Quante volte mentre guardavamo un film ci siamo chiesti come abbiano fatto i produttori a ricreare in maniera così realistica il paesaggio o il personaggio che abbiamo davanti agli occhi?
Prendiamo ad esempio la Disney, che nel 2019 ci ha riproposto sotto forma di live action “Il Re Leone”, uno dei suoi grandi classici. I protagonisti sono tutti animali eppure neanche un solo leone è stato impiegato per girare le scene del film.
Ma non è tutto.
Addirittura, la pellicola è stata realizzata all’interno di un capannone in California. Ogni aspetto scenico e grafico è stato creato in questo edificio, in un ambiente che non ha nulla a che vedere con la Savana africana.
È grazie a un nuovo modo di fare cinema che tutto questo è stato possibile.
COS’È IL VIRTUAL SET ?
Negli ultimi tempi abbiamo assistito al passaggio a un modo di vivere tutto in “digitale”, un cambiamento che non ha risparmiato nessun settore, tantomeno quello delle arti e dello spettacolo.
Nel mondo del cinema e della televisione, sempre più spesso si sente parlare di Virtual Set e Virtual Production, ovvero di scenografie e produzioni “virtuali”. Una vera e propria “rivoluzione” audiovisiva che vede come protagonista la Realtà Virtuale.
Abbiamo sottolineato molte volte le potenzialità di questo strumento (ad esempio in questo articolo o in quest’altro) e anche in questo campo le sue possibilità sono state sfruttate per girare film, spot pubblicitari, meeting o programmi televisivi.
Grazie all’uso di visori VR e di appositi software si possono infatti realizzare scenari virtuali “modellabili” che prendono il posto delle scenografie tradizionali. In questo modo diventa possibile lavorare su uno spazio che non presenta limiti fisici, dove ogni aspetto può essere controllato e modificato da tecnici esperti. Qualunque elemento dell’ambiente può essere creato o eliminato a piacimento.
Il set reale, tuttavia, non è altro che uno studio vuoto, talvolta con pareti e pavimento di colore verde o blu.
Al suo interno gli attori possono interagire con altre persone o oggetti virtuali (generati a loro volta da una videocamera virtuale) che compaiono sullo sfondo asettico nella forma desiderata.
In un contesto del genere non è quindi necessario un lavoro di post-produzione perché le riprese sono effettuate anche in diretta.
Quest’esperienza virtuale è in grado di coinvolgere lo spettatore a un livello diverso da quello delle tecniche cinematografiche classiche: il “senso di presenza” nella scena è sicuramente maggiore e di conseguenza anche l’empatia, la curiosità e l’attenzione di chi guarda risultano amplificate.
MA COSA COMPORTA TUTTO QUESTO PER GLI ATTORI?
Sicuramente chi si approccia a un lavoro su questa tipologia di set deve avere una spiccata capacità immaginativa e interpretativa.
Infatti, se da un lato con la Realtà Virtuale le possibilità grafiche e prospettiche diventano infinite, dall’altra gli attori devono interagire con oggetti di fatto inesistenti, adattandosi ad uno spazio spesso completamente vuoto. Tanto che, per facilitare la recitazione, vengono spesso impiegati fantocci e oggetti che ricordano visivamente e al tatto l’interlocutore con cui l’attore deve “interagire”.
Ne “Il Re Leone”, addirittura, l’uso del green screen e il ruolo dell’attore come classicamente inteso non sono stati nemmeno richiesti. Il set era un enorme videogioco, erano i produttori stessi che mediante l’uso delle tecniche VR immersive si muovevano nella stanza vuota osservando e gestendo poi l’immagine virtuale da appositi computer.
Un esempio analogo è la serie di successo “Star Wars – The Mandalorian”. La sua uscita sulla piattaforma Disney+, avvenuta in pieno lockdown a marzo del 2020, potrebbe essere stata facilitata proprio dall’uso del Virtual Set. La necessità di spostarsi per trovare ambientazioni specifiche dove effettuare le riprese o l’aver bisogno di un cast numeroso non sono stati più un problema. È stato possibile ricreare tutto questo con l’associazione delle più nuove tecnologie 3D alla produzione virtuale.
Risultato? Carichi di lavoro alleggeriti e budget dimezzati, con la possibilità di continuare ad operare in totale sicurezza, rispettando le norme messe in atto per contrastare l’avanzata del Covid-19.
A differenza de “Il Re Leone”, le riprese di questa serie non sono state effettuate unicamente con le tecniche di Virtual Production, ma per metà si è fatto affidamento alle metodiche tradizionali.
Questo potrebbe essere un buona dimostrazione di compromesso tra l’aumentare notevolmente la qualità delle riprese, riducendo i costi, e il garantire comunque la presenza di attori professionisti sul set.
IN CONCLUSIONE…
Questi sono solo alcuni brevi esempi che fanno però capire come i mondi del Cinema e del Gaming, apparentemente molto diversi, riescano finalmente ad incontrarsi.
La tecnologia si presta così alla narrazione di una storia, rendendo lo spettatore sempre più parte di essa.
SITOGRAFIA
https://noemalab.eu/org/sections/specials/tetcm/2001-02/virtual_set/produzione_audiovisiva.html
https://www.timecore.it/il-virtual-set-per-la-comunicazione-e-il-marketing/