A partire dagli anni 80’ la cultura popolare ha prodotto sotto forma di cartoni, film, fumetti e videogiochi una schiera di miti e personaggi fantastici animaleschi che sono entrati nell’immaginario collettivo della società. Basti pensare a quanto sono conosciuti e mistificati, personaggi come Kimba il Leone Bianco, Robin Hood o il più recente Spyro il drago. C’è chi i cartoni, fumetti e simili non li guarda più perché li ritiene infantili, chi ogni tanto si diverte in compagnia di questi personaggi e chi invece ha mantiene vivo un forte legame emotivo con questo mondo fantasy; di quest’ultimi andiamo a conoscere meglio i membri della cultura Furry, o furries (dal termine furry, “pelosetto”).
Furry Fandom: la cultura dei Furries
Il fenomeno del furry è una sottocultura sviluppatasi principalmente online e si basa sull’interesse estetico e d’intrattenimento rivolto verso personaggi animali antropomorfi ovvero creature che presentano fattezze sia umane che animalesche, prevalentemente ispirati ai personaggi fantasy presenti in cartoni della Disney o manga giapponesi. Questi furry sono prevalentemente mammiferi, dotati di caratteristiche umane come: linguaggio, intelligenza, espressioni facciali, anatomia, vestiti ed altro ancora. Con il termine Furry fandom si identifica dunque una community culturale minore che scambia interessi e attività che ruotano attorno alla creazione, l’esplorazione e la celebrazione di questi personaggi animali antropomorfi, attraverso espressioni artistiche come libri, costumi, i fumetti, film o musica, come accade in tantissime altre community di diverso tipo.
Questo fenomeno è sicuramente marginale, ma sempre più in crescita; tanto è che esistono anche eventi dal vivo e convention dove i furries si riuniscono tutti in costume per esprimere collettivamente questa passione in maniera aperta, creativa e giocosa (un esempio su tutti è il Lucca Comix&Games, dove la furry fandom quest’anno ha ottenuto uno spazio celebrativo tutto privato dal nome Lucca Furries&Games 2022).
Bisogna precisare che i costumi da furry (o fursuit, in gergo) non sono semplici cosplay ma vere e proprie espressioni di alcune parti del Sé che si rifanno a personaggi conosciuti o totalmente inventati dall’autore stesso. Esiste infatti tutto un ramo nella subcultura furry attorno alla creazione artistica di personaggi fursona, ovvero alter ego antropomorfi di sé stessi. Questi alter ego vengono rappresentati attraverso disegni, costumi (soprattutto in forma di peluche) e molte persone che si identificano con i loro personaggi fursona esprimono aspetti della propria personalità che non si sentono in grado di mostrare nella vita quotidiana.
Di seguito un’immagine ripresa dall’evento Lucca Furries&Games (2022), presente sul sito “FurryDen”, la più grande community italiana di furry fandom (vi lascio qui il link al sito).
Perché si parla anche di Furry fetish?
Dall’analisi del gruppo IARP (International Antropomorphic Research Project) la furry fandom è costantemente vittima di una stereotipizzazione che la vede accostata al mondo del fetish a causa di questo “strano” interesse che condividono (Plante, C.N., et al., 2016). Sebbene la stragrande maggioranza della comunità ripudi questa etichetta, esiste in vero una piccola minoranza che esprime questo interesse verso il mondo dei “pelosetti” anche nella sfera intima in maniera intensa e persistente, provando una vera e propria eccitazione sessuale dal nome furry fetish.
Va subito precisato che non si tratta di alcuna devianza sessuale come la zoofilia ad esempio (piacere nell’intrattenere rapporti sessuali con animali reali), ma bensì il furry fetish rientra nella sfera delle parafilie e consiste nell’eccitarsi alla vista o intrattenere rapporti sessuali con persone vestite da animali antropomorfi.
In sessuologia, con il termine parafilia (παρά = oltre, ϕιλία= amore; “ciò che sta al di là dell’amore”, “accanto all’amore”) include tutte quelle preferenze sessuali non patologiche considerate atipiche. Il furry fetish è dunque una preferenza sessuale verso persone vestite da peluche o da animali dai caratteri antropomorfi, come una volpe o una coniglietta ad esempio. Per dare un esempio della diffusione del furry fetish, esistono categorie furry-indicate sui siti per adulti e interi negozi online che vendono costumi o oggettistica per pratiche sessuali che ruotano attorno alla cultura furry.
Questo genere di parafilie erano considerate devianze sessuali fino al DSM-5 (2013) il quale avanguardisticamente le esclude dalla categoria di disturbi sessuali in seno all’assenza di fattori di disagio verso sé stessi o malessere arrecato ad altri, tipici di uno stato di dipendenza comportamentale. In conclusione, il furry fetish non rappresenta una sottospecie di perversione sessuale ma bensì una nuova tipologia di parafilia, fortemente intrecciata alla cultura popolare audio-visiva e ad internet.