Curiosità: concetto centrale della vita
La curiosità è un concetto centrale nella vita dell’essere umano. Si tratta del desiderio di conoscere, di scoprire e di avere informazioni in merito a un evento o a uno stimolo, ed è una caratteristica che si manifesta in noi fin dalla giovane età. Lo psicologo Kashdan la definisce semplicemente come “uno stato motivazionale associato all’esplorazione e all’accumulazione di conoscenza”.
L’interesse per l’apprendimento e la voglia di scoprire gli aspetti celati sono elementi che sono stati studiati in diverse discipline nel corso dei secoli, e non sempre è stata data loro un’accezione positiva.
“La curiosità uccise il gatto”
Così recita un proverbio inglese, intendendo che talvolta è meglio farsi gli affari propri, e non spingersi oltre. Ciononostante, l’essere umano sente spesso il bisogno di superare le proprie lacune e di confrontarsi con la novità, di scoprire segreti. Nel mondo reale così come nel videogioco.
La curiosità nel mondo videoludico non è solamente scoprire quali elementi siano nascosti a livello di trama, di ambientazione o di gameplay. In questi casi parliamo infatti di Easter Eggs: si tratta di strambi contenuti celati dagli sviluppatori di un videogioco all’interno del prodotto stesso, che possono essere scovati solo con un’attenta esplorazione degli ambienti di gioco. Per un’analisi più approfondita del fenomeno vi rimando all’articolo di Elena a riguardo.
Spesso la curiosità nei videogiochi si traduce infatti in una vera e propria indagine che ha lo scopo di andare al di fuori dei limiti stessi dell’esperienza ludica. Si tratta di ficcare il naso dove non si dovrebbe, con l’intento quasi di “rompere il gioco” e partecipare attivamente alla manifestazione dei bug (che impediscono il corretto funzionamento del programma) o dei glitch (che permettono invece il corretto funzionamento del software, fornendo però vantaggi al videogiocatore).
Open World
Tra le tipologie di videogiochi che meglio si prestano a questa ricerca abbiamo gli open world. In Skyrim è possibile, ad esempio, superare le texture del paesaggio attraverso salti precisi su muretti e rocce, fino a cadere al di sotto della mappa di gioco. Sono anche molto conosciuti i diversi trucchetti che si possono fare con il cavallo, cavalcandolo per scalare montagne ripidissime noncuranti delle leggi della fisica o addirittura usandolo come grimaldello, scassinando alcune serrature spingendovi contro l’animale.
Un altro esempio viene dal mondo dei Pokémon (in particolare dai videogiochi di prima generazione) nel quale si è in grado, attraverso una procedura complicata, di accedere alla cosiddetta “Città dei Numeri”. Questa, che altro non è che una zona danneggiata della mappa, può anche portare ad un blocco totale del gioco.
Molti programmatori hanno dovuto correggere i propri software dopo che gli utenti hanno iniziato a “glitchare” il gioco. Alcuni casi eclatanti hanno riguardato il recente Call of Duty Warzone. In questo caso era persino possibile tele-trasportarsi da una parte all’altra della mappa correndo verso una precisa finestra di un edificio, oppure cadere al di sotto della mappa di gioco camminando su rocce precise. Tutti elementi che sicuramente non vanno d’accordo con la pretesa di realismo del gioco stesso.
L’aspetto psicologico
Gli esempi potrebbero essere innumerevoli, e toccare ogni tipo di videogioco: la curiosità è un concetto centrale nella vita reale come in quella videoludica. Da un punto di vista psicologico il giocatore non mira tanto a ottenere vantaggi in-game, quanto a spingersi oltre i limiti consentiti, cercando di mantenere in equilibrio il livello ottimale di stimolazione che il gioco stesso fornisce. Livello al di sopra e al di sotto del quale si reagisce con sensazioni di stress o noia, che il videogiocatore non vuole proprio incontrare. “Dai, proviamo a uscire dalla mappa per vedere cosa succede!”.
Così come Ulisse si guadagnò la dannazione eterna per placare la sua sete di conoscenza, arrivando a vedere cosa ci fosse al di là delle Colonne d’Ercole, allo stesso modo i videogiocatori di oggi possono incorrere in gravi ripercussioni – a livello di esperienza di gioco, ovviamente – come l’impossibilità di poter proseguire o il malfunzionamento di alcune meccaniche di gioco, a causa dei bug e dei glitch che loro stessi hanno causato.
Spingersi oltre i confini può sì causare problemi, ma la ricerca del brivido – afferma lo psicologo Zuckerman – significa anche essere disposti a prendersi dei rischi per acquisire la tanto desiderata conoscenza. E, in questo senso, si può comprendere nella sua interezza il proverbio citato prima.
La curiosità uccise il gatto, ma la soddisfazione lo riportò in vita.