La branca della psicologia digitale sta guadagnando, negli ultimi anni, sempre più spazio. Dalle richieste di presa a carico a distanza motivate da Covid e lockdown, ai casi – in costante crescita – di cyberbullismo o revenge porn, il digitale impatta sempre di più domanda e offerta di psicologi e psicoterapeuti.
Tuttavia, il termine avanguardistico fa ancora storcere al naso a molti: cosa significa Psicologia Digitale? È una branca degna di approfondimento o è una versione moderna (e con il medesimo destino) della Frenologia?
Andiamo per gradi, con psicologia digitale non si fa riferimento (sebbene sia spesso creduto) allo studio di intelligenze artificiali. Si tratta invece di una branca della materia che si articola su diverse aree, educativa, formativa o terapeutica e che riguarda l’adeguamento dei canonici modelli psicologici al contesto digitale.
Partendo dal fatto secondo cui le esigenze di una popolazione si adeguano agli strumenti che essa stessa produce e utilizza, è facile intuire come il repentino avvento tecnologico abbia generato una nuova ondata di necessità. Quella che potremmo definire, una nuova domanda in termini psicologici. E qui mi ricollego ai casi citati sopra, Cyberbullismo e Sexting sono solo una parte di nuove fenomenologie caratteristiche dell’attuale contesto digitale e della società moderna, ma potremmo metterci anche Gaming Disorder, Hikikomori, Flaming e quant’altro. Inoltre, sempre nel calderone della nuova domanda, potremmo inserire anche le prese a carico a distanza, il setting terapeutico online, la desensibilizzazione per mezzo di nuove tecnologie e tanti altri nuovi fenomeni del panorama digitale.
Tutti questi nuovi elementi, trasversali tra psicopatologizzazione e tecnica di cura, comprendono il background dello psicologo digitale e si riferiscono all’adattamento delle conoscenze teoriche al contesto moderno.
Lo psicologo digitale, dunque non si incarna in una figura mitologica, ma in un collega che, con il dovuto approfondimento teorico e con la giusta formazione, riesce ad adeguare il proprio sapere alle richieste moderne – e già attuali – adeguando la propria professionalità.
Parliamo dunque di un professionista in grado di impostare, se richiesto, un trattamento online, di offrire una desensibilizzazione utilizzando tecnologie moderne come la realtà virtuale, di offrire prevenzione e eventualmente presa a carico per i fenomeni di disagio psico digitale (sempre cyberbullismo, revenge porn, gaming disorder e simili), di utilizzare videogiochi o simili in contesti di apprendimento o formazione e soprattutto, di garantire una visione amplia nella lettura di queste nuove forma di richiesta.
La formazione in psicologia digitale NON sostituisce la formazione classica in psicologia, ma ne è un’integrazione, un ampliamento che adegua le competenze al contesto.
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