Ogni giocatore ha la sua personalità

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Ti è mai capitato di chiederti come mai preferisci personaggi con determinate caratteristiche piuttosto che altre? Perché tendenzialmente adotti uno stile di gioco abbastanza simile nonostante i videogiochi siano diversi? La risposta è perché il modo in cui giochi riflette la tua personalità. È quanto emerso dalla ricerca dello studioso inglese Richard A. Bartle, dove all’interno del proprio scritto (Hearts, Clubs, Diamonds and Spades: Players who suit MUDs”, 1996), egli propone una vera e propria classificazione dove descrive la personalità associata ad ogni tipologia di giocatore.

Ispirandosi a questa tassonomia, nel 1999 i ricercatori Erwin Andreasen and Brandon Downey stilano il famoso Bartle Test of gamer psychology, il quale, esaminando il rapporto che l’utente vive con l’ambiente ludico, le sue componenti, gli obiettivi e i compagni all’interno del videogioco, individua quattro profili:

  • Achiever = sono giocatori spinti dalla brama di raccogliere quanto più equipaggiamento possibile, ottenere risorse speciali e sbloccare livelli all’interno del gioco. Vogliono essere riconosciuti come il maestro all’interno del gioco, il più temuto dai nemici, va orgoglioso del proprio armamentario e dell’abilità tecnica acquisita. Per arrivare a tale livello ogni azione di socializzazione, esplorazione e uccisione all’interno del gioco è finalizzata al tornaconto materiale. Della serie: non aiutano se non ottengono qualcosa in cambio che li fa diventare più forti.
  • Explorer = sono trascinati dalla curiosità dell’esplorazione. Amano le esperienze in continuo sviluppo, dove è possibile sperimentare le funzionalità tecniche in continuo aggiornamento, sono curiosi di sbloccare nuovi livelli e adorano le aree segrete e personalizzate.
  • Killer = sono la competizione fatta persona: sono molto orgogliosi, amano i duelli puliti uno contro uno, primeggiare sull’altro e mettersi in mostra per le proprie abilità nella sfida. Non ricercano ricompense materiali ma gratificazioni emotive di superiorità. Ogni azione ha lo scopo strategico di ottenere un vantaggio sugli altri giocatori. In questo senso è un puro personaggio machiavellico. Il grado di soddisfazione personale è strettamente misurato al grado di difficoltà superato per ottenere il successo e si gratificano di fronte agli altri giocatori dei suoi risultati.
  • Socializers = per loro il gioco funge da palcoscenico dove creare e consolidare un’immagine sociale di sé positiva e creare sempre più contatti relazionali. Essi giocano per l’aspetto sociale nell’esperienza di gioco: passare il tempo con i propri amici e fare nuove conoscenze.

Per evitare una classificazione eccessivamente sommaria e stereotipata dei profili dei videogiocatori, l’autore stesso precisa che l’appartenenza ad una categoria non è assoluta e rigida. Infatti molti fattori influenzano la modalità di gioco, quali livello del giocatore, numero dei giocatori, dinamiche ed obiettivi del gioco stesso. Tuttavia, ogni giocatore tende a mantenere una personalità stabile nel tempo.

L’immagine sottostante schematizza il modello proposto da Bartle tramite un piano cartesiano che conferisce livelli di variabilità alle caratteristiche di ogni giocatore. Sull’asse orizzontale e verticale troviamo le principali componenti di un gioco che orientano le personalità dei giocatori:

ogni giocatore ha la sua personalità

Successo e critiche al modello di Bartle

La tassonomia proposta da Bartle costituisce uno dei modelli più famosi all’interno del game design grazie alla semplicità e chiarezza delle leve emotive necessarie per creare delle esperienze gamificate efficaci. E’ ampiamente noto che al fine di aumentare l’engagment di un gioco è necessario ricalcare la personalità di ogni giocatore per riuscire a creare un’esperienza armoniosa ed avvincente per tutti. Lo testimonia anche un recente caso-studio di successo dove hanno creato un’ esperienza di gioco applicando la tassonomia dei profili di Bartle ad un contesto reale (Schneider, M. O. et al., 2016).

Con la fama arrivano inesorabilmente anche le critiche da parte della letteratura, tali da mettere in discussione la validità modello stesso (Konert, J., et al., 2013; Yee, N., 2005). Le più comuni sono:

  • perplessità rivolte al test in sè (le cui risposte vengono ritenute eccessivamente dicotomiche)
  • accuratezza delle attribuzioni personologiche ai singoli profili
  • studio del modello solo in riferimento a giochi MUD/MMO e non altri
  • la personalità di un giocatore è molto sfumata e sfugge ad ogni categorizzazione, soprattutto quando così stigmatizzata.

Se siete curiosi di scoprire la vostra personalità da giocatori, vale la pena spenderci 5 minuti del vostro tempo. Vi lascio qui il link del test (è in inglese ma di facile comprensione e breve durata).

 

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