Negli ultimi tempi stiamo assistendo sempre più di frequente, in ambito videoludico, a restyling grafici di titoli del passato o veri e propri rifacimenti che, prendendo in riferimento opere già uscite, ne vanno a cambiare totalmente veste estetica e ludonarrativa. Queste operazioni vengono definite rispettivamente remastered e remake. In un’epoca in cui la fantasia degli sviluppatori è messa sempre più a dura prova sia dal numero di opere precedenti sia dalle aspettative dei giocatori, ritornare su prodotti del passato, particolarmente apprezzati da critica e pubblico, si rivela spesse volte una mossa vincente. Nella maggior parte dei casi si tratta di operazioni commerciali volte a guadagnare marginalmente su qualcosa di già esistente e che richiedono meno sforzo produttivo del creare una nuova ip. Inoltre, entrambe le tipologie di progetto vengono utilizzate per compensare mancati introiti inattesi (concetto di per sé assurdo ma radicato nelle logiche aziendali) e in questi ultimi anni di pandemia è normale assistere a un ancora maggiore interesse verso remake e remastered. In questo articolo voglio fornire la mia visione critica su come dovremmo approcciare in fase di recensione progetti simili, cercando di tener conto delle, seppur limitate, sfaccettature che essi presentano.
Tipologie
Volendo trovare tutte le varianti possibili di rifacimenti e miglioramenti di titoli già usciti si finirebbe probabilmente per creare categorie nominali che includano un solo gioco, data la particolarità che ogni versione presenta rispetto ai concetti base di Remake e Remastered. Questo perché è sempre possibile un’ibridazione più o meno forte fra queste due tipologie e parlare unicamente dell’una o dell’altra non rende giustizia al lavoro compiuto dagli sviluppatori. Tuttavia, per ciò che concerne questo articolo, si procederà fornendo una specificazione delle due categorie principali e si lascerà al lettore il compito di comprendere dove esse siano ibridate o meno.
- Aggiornamento gratuito: È necessario esplicitare anche questa tipologia di “miglioramento” in quanto in alcuni casi si può presentare come una forma di remastered rilasciata però sotto forma di aggiornamento gratuito e quindi di per sé appartenente direttamente al gioco originale.
- Remastered: Di solito è una versione migliorata dal punto di vista della risoluzione delle texture e del frame rate che viene potenziato per essere a livello della nuova generazione di console e pc. In essa rientrano anche quelle piccole migliorie estetiche come la gestione della luce e la modellazione poligonale di qualche personaggio, nemico o elemento dello scenario. Il costo di una remastered è di norma ben al di sotto dello standard dei titoli tripla A, proprio perché si tratta di un lavoro di ammodernamento che non richiede interventi sulla struttura ludica e narrativa della versione base.
- Remake: In questo caso parliamo di un vero e proprio rifacimento di un’opera che ne conserva legami più o meno blandi e che interviene tanto sul gameplay quanto sulla narrazione e sulla veste estetica (Resident Evil 2 Remake). Ultimamente, però, abbia visto anche operazioni di rifacimento estetico che non sono andate a intaccare il resto della struttura di gioco, come nel caso di Shadow Of The Colossus di Bluepoint. Questa tipologia di operazione mette sufficientemente in crisi chi si trova a valutarla perché di fatto si ha di fronte lo stesso titolo con una grafica aggiornata allo standard attuale (non una remastered di risoluzione e frame rate).

Demon’s Souls uscito su PS5 è un esempio lampante di un remake grafico uscito però a prezzo pieno
Il peso del passato
Un errore da non commettere, ma che avviene di frequente, è quello di prendere come riferimento per la valutazione, il voto o il parere espresso per il titolo originale e semplicemente aumentarlo in quanto quello che si ha di fronte, remake o remastered, è certamente “una versione migliorata del vecchio gioco”. Il rischio, in questi casi, è di creare un processo all’infinito per cui a ogni nuova miglioria nel tempo, anche il voto si incrementa. Se è stato dato 8 originariamente adesso si passa a 9, nella nuova versione fra due anni a 10 e poi si deve necessariamente sforare la scala di valutazione perché ogni rifacimento sarà migliore, almeno tecnicamente, del predecessore. Questo invero accade più di frequente con le remastered che con i remake, proprio per il fatto che le prime sono di solito miglioramenti mentre i secondi veri e propri rifacimenti.
D’altro canto non sembra nemmeno corretto attribuire alla remastered direttamente lo stesso voto del gioco originale se in effetti ci sono delle migliorie evidenti, come se non si dovessero o volessero vedere i miglioramenti effettuati dal team di sviluppo. Si può rimanere legati al titolo originale pur tenendo conto del periodo d’uscita della nuova versione e fare un ragionamento su quanto sia a fuoco il nuovo progetto rispetto alla necessità di migliorare un titolo passato, l’investimento produttivo, in termini di denaro e manodopera, la qualità finale e il prezzo di vendita al pubblico. Sì perché nonostante la questione del prezzo sia particolarmente difficile da affrontare, per chi scrive rappresenta l’elemento più importante per capire come gestire ciò che ha di fronte, remake o remastered che sia. Indicativamente si potrebbe pensare che per le remastered il prezzo corretto si aggiri intorno ai 15-25 euro; per i remake grafici intorno ai 30-40 e per i remake totali va bene anche il prezzo pieno in riferimento alla tipologia di progetto base.
