Notti insonni, sguardi fissi sugli schermi, scroll infiniti del tuo feed e quell’ansia crescente quando hai visto gli altri condividere momenti straordinari che ti facevano sentire escluso dalla “festa digitale”. Se tutto ciò ti suona familiare, presta attenzione, potresti essere stato vittima della FOMO, la paura di essere esclusi o di perdere esperienze online, opposta alla JOMO, ovvero la gioia di essere felicemente assenti da ciò che la società ci suggerisce di dover vivere. In un mondo in cui la nostra vita viene condivisa online e le opportunità sembrano illimitate, il timore di perdere qualcosa di importante si è infiltrato nelle nostre vite, influenzando la nostra salute mentale, il nostro benessere e le nostre relazioni.
FOMO: di che cosa si tratta
La FOMO, acronimo di Fear Of Missing Out, è un fenomeno sociale legato alla digitalizzazione. Essa rappresenta la paura di essere esclusi o di perdere esperienze online che porta all’insorgenza di sentimenti di ansia e insicurezza. La FOMO porta alla necessità di rimanere costantemente connessi ai social network con conseguentemente un uso eccessivo di questi ultimi. Difatti, questa paura può essere scatenata da post sui social media, storie di amici oppure da messaggi in chat di gruppo che parlano di eventi e/o di opportunità alle quali, però, non si partecipa.
Tale fenomeno è caratterizzato da 2 elementi principali:
- Ansia relativa alla possibile non partecipazioni di esperienze piacevoli sui social network;
- Controllo compulsivo dei social al fine di rimanere sempre in contatto con gli altri utenti online.
In sintesi, la FOMO rappresenta l’ansia o lo stress costante di mancare a qualcosa.
FOMO: ansia nella vita digitale
L’avvento e la diffusione dei social media e delle tecnologie mobili ha permesso alla FOMO di divenire sempre più pervasiva nella vita delle persone. seppur queste piattaforme ci permettono di rimanere sempre connessi con le altre persone, di condividere le nostre esperienze e di scoprire nuove opportunità, possono però anche intensificare la FOMO. Questa paura di essere esclusi o di mancare a delle esperienze influenza la vita digitale nel seguente modo:
- Comparazione costante: i social media possono spingerci a confrontare in maniera continua e costante le nostre vite a quelle degli altri. Ad esempio, essere esposti alla visione di foto di vacanze, eventi, realizzazioni e stili di vita apparentemente migliori possono innescare il fenomeno della FOMO.
- Necessità di partecipare: il desiderio di non mancare e di non perdere eventi o opportunità può spingere le persone a partecipare a cose che altrimenti non avrebbero mai scelto e fatto. Un comportamento di questo tipo può comportare uno stress aggiuntivo e delle spese non pianificate.
- Dipendenza dalla tecnologia: il controllo continuo dei social media e delle notifiche fatto per paura di perdersi qualcosa può avere come conseguenza quella della dipendenza digitale con un impatto negativo sulla salute mentale, sul benessere e sulla qualità della vita.
Gestione e trattamento della FOMO
Per poter migliorare e gestire la situazione si possono adottare alcune strategie efficaci. In primo luogo, è utile fare una riflessione profonda sulle priorità. È importante chiedersi cosa è importante davvero nella propria vita, definendo degli obiettivi e i valori personali che guidano le scelte. Inoltre, è opportuni concentrarsi su ciò che è genuinamente significativo per sé stessi sia nella vita reale che nel mondo digitale.
Un altro aspetto importante è limitare il tempo che si trascorre sui social media. Impostare dei limiti di tempo ben chiari, che tolgono l’attenzione continua dalle notifiche e dai social, permette di ritrovare il controllo sulla propria esperienza online.
Fondamentale, è anche imparare a saper dire di no. Non è “obbligatorio” partecipare ad ogni evento o opportunità che si presenta. Si deve imparare a dire di no quando non si è genuinamente interessati o quando si sente di aver bisogno di più tempo per sé stessi. Fare ciò permette di liberare spazio nella propria vita, soprattutto, per quelle cose che contano di più.
Infine, si deve trovare un equilibrio tra la vita online e quella offline. Bisogna dedicare del tempo a sé stessi, tenendosi lontani dalla tecnologia. Questo permette di ristabilire il contatto con sé stessi e con la realtà circostante, riducendo così anche l’ansia da FOMO e migliorando il benessere in generale.
Per il trattamento della FOMO si consiglia:
- Mindfulness: esercizi di meditazione che lavorano sulla consapevolezza del presente. La pratica della mindfulness aiuta a concentrarsi sul momento presente invece di essere costantemente preoccupati per ciò che potrebbe accadere altrove. Questa pratica può contribuire alla riduzione dell’ansia associata alla FOMO.
- Riduzione del confronto sociale: imparare a pensare a sé stessi smettendo di confrontarsi costantemente con gli altri.
- Accettazione della solitudine: comprendere che stare da soli non è qualcosa di negativo. Non dobbiamo fuggire dalla nostra solitudine ma al contrario imparare a dedicarci del tempo al fine di acquisire una maggiore autonomia.
In conclusione, la FOMO è un fenomeno comune nella vita digitale moderna. Tuttavia, riconoscerlo e imparare a gestirlo può portare a una maggior felicità e soddisfazione nella vita. trovare un equilibrio tra vita online e offline, concentrarsi sulle tue priorità e soffermarsi sul momento presente sono modi efficaci per affrontare la paura di essere esclusi in un mondo sempre connesso.
Bibliografia
Alutaybi, A., Al-Thani, D., McAlaney, J., & Ali, R. (2020). Combating Fear of Missing Out (FoMO) on Social Media: The FoMO-R Method. International Journal Of Environmental Research And Public Health, 17(17), 6128. doi: 10.3390/ijerph17176128
Cos’è la F.O.M.O. (Fear Of Missing Out), https://www.hsr.it/news/2023/gennaio/fomo-fear-of-missing-out
Elhai, J., Yang, H., & Montag, C. (2021). Fear of missing out (FOMO): overview, theoretical underpinnings, and literature review on relations with severity of negative affectivity and problematic technology use. Brazilian Journal Of Psychiatry, 43(2), 203-209. doi: 10.1590/1516-4446-2020-0870