Al Cartoomics di Milano era presente la zona videogiochi. Io, da buon gamer, mi recai lì per cercare qualcosa di interessante, qualcosa che mi ispirasse.
Dopo aver girato per ore tra “super offertone” di videogiochi e retro games su tubo catodico che ti facevano perdere una diottria al minuto, persi le speranze: non avevo trovato nulla.
Ma poi, girando l’angolo lo vidi. Lui. L’unico. L’inimitabile. Call of Salveene!
Per chi non lo conoscesse, Call of Salveene è un gioco uscito nel settembre 2015 creato da Marco Alfieri grazie ad una campagna di crowfounding. Il protagonista è il politico Matteo Salvini (da qui in avanti Salveene) e, a detta dell’autore, il gioco ci “permetterà di salvare i Marò e di scatenare epiche battaglie a colpi di populismo con i politici più gentisti di questa epoca”.
Altamente controverso, Call of Salveene ha ricevuto pesanti attacchi da parte di esponenti politici (per esempio, Buonanno della Lega aveva chiesto 500 euro di danni d’immagine e Alessandra Mussolini si è schierata apertamente contro Marco Alfieri in diretta televisiva).
Anche se il titolo del gioco riporta in maniera storpiata il nome di un’importante figura politica italiana, sono presenti altri personaggi giocabili, sempre inerenti al mondo politico o dello spettacolo italiano (per citarne alcuni: “Renzie”, “Peppe Gryllo” e “Sgarbie”).
Legittimamente, qualcuno di voi amici lettori potrebbe chiedersi:” ma per quale motivo Horizon sta parlando di un gioco così controverso?”. Semplice, perché i videogiochi non sono solo intrattenimento, ma anche espressione, possono essere vettori di messaggi importanti (politici o meno) e possono portare le persone a pensare, a ragionare su ciò che li circonda. Mi viene in mente, per esempio, il messaggio relativo alla libertà di espressione in Beyond Good & Evil o alla pericolosità delle armi nucleari in Fallout.
In questo caso, secondo Marco Alfieri, il messaggio veicolato dal gioco è incentrato non esclusivamente sulla figura di Salveene, ma sul comportamento populista dell’italiano medio. Per fare un esempio pratico, nel gioco il nostro punteggio sarà segnato in like su Facebook e dovremmo tenere sotto controllo una barra denominata “Istigazione alla Viulenza”, altrimenti rischieremmo un Game Over.
Call of Salveene non è l’unico videogioco ad utilizzare in maniera ironica la figura dei marò. Per esempio, era presente su internet un gioco dal nome “Marò Slug”, una specie di mod di “Metal Slug” in cui i due marò dovevano scappare dalla loro(ormai) ex prigione Indiana per tornare in Italia.
Ma perché proprio i due marò? Perché, non so se ve lo ricordate, ma la loro figura veniva costantemente richiamata in televisione e sui social network sia dalla classe politica, sia da quella popolare. In ogni post, in ogni notizia e tra un po’ quasi in ogni immagine di instagram, era presente qualcuno che commentasse “ma i marò?”. Che questi commenti fossero ironici o realmente pensati, i marò sono diventati un simbolo di quella che era (ed ancora è) la scarsa serietà di una parte della comunicazione politica.
Anche se per un breve periodo di tempo, Call of Salveene è riuscito a far parlare di sé. Ha raccolto consensi e reclami, ha fatto storcere qualche naso e scaldare qualche testa. Dal mio punto di vista, e credo anche da quello dell’autore, lo scopo del gioco non era quello di attaccare una specifica figura politica, ma di far pensare, di far ragionare le persone su cosa è diventata la comunicazione politica. Perché se è talmente poco seria da permettere di creare un gioco altamente ridicolo come questo, qualche domanda bisogna che ce la poniamo. E se questo era il tuo scopo, Marco Alfieri, beh: chapeau.