Per il quattordicesimo capitolo della saga, DICE e EA hanno sviluppato e pubblicato Battlefield 1. Come per i precedenti capitoli della serie, lo sparatutto di Eletronic Arts ha suscitato, dall’ E3 di quest anno, la curiosità dei videogiocatori con particolare curiosità per quel che riguarda l’ambientazione. E’ infatti la prima volta, quantomeno in anni recenti, che una grande casa produttrice si concentri sulla Grande Guerra come periodo storico di interesse.
L’attenzione ad armi, uniformi, costruzioni, veicoli e fazioni ha del maniacale e la sua efficacia è sotto gli occhi di tutti: Battlefield 1 trasporta immediatamente e completamente il giocatore nei panni di un fante al fronte, impegnato a combattere per il proprio impero contro un nemico ai suoi occhi spietato. Sono proprio gli occhi e le orecchie di un soldato quelle chiamate in causa, il suo punto di vista è espresso come mai prima d’ora in un titolo FPS. Da sempre infatti la serie di Battlefield si è concentrata sul realismo grafico e sonoro dei propri titoli; cosa c’è di diverso in questa versione?
L’innovazione più grande che EA e DICE hanno proposto, riguarda l’immersione. Se la qualità grafica e sonora permettono un coinvolgimento maggiore del giocatore, le “piccole grandi aggiunte”, come l’animazione di ingresso in un veicolo o la carica con baionetta e conseguente infilzata del nemico o ancora il fango sul fucile se si percorre qualche metro strisciando, aumentano notevolmente il realismo dell’esperienza, convincendo il giocatore della realtà fittizia, ma coerente, dell’ambiente in cui si trova.
L’aspetto che probabilmente più sorprende del titolo è infatti il tipo di impatto che ha sui giocatori, sul modo in cui affrontano la partita e su quali sono le loro reazioni in termini emotivi. Giocando online spesso si sentono giocatori gridare, non di rabbia per un errore o una morte per “disgrazia” ma di stupore, spavento o in preda all’adrenalina di un particolare momento. Questo fatto è molto curioso perché verte tanto sull’immedesimazione quanto sul senso di presenza all’interno dell’ambiente di gioco. Mi spiego meglio. Attraverso il senso di presenza, sostenuto non solo ma anche dall’accuratezza grafica e sonora, il giocatore percepisce la coerenza dell’ambiente virtuale (verosimile a quello reale) e si riconosce come in grado di intenderlo correttamente per poter avere successo con le propria azioni e intenzioni. Contemporaneamente, attraverso l’immedesimazione, il giocatore è immerso non solo nell’universo di gioco, ma anche nelle possibili sensazioni ed emozioni del soldato che sta impersonando, è quindi coinvolto anche nel “fittizio universo emotivo” del proprio fante. L’accostamento di queste due componenti naturalizza l’immersione nel gioco, come si diceva, ed è contestualizzata molto bene nella novità, come di modalità di gioco, di questo titolo: la modalità Operazioni infatti permette di prendere essere catapultati verso uno dei fronti di guerra, qui le partite ripropongono sequenze storiche con i loro avvenimenti ricreati più o meno fedelmente per cui diventa possibile combattere sul fronte italo – austriaco come su quello renano tra Tedeschi e Francesi. In definitiva, DICE ed EA hanno sorpreso non tanto per aver utilizzato grafica, sonoro e texture curate come un mero fine estetico (come fanno storicamente da sempre e con successo), ma per aver intuito la possibilità di rivolgere quella qualità di codice informatico verso un fine coinvolgente ed immersivo per il giocatore, che si trova così a sperimentare virtualmente sensazioni e situazioni verosimili di uomini caduti per il proprio paese un secolo fa.
Ora è il momento del combattimento al fronte, non ci si aspetta che tu sopravviva.