Fin da bambina, una delle cose che amavo dei vecchi giochi The Sims era il loro senso dell’umorismo. Le animazioni, le voci, le espressioni facciali e le reazioni dei personaggi riuscivano (e riescono tutt’ora) a trasmettermi un senso di giocosità e vivacità difficilmente eguagliabile. La stessa schermata di caricamento è piena di piccole “chicche” che, di certo, non sono passate inosservate a chi si è approcciato a questi titoli. Solitamente, queste includono il celebre prisma verde che accompagna i Sim, affiancato a dei piccoli frammenti di testo apparentemente privi di senso. Questi testi descrivono le presunte attività che il computer sta svolgendo per preparare il gioco, come:
“…Creazione di ville padronali…”
“…Coltivazione di giardini vegetali…”
“…Accumulo di energia solare…”
“…Pausa per annusare i fiori…”
“…Aumento della popolazione di piante acquatiche…”
“…Oliatura ad oltranza delle ringhiere…”
Ho sempre pensato che questi testi fossero solo un piccolo accorgimento per alleggerire il noioso processo di caricamento e renderlo un po’ più sopportabile, e sono sicura che è esattamente quello che Maxis intendeva fare.
Tuttavia, i risultati ottenuti da alcune recenti ricerche sulla psicologia dell’attesa suggeriscono qualcosa di più e gli sviluppatori di videogiochi non dovrebbero affatto ignorarli.
Più sappiamo, più aspettiamo
La ricerca ha avuto inizio in rete. In particolare, sono stati studiati alcuni siti web, applicazioni e altri tipi di interfacce in cui agli utenti viene chiesto di aspettare per ottenere qualcosa.
La domanda alla base della ricerca è una: come è possibile rendere più sostenibile l’attesa?
Uno dei ricercatori ad aver approfondito il tema è Ryan Buell della Harvard Business School, il quale ha studiato il concetto di “operational transparency”. L’idea alla base è piuttosto semplice: fai vedere alle persone a cosa è dovuta l’attesa e saranno più soddisfatti dell’esperienza vissuta.
Per spiegarvi come questo principio può trovare applicazione, vi riporto uno degli esperimenti condotti da Buell e colleghi.
Per prima cosa, i ricercatori hanno creato due versioni diverse di un sito web di viaggi. Questi erano simili a quelle piattaforme che consentono di confrontare offerte diverse, in cerca delle migliori tariffe riguardo a biglietti aerei, soggiorni in hotel e noleggio di auto, prima di restituire una lista delle migliori opzioni trovate. È un compito che richiede un tempo non trascurabile anche per i computer con un’ottima connessione internet. Motivo per cui, nella maggior parte dei casi, agli utenti che avviano la ricerca non resta che aspettare. I ricercatori, poi, hanno fatto consultare i siti a due diversi gruppi di soggetti.
Cosa cambiava?
La schermata di caricamento.
Ad un gruppo veniva mostrata una versione del sito con solo una barra di progresso standard, che si riempiva mano a mano che il sito riusciva a districarsi tra le offerte. All’altro gruppo, invece, veniva mostrato un testo che descriveva le attività svolte dal sito mentre faceva attendere l’utente. Al termine dell’esperimento è stato chiesto ai partecipanti di esprimere il grado di apprezzamento rispetto ad un sito piuttosto che all’altro.
I risultati mostrano che, indipendentemente dal tempo di attesa, il secondo sito era valutato più positivamente, sia in termini di qualità che di efficienza. In particolare, si riporta che alcuni dei partecipanti che hanno osservato per 55 secondi il testo nella schermata di caricamento hanno apprezzato l’esperienza più di chi ha visualizzato una blanda barra di progresso per soli 25 secondi.
Le applicazioni
Dalla rete alla ristorazione, il concetto di “operational transparency” non ha risparmiato nessun settore e ad oggi sono diversi gli esempi dell’efficacia della sua applicazione.
Cito, ad esempio, il caso di alcune macchine ATM che mostrano animazioni del denaro contato e smistato durante le operazioni di ritiro. O alcuni fast food, che permettono di guardare la tua cena passare attraverso le varie fasi di preparazione, cottura e consegna.
Tutti accorgimenti che consentono di ottenere più informazioni su ciò che sta accadendo, in confronto ad un numero in percentuale o ad una barra di progresso. Ed è proprio questo l’elemento che rende l’attesa più sopportabile: vedere il motivo per cui si sta aspettando rende più comprensivi e disposti ad attendere.
L’applicazione del concetto di “operational transparency” al mondo dei videogiochi, quindi, non va trascurata. Pensiamo, ad esempio, all’efficacia del mostrare il conteggio dei potenziali avversari setacciati durante la schermata di matchmaking, in attesa di trovare l’incontro che fa al caso nostro. Un dettaglio che può sembrare banale, ma che rende la permanenza sul gioco molto più sopportabile… nonostante l’attesa!
Nei videogiochi, poi, si fa spesso utilizzo di un altro escamotage, ovvero quello di rendere la schermata di caricamento più interessante.
Penso ad esempio a Bayonetta, in cui al videogiocatore viene offerta la possibilità di smorzare l’attesa provando alcune combo, affinando la conoscenza delle varie combinazioni di tasti e, al contempo, mantenendo alta l’attenzione.
Oppure a Bloodborne, Dark Souls o Skyrim, in cui le fasi di caricamento fungono da occasione per dare al giocatore un vero e proprio insight sul mondo di gioco. Ecco, quindi, che troviamo la descrizione di vari oggetti, armature, armi, personaggi, preziosissime per cogliere qualche elemento di lore o per approfondire la conoscenza sul gioco.
A questi si affiancano alcune schermate di caricamento frutto del genio, fra cui spiccano quelle del recente Superliminal, un titolo che fa delle illusioni ottiche il proprio gameplay.
Vi vengono in mente altre schermate di caricamento che applicano questo principio? Fatecelo sapere nei commenti!
Per saperne di più sulla psicologia dell’attesa vi consiglio di leggere questo articolo!