Ho sempre pensato al fatto che i videogiochi sono come un baule di ricordi; ogni videogioco è legato in maniera imprescindibile ad un ricordo ben definito della nostra infanzia o adolescenza, alcune esperienze videoludiche fungono da vero e proprio punto di svolta nella nostra vita. Possono rappresentare il passato e la memoria in un mondo virtuale.
Gira da tempo sul web (qui il commento originale) la storia di un ragazzo che, in un vecchio videogioco di auto da corsa, si trovò su una pista la macchina “fantasma” guidata dal padre poco prima di morire. Il ragazzo, all’epoca era molto piccolo ma si divertiva a guardare il padre giocare e vincere.
Arrivato all’età adulta, è stato interi pomeriggi a battere il fantasma del padre in pista fino a quando, dopo averlo superato, ha fermato l’auto pochi secondi prima di tagliare il traguardo. Perché? Non voleva sovrascrivere il tempo record del padre, che poteva “vivere” per sempre su quella pista.
Ad oggi, non sappiamo se questa storia è vera oppure è solo una delle tante leggende metropolitane lasciate su YouTube, eppure, in tanti anni da videogiocatrice, mi sono successe cose analoghe.
Questa mia voglia di conservare salvataggi oppure progressi in-game fatti da me o qualcun’altro ha creato, all’interno dei videogiochi, una sorta di cimitero virtuale.

Fonte: Reddit
Per molti anni, ad esempio, ho conservato gelosamente le mie cartucce di Pokémon Giallo e Argento; spesso con i miei compagni di classe ci divertivamo, durante la ricreazione, a scambiarci Pokémon che ci mancavano tramite il Cable Link. Nel mio database ho custodito i Pokémon dei miei compagni di classe, ormai trentenni, come monito e ricordo di quei giorni insieme.
Alcuni di loro hanno lasciato dei messaggini simpatici, altri ancora avevano affibbiato al Pokémon un nome personale. Insomma, sono rimasti in quella memoria per anni, non li ho mai usati in battaglia, erano semplicemente lì perché erano un mio ricordo.
Stessa cosa vale per i salvataggi, sulla mia memory card della PS2 ho salvato da quasi vent’anni la mia prima run in Metal Gear Solid 2. Non ho mai più caricato quel salvataggio, bensì ne ho fatti di nuovi, ma è lì come per ricordarmi che quell’esatto giorno, dopo la fine della scuola, avevo finito per la prima volta uno dei capolavori di Hideo Kojima.
Adesso, quel salvataggio (all’apparenza un inutile mucchio di dati di gioco) è diventato ancora più importante per me in quanto mi lega indissolubilmente a mio nonno, che mi regalò la PS2 come premio per aver superato gli esami di quinta elementare. Ricordo benissimo quando siamo andati al negozio, il ritorno a casa, il mio entusiasmo nel vedere un videogioco dalla grafica all’avanguardia. Avere testimonianza tangibile di quell’esperienza è stato quasi nell’ordine naturale delle cose.
Ho continuato a lasciare i salvataggi dei videogiochi che mi piacevano di più; in Final Fantasy X conservavo ad esempio i salvataggi a ridosso di cutscenes in CGI. All’epoca non esisteva Youtube e non ero ancora arrivata alla fine del gioco per comprare tutte le videosfere dedicate ai filmati, quindi dovevo per forza ricaricare i miei vecchi salvataggi per gustarmi scene come quella nel bosco di Macalania.
Ad oggi, con la funzione dei salvataggi automatici e con il progresso tecnologico ho ormai perso queste mie abitudini, ma conservare delle tracce online di eventi passati oppure di persone che non ci sono più mi ha fatto riflettere, ripensando ad un libro che trovai in biblioteca tempo fa, ovvero “Il Libro digitale dei morti: Memoria, lutto, eternità e oblio all’era dei social network“, scritto da Giovanni Ziccardi.
Sebbene il libro trattasse la faccenda dal punto di vista dei social network, i vari aspetti si possono trovare anche nell’era dei videogiochi, in quanto strumenti che permettono di ricreare al loro interno uno spazio virtuale o protetto. Noi di Horizon Psytech abbiamo già ampiamente trattato il tema del lutto in ambito digitale, ma non dal punto di vista videoludico.
Ad aprile 2020 si è verificato un caso in cui, all’interno del mondo del popolare MMORPG Final Fantasy XIV, la community di videogiocatori ha partecipato ad un funerale virtuale, dedicato ad un videogiocatore morto a causa delle complicanze del COVID-19.

Il corteo funebre in FFXIV. Fonte: Twitter
La morte improvvisa del loro compagno virtuale ha portato vari giocatori ad unirsi sul server Zalera, e più di 100 utenti hanno partecipato – con abiti ed ombrelli neri – al corteo virtuale, in un toccante tributo che ha quasi dell’inverosimile. Il corteo virtuale è durato un’ora e ogni personaggio ha marciato all’interno del mondo online fino ad un grande albero per l’ultimo saluto.
Molti di loro, provenienti da varie parti del mondo, non hanno mai conosciuto quel videogiocatore dal vivo, ma un tributo online era giusto per celebrare le gesta che quel personaggio aveva fatto all’interno del mondo creato da Square Enix.
Ancora diverso è il caso di una ragazza, Meredith Myers che, grazie al celebre gioco Nintendo, Animal Crossing, è riuscita a rielaborare il lutto dopo la morte di sua sorella, Kylie. La ragazza ha raccontato la sua storia alla BBC, dicendo che sua sorella – morta di cancro – continua a vivere all’interno della sua isoletta virtuale in Animal Crossing.
La ragazza regalò a sua sorella un Nintendo DS per passare il tempo durante le lunghe degenze ospedaliere; Kylie creò quindi un suo avatar e modellò il suo mondo in base a ciò che le piaceva di più (la sua casa era dipinta di giallo, il suo colore preferito) e lasciando vari messaggi ai piccoli abitanti del villaggio. Quando Meredith ha raccolto tutti gli effetti personali della sorella, ha acceso la console con Animal Crossing e, con grande stupore, ha trovato l’avatar di sua sorella che “viveva” ancora, sospeso nel tempo di quel microcosmo virtuale.
Questo ha permesso a Meredith di elaborare la sua perdita, di trovare rifugio in un mondo creato da sua sorella, in modo tale che questo potesse essere terapeutico per sé stessa, come se la sorella fosse ancora viva, staccando la spina dalla vita reale troppo dolorosa da affrontare.
I videogiochi possono essere dei mondi in cui il passato, così come le persone, prendono vita. Lasciano un passaggio della loro esistenza in maniera tangibile ed efficace.
Ho riscontrato più o meno lo stesso comprando vecchi videogiochi nei mercatini dell’usato.
Una volta comprai Tomb Raider III e trovai al suo interno, oltre al manuale, un piccolo post-it con su annotati da qualcuno i trucchi del gioco. La scoperta di quel post-it mi ha portato indietro nel tempo, mi ha aperto domande circa l’identità dell’ex possessore. Avevo una prova decisiva del suo passato, di un post-it ingiallito dagli anni Novanta. Una prova che per me ha valore davvero inestimabile e che rende unica la mia copia che è sopravvissuta fino ad oggi.