Kena: Bridge of Spirits è una EP dello studio di animazione Ember Lab.
Questo è un esempio di frase che a mio avviso non rappresenta a dovere il gioco.
Kena: Bridge of Spirits è un videogioco d’azione/avventura, con grafica alla Pixar, meccaniche di gameplay varie e anche interessanti e una storia semplice ma avvincente.
Già meglio. Ma manca il cuore di quello che Kena può, e anzi, già rappresenta.
Kena: Bridge of Spirits è un videogioco per la nuova generazione di console e videogiocatori, che però sa di nostalgia e sembra un tributo a ciò che vivevamo da piccoli con i nostri primi videogiochi. Ci siamo. Kena è una novità nostalgica.
OPERAZIONE NOSTALGIA
L’operazione nostalgia è quel lavoro di remaster, remake e reboot portato avanti da molte compagnie videoludiche. Esso consiste nel dare nuova linfa vitale a quelle saghe o singoli videogiochi appartenenti a generazioni precedenti, sia per far rivivere determinate emozioni ai videogiocatori, ma con anche l’obiettivo di lucrare nuovamente su un’opera di sicuro successo.
Esempi molto conosciuti sono i grandi ritorni di Crash Bandicoot, Spyro, Final Fantasy 7, Medievil e altri, i quali riaccendono sentimenti di divertimento e amore quasi primordiali essendo nati in un’epoca molto romantica della nostra vita, ovvero l’infanzia.
La nostalgia colpisce al cuore, e avendo a che fare con sentimenti puri come quelli che si hanno da piccoli, la si può anche definire un’emozione traditrice, che gioca sporco. Ma se stiamo parlando di Kena, la cui stessa casa produttrice si è solo di recente cimentata nella creazione di videogiochi, come può c’entrare la nostalgia?
KENA: BRIDGE OF MEMORIES
Forse Kena: Bridge of Memories non è neanche un sottotitolo adatto, in quanto Kena non si lega a ricordi creati nel passato. Tuttavia, ammetto che qui diventa più personale la questione. Kena riesce a rimandare la mente a quei giochi della mia infanzia che, pur con grafiche al giorno d’oggi mediocri, riuscivano a creare mondi e a farmi sognare con solo il blu del mare o i muri invisibili delle varie mappe, equiparabili allora a tante siepi dell’Infinito Leopardiano.
Come Kena riesca a essere novità nostalgica, è forse la parte più complessa. Forse riesco meglio con un esercizio da far fare a chi legge. Immedesimatevi in voi stessi più piccoli, con i primissimi giochi che avete provato. La sensazione che crea Kena è quella di essere dentro un’opera semplice, nuova, ma anche familiare. I personaggi sono pochi, ma come Kena stessa fa, noi vi entriamo in sintonia. Sono accattivanti, hanno storie che si rivelano più profonde man mano che si va avanti, ma tutto è sempre circondato da un’aria di innocenza, di purezza. Il gioco scorre, non sempre in modo regolare, ma lo si vive serenamente, senza ansia di completismo o di perfezionismo. Il tutto interagendo in una storia ben scritta che vuoi vedere arrivare alla fine, ma che ti dispiace veder finire.
NON è UNA RECENSIONE, MA…
No, non è una recensione di Kena. Ma quello che ho vissuto con questo gioco, nel mio micro, è un’esperienza che consiglio a tutti, ma allo stesso tempo nel macro crea un’operazione nostalgia tutta sua. Dà fiducia ai videogiocatori e alle case sviluppatrici stesse in un momento di transizione videoludica generazionale in cui si rischia di cadere nel banale, nel eccessivamente complicato, nel seguire la moda. Kena è una novità nostalgica perché è vera con se stessa, coerente. Vuole essere un’avventura fiabesca, ha un obiettivo in mente e lo segue, senza cercare di accontentare tutti.
Come pensiero finale, spero sia questa la direzione delle nuove EP videoludiche. Avere quindi il coraggio di avere un’idea e mantenerla nella sua purezza.
Forse posso descrivere ancora meglio questo gioco: Kena : Bridge of Spirits è una storia che non si è persa per strada, ma è rimasta sé stessa fino alla fine.