“siamo nati dal sangue, resi uomini dal sangue, annientati dal sangue…i nostri occhi sono ancora chiusi…temi il sangue antico”, già queste poche parole fanno da premessa a ciò che incontrerà il giocatore e cosa dovrà affrontare.
Bloodborne è un titolo (esclusiva PS4) uscito a marzo 2015 da parte di FromSoftware su cui si ponevano grosse aspettative, le quali non sono state deluse, ma anzi vennero superate.
Reputato giustamente un capolavoro videoludico sotto il profilo di design delle ambientazioni-armi-personaggi steampunk, dal gameplay “souls like” rinnovato e reso innovativo con meccaniche conosciute riplasmate e rese nuove, questo titolo ha però saputo, rispetto ad altre opere (anche i suoi predecessori souls), narrare e trattare una trama cupa, oscura, ferale in maniera sublime e creativa.
Filosofia, esoterismo, astronomia, biologia, psicologia, religione, letteratura moderna e arte gotica tutte racchiuse magistralmente in perenne climax ascendente di degenerazione e follia.
Questo videogioco può venir riassunto con un concetto, ossia “euneirofrenia”, una parola che sta a significare “pace della mente dopo un bel sogno” perché è ciò che è, tale opera poggia tutto sulla tematica del sogno, il quale per contrasto/paradosso ci sveglia e libera dal sonno la nostra mente.
La realtà è il sogno in cui ci “risvegliamo”, in cui siamo stati catapultati, un incubo dove però le “bestie” feroci siamo noi, travolti dalla frenesia o abbagliati e schiacciati dalla conoscenza, un “coro” di voci e di grida, di preghiere, scongiuri e maledizioni che ci accompagnano durante le carneficine.
L’atmosfera del videogioco sussegue anch’essa un climax ascendente via via che si compiono progressi nel gioco, le varie aree passano dal tramonto alla notte, accompagnata dal clangore di grida e vagiti, dove l’unica oasi di “pace” resta il sogno di un vecchio cacciatore dannato.
Rispetto ai suoi predecessori che si ponevano su un piano più spirituale, Bloodborne sterza verso tutt’altra direzione, ponendo l’occhio sul contrasto corpo-mente, bestialità-intuizione, reale-onirico.
Il gioco ha saputo far breccia nell’animo dei videogiochi stimolando ed estremizzando due tematiche che da sempre investono la vita delle persone; il lato più primordiale recondito di ogni individuo, le sue paure e i suoi appetiti di violenza e sangue, mixati con aloni di mistero e il fantascientifico, la razionalità che porta alla follia o il febbrile desiderio di caccia che porta alla bestialità; due facce della stessa medaglia che è l’umanità.
È questo che si trova percorrendo le vie strette di Yharnam, è questo che si prova esplorando i vari labirinti pthumeriani, è questo che si prova risalendo le cattedrali, i boschi, la frontiera e tutti i mondi di questo splendido e cupo gioco, affrontando bestie, incubi e altri cacciatori che si tramutano tutti in prede da braccare e uccidere.
In conclusione questo videogioco può venir interpretato in molti modi, può esser giudicato come motivazione valida per l’acquisto di una console (PS4), come manifesto moderno e digitale del pensiero di H. P. Lovecraft, come successore “spirituale” che si discosta dai canoni dei capitoli souls, oppure per ciò che a mio parere è: una splendida esperienza di gioco che racconta di una sfrenata caccia, di un incubo mascherato da sogno, la storia di mostri mascherati da eroi o coraggiosi visionari e una menzogna camuffata in verità.
Bloodborne:
GIOCABILITA’: 4/5
IMMERSIONE: 5/5
IMPATTO EMOTIVO: 4/5
MOTIVAZIONE: 4/5
CREATIVITA’: 5/5
USER EXPERIENCE: 4/5
[whohit]Bloodborne: è sempre stagione di caccia per noi…o per loro[/whohit]