Videogiocatori di vecchia e nuova generazione sono in attesa dell’ultimo adattamento cinematografico dedicato al franchise di Mortal Kombat ,curato da Warner Bros.

La locandina del nuovo film su “Mortal Kombat”
Sangue, pugni, calci in capriola e Fatality (speriamo!) faranno da padrone in questa nuova rielaborazione su grande schermo di Sub Zero, Scorpion e altri personaggi che da quasi 30 anni, dal coin op alle next gen console, hanno invaso il mondo videoludico. Se le statistiche sui film tratti da videogame possono essere predittive, quasi sicuramente ci troveremo di fronte ad un film di serie B e non destinato ad Oscar agli attori protagonisti, ma l’hype è forte per chi, come il sottoscritto, non vede l’ora di tuffarsi nel ricordo e scoprire com’è stata rielaborata la trama di un videogame storico.
Chiaramente non spetta a me giudicare come sarà il film senza averlo visto e il gusto personale, ovviamente, influenza la scelta di ognuno di noi, ma questo mi porta ad una riflessione di natura squisitamente psicologica e di ricerca nel mio personale “archivio della memoria”, per trattare il tema della nostalgia e ripercorrere alcune tappe della relazione tra videogiochi e cinema.
UN RAPPORTO CONSOLIDATO

Il cast di Mortal Kombat – il film del 1995
Il “Mortal Kombat” del 2021 non ha più niente a che vedere con il “Mortal Kombat” del 1992. Nonostante i nomi dei personaggi siano rimasti gli stessi, le alleanze, i dissapori, gli alter ego, le storie personali che man a mano si sono evolute, ormai hanno reso Mortal Kombat ben diverso dal progetto di Boon e Tobias, distribuito nel ’92 da Midway. Certo, è un picchiaduro 1 VS 1, son rimasti gli elementi caratteristici brutali di quella saga che ha subito un’evoluzione (per qualcuno una involuzione, ma siamo in discorso pienamente personale) tale per cui molto è cambiato.
Mortal Kombat nasce con la cinematografia d’azione degli anni precedenti, dove Tobias e Boon, presero elementi dai film di Bruce Lee, dai B Movie sui Ninja, da “Grosso guaio a Chinatown”, da Van Damme e Cynthia Rothrock, per generare un videogame tratto dagli Action Movie cari alla generazione anni ’80, condito da un carico di violenza maggiore:
Più sangue, più schiaffi e la possibilità di terminare (letteralmente) il proprio avversario.
Il passo importante che ci permette di entrare meglio nella dinamica, è che mentre molti videogame nascevano come merchandise di film (ricordiamo E.T. E il megaflop di Atari), Mortal Kombat nasce come macrocitazione della cultura cinematografica d’azione, quasi per nobilitare e, allo stesso tempo, non prendere troppo seriamente quel genere. I pugni sono inverosimilmente violenti, gli schizzi di sangue copiosi e le fatalities… beh, son le fatalities.
Da questa macrocitazione, l’idea delle case produttrici e distributrici di videogames, fu quella di alimentare franchise che piacevano agli smanettoni adolescenti dell’epoca, inserendo protagonisti noti del mondo del cinema. Dal primo film tratto da videogame Super Mario Bros con Hoskins (film che lo stesso Hoskins giudicherà come il “suo incubo attoriale”), a Street Fighter con un pessimo Van Damme e buon Raul Julia che reciterà poco prima di morire di cancro, per omaggiare i suoi due figli fan della saga. Al primo Mortal Kombat con Christopher Lambert nei panni di Raiden che in tutto il film funge più da attore-narratore che Kombattente, fino ai Tomb Raider con Angelina Jolie talmente bella da far scordare la trama inesistente del film.
Questi sono solo alcuni noti film, ma la lista comprende Doom, Silent Hill, la Saga di Resident Evil, Assassins Creed (quello con Fassbender, giudicato il miglior film tratto da un videogame ma stroncato comunque come se fosse una cospirazione alla Dan Brown con il plus del parkour) e Pokémon: Detective Pikachu, dove Ryan Reynolds dismette i panni del caustico e irriverente Deadpool, per prestare la voce al simpatico Pokémon detective.
In questo brevissimo e sintetico excursus, non dobbiamo dimenticare che tanto i film hanno influenzato i videogame, tanto l’opposto è ormai all’ordine del giorno.
Effetti speciali, CGI, trame che nei tempi ristretti della pellicola vengono sviluppate e personalizzate nel mondo videoludico (pensiamo alla profondità dei Batman Arkham rispetto a molti film della saga) o videogame tratti da film che diventano più interessanti e maggiormente avvincenti.
Tant’è che non è raro guardare un lungometraggio e pensare “Ci sono talmente tanti effetti speciali che somiglia più ad un videogame che a un film”.
In ultima, non scordiamo che molte inquadrature nate nel mondo dei videogame, sono oggi comunemente usate per le pellicole (Ad esempio in Game Night con Jason Bateman, sono ricorrenti le riprese stile GTA).
L’EFFETTO NOSTALGIA: SMUOVERE EMOZIONI PER GENERARE INTROITI
In questo articolo per Rolling Stone Italia, io e Alessandro Mannucci (scrittore e regista di diversi programmi televisivi), prendiamo il recente successo di Cobra Kai di Netflix e cerchiamo di comprendere cosa ha reso un format vecchio di 30 anni ancora attuale, godibile, adatto per le generazioni che hanno vissuto il primo Karate Kid ma anche i ragazzi di oggi che non conoscono quella storia https://www.rollingstone.it/opinioni/opinioni-tv/5-motivi-per-cui-cobra-kai-e-gia-una-delle-serie-piu-importanti-del-2021/545944/
Citando un pezzo dell’articolo “La nostalgia è un’emozione complessa, dove memoria ed emozione si fondono nel ricordo di qualcosa che ha fatto parte della nostra vita e che ora non c’è più. Ma per quanto possa sembrar strano, la nostalgia colpisce positivamente la nostra emotività, perché richiama il desiderio di tornare in un luogo antico e segreto, ripercorrendo a ritroso le tappe vissute e che, in fondo, sanno di dover lasciar spazio a fantasie e vissuti più recenti.

