Dalla loro introduzione, lenta ma costante, all’interno della società, i media hanno concorso a un’evoluzione nel tempo sempre maggiore e parallela a quella del pubblico e dei suoi interessi, non solo generando discorsi e tendenze, ma anche chiaramente riflettendo aspetti socioculturali della vita quotidiana. Si tratta di un fenomeno sempre attuale e quasi immediato, complice la velocità che la tecnologia e la comunicazione virtuale hanno concesso, e coinvolgendo anche i fruitori, rendendoli talvolta produttori di contenuti essi stessi (i cosiddetti UGC).
Proprio in virtù di questi sviluppi diacronici, chiaramente non è rimasta fuori da queste logiche l’industria videoludica, la quale ha vissuto un’apertura a nuovi temi sempre diversi, che ha concesso di legarsi a doppio filo i videogiochi anche con quella parte più sensibile e non di immediata, né facile inclusione nei prodotti mediali: la religione. Certo, non è sicuramente facile, tantomeno quotidiana, la produzione di videogiochi che rivelino il proprio connubio con la religione, se non qualche esperimento che andiamo a scoprire insieme. Pronti a questo viaggio tra videogiochi di “culto” singolari e curiosi?
Videogiochi e religione da (ri)scoprire a Pasqua
Questa tipologia di videogiochi ha chiaramente suscitato l’attenzione, almeno della critica settoriale, più per il tema e il contenuto offerti, che per specifiche tecniche particolarmente attraenti. Cominciamo dunque con quei titoli dove il legame con i culti religiosi sono solo una caratteristica, e non tra le principali, della storia, come ad esempio il legame con lo shintoismo in Shenmue, le lotte fra divinità nella saga di God of War o i riferimenti al culto induista e ebraico in Sid Meier’s Civilization, titoli che hanno fatto la storia del videogioco da lungo tempo.
Entrando più nello specifico per quanto riguarda il culto cristiano e la sua rappresentazione, gli elementi più “in voga” sono chiaramente quelli più radicati nella cultura universale, parte consistente dell’immaginario collettivo, in grado di suscitare attenzione ed emozionare il pubblico solo pronunciandone il nome. In questo caso si parla di Crociate, Templari, dell’eterno scontro tra Chiesa e fenomeni demoniaci e vampiri, lotte e scontri tra divinità stesse, tutti elementi trattati nelle modalità più svariate e originali.
In questa categoria più specifica fanno parte i titoli che hanno sì suscitato interesse, ma che non possiamo porre in testa alle classifiche di vendita come blockbuster; videogiochi alla stregua di Pope Simulator o I Am Jesus Christ, fino a esperimenti di nicchia come The Secrets of Jesus. Questi prodotti riprendono la figura di Gesù facendolo assurgere a protagonista del gioco, oppure ci consentono di vestire i panni del Vicario di Cristo, entrando in Vaticano e restituendo ai giocatori un videogioco di strategia religiosa e politica.
Un altro contenuto interessante è Follow JC Go, la versione “religiosa” di Pokémon Go, dove abbiamo a che fare con personaggi come santi, beati e altri personaggi biblici. Una volta trovato un personaggio però, considerando l’intento didattico, non si dovrà catturarlo ma rispondere ad alcune domande su di esso. Se tutto va come deve, questi entra nella nostra collezione, detta «e-team», ovvero squadra di evangelizzazione. Infine l’app cura anche la salute corporale e spirituale del giocatore: tre valori misurano il livello di idratazione, alimentazione e preghiera. Sparsi per la città ci sono oggetti che consentono di tenere sotto controllo ogni livello mentre la valuta di gioco, i «denarios», si conquistano in tre modi. Si può donare denaro in beneficienza e trasformare la donazione in valuta virtuale, vedere pubblicità oppure cercarli sulla mappa.
Un altro titolo è Run Jesus Run a.k.a. The 10 Second Gospel di Molleindustria, un’istituzione nei b-games, che ha realizzato questo titolo piuttosto accurato dal punto di vista biblico. Abbiamo letteralmente dieci secondi per redimere l’umanità e rivedere le scene principali della vita di Gesù, come raccontate dai passi del Vangelo. Dobbiamo solo correre e compiere i tipici “compiti” di Gesù: rifiutare la tentazione di Satana, camminare sull’acqua, curare gli storpi, i cechi e gli ammalati, ma anche omaggiare Super Mario, resuscitare i morti e sedersi a tavola per l’Ultima Cena.
Dai team di sviluppo…ai preti
Non solo produttori che mettono nelle mani dei giocatori e dei loro joystick poteri “divini”, ma anche sacerdoti che hanno ben accolto l’utilizzo dei videogiochi a carattere puramente didattico. Una concezione non più ormai paradossale: non dobbiamo nasconderci, il mondo videoludico ha ricevuto una spinta sempre maggiore nella direzione del cosiddetto “edutainment”, educare divertendosi, soprattutto nel periodo di lockdown a più riprese, imposto dalla pandemia di Covid-19.
I contenuti educativi sono aumentati nel tempo, e anche la religione e la catechesi hanno giovato di questo progresso. L’esempio più plateale è fornito da Minecraft Education Edition, consentendo la realizzazione di luoghi di tradizione religiosa tramite i famigerati blocchi presenti nel gioco, così come l’idea di don Patrizio Coppola. Cappellano dell’ospedale di Solofra e fondatore della Iudav (Accademia italiana Videogiochi), ha deciso di avvicinare i giovani al catechismo facendo realizzare loro un videogioco dedicato a Mosè: il loro “eroe” deve superare dieci livelli per scalare il monte Sinai e raggiungere le tavole della Legge.
Questa trovata sta prendendo piede e ha intercettato l’interesse dei suoi ragazzi, consentendo loro di divertirsi, restare uniti abbattendo l’ostacolo (e il rischio) di videogiocare in solitudine, oltre che imparare le nozioni basilari della catechesi. Ora attraverso anche i videogiochi.