sensazioni di ansia e vergogna per il proprio corpo e per il proprio aspetto con probabili e conseguenti condotte alimentari devianti atte a neutralizzare il malessere psico-fisico crescente.
Negli ultimi 12 mesi la pandemia ha accentuato queste problematiche, creando non poche condizioni di fragilità ed instabilità psichica. L’adolescente di oggi, immerso nella didattica a distanza (DAD) che iper-utilizza i Social (anche come valvola di sfogo, come possibilità relazionale), si trova spesso a dover affrontare una realtà distorta fatta di esibizione, finzione e idealizzazione ed inizia a sperimentare progressivamente sentimenti di frustrazione, attenzione eccessiva ed insoddisfazione verso il proprio corpo.
È chiaro, dunque, che in soggetti già inclini all’insoddisfazione corporea, il non raggiungimento dei canoni esibiti dalla maggioranza può causare un ulteriore abbassamento dell’autostima, sentimenti di sconforto, di disagio e una svalutazione della propria persona. In questi casi, infatti, l’alimentazione può assumere caratteristiche disordinate, caotiche, ossessive e ritualistiche; nello stesso tempo le preoccupazioni per l’aspetto fisico diventano insostenibili e pervasive, tanto da minare la psiche e la socialità della persona che ne soffre, con conseguenze che se non prontamente riequilibrate possono precipitare in diagnosi di DCA.
Ovviamente, i disturbi dell’alimentazione sono determinati dalla stretta connessione tra aspetti biologici, psicologici, relazionali e culturali dell’individuo. Bisogna assolutamente tenere presente la multifattorialità dell’eziopatogenesi dei DCA (sia in fase diagnostica che di concreto intervento) e bisogna altresì lavorare in modo prospettico sulla prevenzione primaria e secondaria per cercare di limitare gli effetti dell’uso disfunzionale del web, con un focus sui Social di tendenza (che hanno sempre più un ruolo cruciale).
Nell’immediato futuro bisognerà sicuramente fare molto di più, sia da un punto di vista della sensibilizzazione/prevenzione che dell’intervento vero e proprio, coinvolgendo psicologi, scuole, famiglie ed istituzioni.