Cobra Kai, recente esempio di “Effetto Nolstalgia” dell’entertainment
Il mondo dell’entertainment si fonda sulle emozioni e sugli introiti. Se un prodotto suscita una forte emozione nell’utente, il prodotto vende e funziona. Il potere della nostalgia è proprio quello di riportare nel passato e intrappolare l’utente in un format noto, collaudato, ma rimodernato, che possa piacere ad ampie fette di pubblico».
E’ chiaro come la nostalgia non sia solo un’emozione complessa, ma un motore che spinge il fruitore dell’intrattenimento moderno a comprare il prodotto, a viverlo, a sognare gli sviluppi della storia, anche attendendo anni per scoprire se i propri desideri son destinati al successo , al fallimento o all’illusione di una “data d’uscita da destinarsi”.
Il concetto dell’ Effetto Nostalgia è applicabile per tutti i prodotti dell’entertainment. Se Cobra Kai è una serie tv nata da un film di trent’anni fa, anche Mortal Kombat, Doom Eternal, oppure le continuity di Sex and the city, la probabile reunion di Friends, il ritorno di Vultus V nella riedizione live action, hanno tutte lo stesso identico scopo: reinverdire franchise storici, allo scopo di richiamare le vecchie generazioni attraverso la nostalgia e catturare nuove fette di pubblico.
Se è vero che “l’effetto nostalgia” vende, Il rischio più alto di questo effetto è trovarsi di fronte a qualcosa che ha fatto i conti col tempo che scorre, invecchiando male.
E come abbiamo imparato guardando le puntate di “Affari di famiglia”, se un oggetto è prezioso ma tenuto male, il suo valore cala drasticamente.