Tenendo conto di quanto espresso finora, procediamo con il discutere tre esempi indicativi delle tipologie di remake e remastered già citate: Shadow of The Colossus, Nier Replicant ver 1.22474487139 e Resident Evil 2 Remake.
Shadow of the Colossus Remake
Nel 2018 la software house Bluepoint confeziona una versione graficamente rinnovata dello Shadow of the Colossus uscito su PS2 nel lontano 2005. Un remake grafico che non tocca minimante l’aspetto ludico o narrativo del titolo originale. Il primo discorso da affrontare è quello relativo al prezzo. Se un gioco di questo tipo viene venduto a prezzo pieno va considerato come un titolo del 2018 e valutato per gli standard di quel periodo in quanto venduto nella fascia di prezzo riservata ai titoli più importanti di quel momento. Come espresso inizialmente, riferirsi semplicemente all’opera originale e incrementare la valutazione in quanto “migliorato” è fin troppo facile ed evidente. Non essendo un aggiornamento gratuito ma un titolo venduto nella fascia di costo dei nuovi giochi, merita lo stesso trattamento riservati ai nuovi giochi con la possibile conseguenza che il voto finale si riveli essere addirittura minore di quello dato nel 2005. Tuttavia il prezzo corretto per un’operazione di questo tipo non può nemmeno essere quella di una semplice remastered estetica (risoluzione e frame rate) dato che la veste grafica è stata rifatta completamente da zero. Ecco che la fascia di 30-40 euro che abbiamo già nominato si rivela essere quella migliore per rendere giustizia a un’operazione che ricrea da zero un solo aspetto del gioco. In questo senso, in fase di recensione si può valutare l’aspetto grafico rapportato al presente e il resto in riferimento all’anno di uscita dell’opera originale.
Nier Replicant ver 1.22474487139
Nel caso dell’operazione compiuta sull’originale titolo del 2010 di Yoko Taro, ci troviamo di fronte a una situazione particolare. La componente grafica si è gestita come una remastered di alto profilo mentre quella ludica quasi come un remake. Lo stesso titolo così numerato rappresenta la radice quadrata di 1.5, proprio a testimoniare il suo trovarsi a metà fra il titolo originale e un remake. Il gioco è stato venduto praticamente a prezzo pieno. Un costo non giustificato, stando a quanto abbiamo espresso in precedenza, dalla natura del titolo e che impone di valutarne tutti gli aspetti rapportati agli standard dei nostri giorni. Al contrario se fosse uscito al prezzo di 30-40 euro si sarebbe potuto fare lo stesso discorso fatto per Shadow of The Colossus.
Vale la pena citare, per fa comprendere al meglio quanto espresso, la recente operazione compiuta con la trilogia di Mass Effect. La Legendary Edition, remastered di alto profilo della saga di Shepard viene venduta complessivamente al prezzo di 60-70 euro, ma ci troviamo di fronte a 3 titoli, ciascuno venduto quindi a 20-25 euro, il prezzo congruo per le remastered.
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Resident Evil 2 Remake
Il discorso più semplice si può fare per il remake del secondo capitolo della saga horror di Capcom. Si tratta di un vero e proprio remake di tutte le componenti del gioco originale del 1998. Un investimento produttivo da tripla a per un titolo uscito nel 2019 e venduto, giustamente, a prezzo pieno. In questo senso la valutazione lo deve porre in relazione al periodo di uscita, mostrando come sia stata un’operazione particolarmente brillante che dal punto di vista produttivo ricompensa il prezzo di vendita (parliamo di sforzo produttivo e non di qualità finale).
La stessa cosa non si può dire per Resident Evil 3 Remake che invece mostra uno sforzo produttivo inferiore al prezzo di vendita da tripla a, pur tenendo conto della modalità online venduta in un pacchetto non separabile. In questo senso però, trattandosi di un vero e proprio remake, anche il terzo capitolo deve essere posto in relazione al valore del periodo di uscita. Ma in questo caso si tratta di una questione di valutazione in sé non riferita alle diverse tipologie di rifacimento mostrate.
Conclusioni
Tenendo conto delle premesse iniziali, abbiamo mostrato come un recensore debba gestire la valutazione di un rifacimento in relazione, principalmente, al rapporto fra tipologia di operazione e prezzo di vendita. Le possibilità, come già mostrato, sono diverse ma per semplificare e riassumere il discorso si può affermare questo: se una remastered o un remake escono a prezzo pieno vanno valutati rispetto all’anno di uscita effettivo (questo penalizza giustamente le semplici remastered vendute a un prezzo troppo alto) ; al contrario, se un gioco presenta degli elementi rifatti totalmente da zero può essere venduto a un prezzo più alto delle semplici remastered (questo permette di valutare le parti sottoforma di remake in confronto allo standard odierno e quelle originali a quello originale); infine, le remastered devono essere vendute a un prezzo accessibile che rappresenti un ammodernamento della veste estetica senza che ciò significhi ricomprare l’intero gioco (questo fa si che la veste estetica possa essere valutata tenendo conto della tipologia di operazione e il resto posto in relazione al periodo di uscita originale).
Nonostante quanto espresso, appare evidente che il discorso a riguardo è ricco di sfumature e si offre a possibili miglioramenti e interpretazioni aggiuntive. Il lavoro effettuato va inteso come un tassello iniziale per fare chiarezza su degli aspetti che vengono alla luce sempre più di frequente in maniera direttamente proporzionale alla quantità di operazioni di rifacimento e ammodernamento che le software house effettuano.